Ieri, in Germania, è iniziata la protesta dei contadini tedeschi, che avrà luogo fino al 15 Gennaio e che si è verificata già dall’8 Gennaio.
Tra le manovre del governo, vi sono il troncamento riguardante i sussidi sul diesel e la rimozione dell’esenzione dalle imposte per i veicoli per uso agricolo: queste manovre, sono dovute all’applicazione dell’austerità da parte del governo socialdemocratico tedesco.
I lavoratori rurali, hanno conseguentemente deciso di scendere in piazza con i loro veicoli da impiego in molti centri abitati, tra questi anche Berlino, con il fine di mostrare il proprio diniego verso questi provvedimenti.
Il malcontento si è fatto sentire sin da subito: secondo gli organizzatori della protesta, il governo deve totalmente tornare indietro sulle proprie scelte.
Ma le risonanze negative del Cancelliere Scholz sono ormai diffuse da tempo in tutto il paese, con i cittadini tedeschi ormai stufi della gestione poco credibile del governo in questione.
Lo stesso Scholz è stato aspramente criticato dalla folla, durante una visita alla località di Oberröblingen, colpita dal maltempo: i presenti avrebbero apostrofato il Presidente tedesco come traditore del popolo», «criminale» e «bugiardo».
Chissà se un evento di questo genere riuscirà a portare la Germania verso elezioni anticipate: di questo passo, l’esecutivo dovrà assolutamente rendersi conto del proprio operato, rendendosi conto degli errori commessi negli ultimi tempi.
La protesta lascia campo libero ai Nazional-conservatori di AFD (Alternative für Deutschland), già da tempo in crescita nei sondaggi elettorali.
Come in tutte le crisi, risalgono la foce anche gli ex-politici desiderosi di un sentimento revanchista: è il caso dell’ex-deputata postcomunista, Sahra WagenKnecht, la quale ha deciso di fondare un nuovo partito di “Sinistra radicale”.
Piuttosto improbabile però, che il popolo tedesco si ritrovi a collaborare con una sigla di estrema sinistra, visti e considerati i risultati della fazione progressista “moderata”, che per il momento si trova ai posti di comando.
Un’Europa che ultimamente vira attraverso segnali di cambiamento su tutti i fronti, sembra che ormai le sinistre europee si trovino – in gran parte – al capolinea: pronte ad affrontare gli esiti delle scelte compiute.