In tutto il mondo, quando si parla di “Made in Italy” nel campo della moda, il riferimento immediato è alla qualità ed eccellenza che i grandi marchi tricolore portano con sé. Non tutti però sanno come si è giunti a tale indiscutibile affermazione.
Nel suo libro, recentemente pubblicato da Passaggio al Bosco, Emanuela Calandrino mira appunto ad illustrare e spiegare i primi passi di questo percorso. Il volume si intitola La nascita del Made in Italy e racconta l’esperienza della rivista mensile “Lidel. Letture-Illustrazioni-Disegni-Eleganze-Lavoro” di Lydia De Liguoro.
“Tra gli anni Venti e Trenta, grazie ad un impulso politico che mirava ad imporre una rinnovata sovranità in ogni ambito dell’esistente – si legge nella quarta di copertina – l’Italia pose le basi del proprio primato nel settore del vestiario: dal design alla produzione e dalla promozione alla vendita, lo stile italiano seppe farsi strada, inaugurando una nuova fase storica nel campo dell’abbigliamento”. Una fase che arriva ad invertire la precedente tendenza che vedeva l’Italia inseguire le mode provenienti da oltreconfine. Il merito di questo radicale cambio di rotta è stato, spiega l’autrice, principalmente di Lydia De Liguoro, che “con la rivista Lidel operò una vera e propria rivoluzione estetica e culturale”.
Il saggio di Calandrino, completato da un ricchissimo apparato iconografico che riporta copertine e pagine della rivista e dall’interessante prefazione di Emanuele Casalena (molto ricca di riferimenti storici e dettagli socio-culturali che contribuiscono a tracciare il quadro in cui nacque l’alta moda italiana), ricostruisce dunque la storia e l’opera di una donna che, con grande coraggio e spirito d’avanguardia, ha dato il via ad un’ascesa che, in poco tempo, ha portato l’Italia sotto i riflettori e l’ha resa, nel campo della moda, il centro del mondo.
Partendo dalla biografia della De Liguoro, l’autrice ripercorre la storia della sua “Lidel” (fondata nel 1919), che fu la prima rivista italiana di lusso dedicata interamente al genio italico, con particolare attenzione all’abbigliamento ma senza trascurare artigianato, arte e approfondimenti.
Quanto alla moda l’idea, in una fase storica – quella del primo dopoguerra – in cui l’emancipazione femminile stava assumendo un peso sempre più importante, era quella di “spezzare la dipendenza economico-culturale” dalle case di moda straniere e nel contempo “dare impulso alla moda italiana partendo dal suo soggetto: la donna, vestale di arte ed eleganza”. Quella a cui ci si rivolgeva era, spiega Calandrino, “una donna nuova, libera dalle gabbie di genere culturali, sociali e religiose, nelle quali era stata chiusa per secoli”. Una donna moderna insomma, di carattere. E soprattutto italiana. “Voi, donne d’Italia, avete la vostra sensibilità, la vostra bellezza”, che è “diversa dalle donne di altre terre” scrive De Liguoro in uno dei suoi editoriali. “Lidel”, dunque, diventa uno strumento attraverso il quale portare avanti la battaglia per lo stile italiano. Una battaglia combattuta e vinta “fondendo la sapienza artigianale con le innovazioni della modernità”. In questa maniera, è spiegato nel saggio di Calandrino, “venne forgiato un nuovo modo, tutto italiano, di interpretare la moda, vestendo una donna libera ed elegante, che fosse protagonista del proprio destino”. Si deve, dunque, anche alla lungimiranza di Lydia De Liguoro, che ha promosso – conclude l’autrice – la moda del Belpaese “facendola arrivare con accanita forza nelle case degli italiani e persino in altri Paesi” se il Made in Italy è divenuto uno degli elementi dell’identità italiana e della stessa è marchio distintivo che porta con sé raffinatezza ed eleganza oltre che creatività e buon gusto.