La Merkel vuole i dati personali e le password di chi incita all’odio online

Il governo di Angela Merkel sta preparando un nuovo disegno di legge che costringerà i fornitori di servizi Internet a consegnare dati, comprese le password, di coloro che sono accusati di impegnarsi in incitamenti all’odio online o hate speech come è di moda chiamarlo oggi.

Il ministro della giustizia Christine Lambrecht, membro dei socialdemocratici (SPD), sta preparando il disegno di legge, che costringerà i fornitori di servizi, gli host di posta elettronica, i rivenditori online e altri a fornire al governo nomi utente, password, indirizzi IP e altri dati secondo quanto riporta MDR .

Lambrecht è stata criticata da molti per la proposta, con il responsabile della protezione dei dati  Johannes Johannes Caspar che lo ha definito un attacco alla privacy.

“La lotta contro i brutti fenomeni dell’estremismo di destra e del crimine d’odio sembra fungere da apripista per un’espansione completa dei poteri di controllo statale”, ha avvertito.

Il ministro tedesco ha difeso se stessa e il disegno di legge, sostenendo che le password e i dati sarebbero stati richiesti solo per ordine del tribunale e solo in casi gravi.

“Non si tratta di chiedere password in massa, è una rappresentazione completamente sbagliata e non è affatto il punto e lo scopo”, ha detto.

La parlamentare tedesca Joana Cotar di Alternative für Deutschland ha affermato che la proposta di legge è una “lotta contro la libertà di Internet” e sostiene che potrebbe esse utilizzata per mettere a tacere i cittadini critici nei confronti del governo tedesco.

L’estrema sinistra di Die Linke è d’accordo con l’AfD, accusando il governo di istituire uno stato di sorveglianza.

La Germania ha già una delle leggi più draconiane in materia di “odio” sui social media, come la legislazione che  impone multe fino a 50 milioni di euro alle società di social media che non rimuovono i contenuti di odio in modo tempestivo.

Le autorità tedesche sono anche note per aver effettuato veri e propri raid su larga scala di cittadini accusati di diffondere discorsi di odio online, con un blitz del 2016 che ha visto perquisire 60 case in 14 stati.

Fonte: Breitbart

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