Da tutto il mondo, parlamentari dell’area conservatrice e liberale hanno risposto presente all’appello del senatore repubblicano americano Ron Johnson, insieme alla Sovereignity Coalition. Il loro obiettivo, parimenti a quello degli altri 22 procuratori americani che si sono uniti al fronte, è quello di ripudiare il cosiddetto Trattato pandemico dell’Oms. Un Trattato stilato dall’istituto Onu che avrebbe il compito di garantire finanziamenti e indicare linee guida certe e univoche per gli Stati del mondo, tuttavia con il forte rischio (ammesso che non sia proprio questo il fine ultimo che si cela dietro l’accordo) che ai vari Stati venga sottratta una grande fetta delle proprie competenze in materia sanitaria. Il summit che unirà il fronte del no si terrà oggi, a Washington.
Sovranità sanitaria a rischio
A rappresentare l’Italia ci saranno i senatori Claudio Borghi, della Lega, e Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d’Italia: “La mobilitazione americana contro il Trattato – ha spiegato questi, come riportato da La Verità – è sicuramente un segnale importante ma da noi ha avuto pochissima eco, come praticamente tutto questo dibattito, il che è davvero anomalo dato che, specialmente nella penultima versione, il Trattato rappresentava un passaggio epocale di prerogative dai singoli Stati all’Oms”. Il rischio, dunque, che l’Oms riesca a distruggere le sovranità nazionali in materia sanitaria è molto alta. Un rischio apparso subito in modo lampante ai membri del Congresso americano di area repubblicana, che nelle scorse settimane hanno invitato il presidente degli Usa Joe Biden a non aderire all’accordo. Con una sorta di lecita minaccia: se il trattato verrà invece accettato da Biden, i repubblicani, che detengono la maggioranza all’interno del Congresso, saranno pronti a bocciarlo in sede di ratifica, richiesta da ogni accordo internazionale. “Alcune proposte – hanno scritto i 49 senatori capitanati da Ron Johnson – aumenterebbero sostanzialmente i poteri dell’Oms in materia di emergenze sanitarie e costituirebbero intollerabili violazioni dei diritti e della sovranità degli Stati Uniti”. Come detto, ai senatori repubblicani si è unito l’appello di 22 procuratori generali (quasi la metà del totale): “L’obiettivo di questi strumenti – hanno scritto – non è quello di proteggere la salute pubblica, ma di cedere autorità all’Oms, in particolare al suo direttore generale, di limitare i diritti dei nostri cittadini alla libertà di parola, alla privacy, alla circolazione (in particolare ai viaggi attraverso le frontiere) e al consenso informato”.
Il no di Fratelli d’Italia al green pass globale
In altre parole: il Trattato dell’Oms è incostituzionale, come negli Stati Uniti, così in Italia. Per questo, il Governo Meloni e Fratelli d’Italia hanno ribadito più volte il no alle proposte su un possibile green pass europeo o globale, una specie di passaporto sanitario contenente i dati del cittadino e le avvenute vaccinazioni, che, almeno sulla carta, “contribuirà a proteggere i cittadini di tutto il mondo dalle minacce sanitarie attuali e future, comprese le pandemie”, ma che avrebbe il potere di imporre serie limitazioni ai cittadini e di frenare i loro spostamenti, specie, come fatto notare dai procuratori americani, nella circolazione oltre i confini degli Stati. Il secco no al green pass globale era già arrivato dal governo mesi fa: “Ritengo utile precisare – dichiarò a marzo il ministro della Salute Orazio Schillaci – che il Governo non ha alcuna intenzione di aderire al cosiddetto ‘green pass globale’ dell’OMS”. A preoccupare erano soprattutto le possibili violazioni della privacy dei cittadini. Così, anche nel programma per le prossime elezioni europee, Fratelli d’Italia ha ribadito la sua posizione: “No al green pass globale proposto dall’OMS e dall’UE” si legge chiaramente al quarto punto del programma, in cui il partito di Giorgia Meloni ha sottolineato come l’obiettivo dell’Europa in ambito sanitario debba essere quello di “tutelare il diritto alla salute, il benessere e la qualità della vita dei cittadini con un approccio di buon senso e privo di condizionamenti ideologici”, tuttavia “rispettando i diritti fondamentali delle persone”. Bene, allora, sarà investire sulla prevenzione e sulla “cooperazione in campo medico, sanitario e farmacologico” per scongiurare “eventuali minacce per la salute a carattere transfrontaliero”, ma “senza violare i diritti fondamentali dei cittadini o scavalcare le prerogative dei singoli Stati membri”.