Partendo dal presupposto che la pandemia di Covid sia un evento inedito per tutti i nostri contemporanei, indipendentemente dalla loro età e che quindi tutti ne siano stati colti di sorpresa, possiamo certamente comprendere come mancanza di esperienze precedenti, paura e necessità impellente di un rimedio abbiano condizionato le reazioni dei governi e di ogni singola persona; ed anche ammettere che, in relazione a ruoli e punti di vista personali, qualcuno abbia fatto del proprio meglio, qualcun altro abbia sbagliato in buona fede ed altri ancora si siano comportati da furbetti contando su un tornaconto personale.
Tuttavia, al netto delle condotte che scaturiscono direttamente dalla variabilità della natura umana, se uno scrittore di fantascienza avesse raccontato una storia simile, avrebbe di sicuro messo insieme una trama di eventi immaginari, ma legati da una logica assai più rigorosa di quella a cui abbiamo assistito nella realtà.
Tanto per cominciare, una volta riconosciuto l’agente responsabile, il Covid, oltre a preoccuparsi di cercare rimedi per la salute individuale e sociale, non sarebbe stato forse il caso di chiedersi seriamente “da dove” venisse lo sciagurato ospite? Una ricerca del genere è cruciale in casi simili poiché la localizzazione della fonte originaria consente di contenerne gli effetti, se non addirittura di stroncare sul nascere l’epidemia. Se, per esempio, una falda freatica viene occasionalmente inquinata dalla salmonella, basterà bloccare i collettori di acqua potabile che partono da essa per rimediare ad un’epidemia di tifo.
Nel caso di un virus di origine animale (innocuo per l’animale ospite) la trasmissione all’uomo può avvenire occasionalmente, come accadde agli operai cinesi che si infettarono raccogliendo il guano di pipistrelli; ma una diffusione così ampia e capillare come quella del covid richiede il passaggio del virus ad un ospite intermedio che abbia contatti più diretti e sistematici con l’uomo.
Le epidemie degli anni scorsi furono sempre contenute dalla tempestiva identificazione dell’ospite intermedio e dal suo immediato isolamento. Stavolta, invece, l’ospite intermedio nonostante le ricerche, non è MAI stato identificato e questa circostanza ha gettato forti dubbi sulla presunta “naturalità” dell’epidemia, inducendo gli esperti a valutarne seriamente la possibile origine artificiale, il fatto, cioè, che il virus possa essere stato manipolato in laboratorio.
Tuttavia, anche se così fosse, non si tratterebbe di una “pistola fumante” sul carattere intenzionale della manipolazione: in un ipotetico processo, la difesa potrebbe appellarsi all’evento colposo, cioè alla fuga “accidentale” del virus dal laboratorio e la pena ne risulterebbe molto ridotta. Poi, però, è successo qualcos’altro: una volta scoperta la “fuga”, le autorità cinesi hanno isolato completamente la provincia di Wuhan da tutto il resto del Paese: e fin qui non fa una grinza, dato che, evidentemente, esse erano coscienti dell’estrema pericolosità del virus: ma se questo è vero, perché, contestualmente, hanno consentito a migliaia di cinesi di espatriare in aereo, non col rischio, ma con la certezza, a questo punto, di diffondere il Covid in tutto il resto del mondo?
Penso proprio che, nel nostro ipotetico processo, il Pubblico Accusatore avrebbe buon gioco, sottolineando tale circostanza, nel convincere la giuria che si è trattato non di atto “colposo”, ma di una “tentata strage” di natura dolosa seguita da una strage autentica e pienamente riuscita.
Di recente qualcuno ha affermato che ci vorrebbe una nuova Norimberga: siamo proprio certi che si tratti del solito complottista fascistoide?