In appena quattro mesi, il centrodestra ha approvato la tanto vituperata riforma della giustizia, uno dei pilastri contenuti all’interno del programma elettorale. Una riforma che permette di snellire i processi, nonché al superamento di quel timore, quasi cronico, che accompagna gli amministratori locali nello svolgimento delle proprie funzioni. Questa mattina la Camera ha dato il via libera definitivo, dopo quello provvisorio del Senato giunto lo scorso febbraio.
Garantismo del centrodestra
Una riforma, dunque, di stampo fortemente garantista, con l’abolizione del reato di abuso d’ufficio. Un reato che grava soprattutto, come detto, sugli amministratori locali, che molto spesso vengono travolti da accuse che si rivelano poi infondate: “Ho proposto l’abrogazione dell’abuso d’ufficio – ha spiegato il guardasigilli Carlo Nordio – perché i dati ci dicono che su circa 5mila procedimenti pendenti in un anno, le condanne si contano sulle dita. È un reato evanescente che serve soltanto a intimidire i pubblici amministratori”. Il superamento dell’abuso d’ufficio permetterà dunque agli amministratori locali di superare quella paura che blocca molto spesso la politica locale, la paura di ripercussioni incontrovertibili sulla loro reputazione: come una macchia che non si cancella, anche una sentenza di assoluzione o di proscioglimento (conclusione molto frequente, come ricordato da Nordio, dei processi per abuso d’ufficio) non varrebbe a eliminare ormai il danno reputazionale inflitto da mesi di gogna pubblica (come spesso accade). La vera conseguenza di tutto ciò è che “la carriera politica e la vita stessa di questi amministratori sono travolte con danni irreparabili alla reputazione”, ha sottolineato infatti il Ministro della Giustizia. Per questo, si comprende la portata della misura e il fermo sì della maggioranza di governo.
Le altre misure contenute nel decreto
Al garantismo dell’abolizione del reato di abuso d’ufficio, si lega anche la riforma dell’utilizzo delle intercettazioni. L’intento è quello di limitare l’uso specialmente dei riferimenti a persone terze che non c’entrano con le indagini. In più, i giornalisti potranno riprendere soltanto quelle intercettazioni riportate dal giudice nelle motivazioni di un provvedimento o durante il dibattimento. Il divieto di acquisizione si estende anche al giudice per le forze di comunicazione diverse dalla corrispondenza, in tutela della segretezza delle comunicazioni del difensore. Anche in questo caso, dunque, la volontà è quella di evitare la gogna pubblica che, in presenza di assoluzione, continuerebbe a gravare ingiustamente sull’imputato. Con riguardo invece allo snellimento dei processi, si introducono 250 nuovi magistrati che si uniranno alla giustizia di primo grado, e al contempo si circoscriverà l’appellabilità delle sentenze da parte dei pm, che potranno impugnare le sentenze soltanto per quanto riguarda i reati più gravi. La custodia cautelare sarà inoltre decisa da tre giudici, e non più da uno soltanto, inserendo poi l’istituto dell’interrogatorio preventivo nei confronti della persona sotto indagini preliminari.
Altre riforme in cantiere
Si tratta, dunque, di una riforma corposa, di stampo garantista, a difesa della segretezza, della privacy dell’imputato, che deve essere difeso da quella gogna pubblica che viene a crearsi in presenza di accuse, anche quelle che poi si rivelano infondate, con danni permanenti alla sua immagine. Garantismo che, però, non deve essere scambiato per amnistia, che, secondo Nordio, è contenuta all’interno della pdl Giachetti, relativa a uno sconto di pena in caso di buona condotta del condannato: per il ministro, si tratta di “una sorta di amnistia mascherata” che sancirebbe il “fallimento dello Stato”, soprattutto per il fatto che “queste persone poi riprendono a delinquere e dopo due mesi siamo punto e a capo”. Secondo Nordio, “la vera soluzione è la detenzione alternativa”, richiamando l’esempio dei tossicodipendenti detenuti che “più che criminali, sono persone che devono essere curate nelle comunità, e su questo stiamo lavorando molto”. Dunque, è un esecutivo che si muove con forza per riformare la giustizia, senza però far venire mai meno il principio di tutela dei cittadini: con l’approvazione del dl Nordio, si compie il primo passo verso una vera rimodulazione della magistratura, che verrà completata con le altre riforme in attesa di approvazione del Parlamento sul Csm e sulla separazione delle carriere.