“Gli italiani hanno fatto la scelta di un governo decisamente euroscettico e xenofobo che, sulle questioni migratorie e di bilancio, tenta di sbarazzarsi degli obblighi europei” dice il Commissario UE all’economia Moscovici. E magari ci riuscissimo senza combinare un gran casino, ma rilanciando davvero questa povera Nazione tanto vilipesa, avremmo ottenuto un successo mica da poco. Non sembra però che il governo giallo-verde vada davvero verso questa direzione, se non altro per certe pretese pentastellate a cui ultimamente se ne sono sommate di leghiste in una specie di gara a chi sputa più lontano, che sembra non possano risolvere granché ma anzi, in alcuni casi, appaiono più vicine a decisioni da regime comunista, assistenzialista e un pizzico becero, che a quelle di una moderna democrazia.
Ma andiamo con ordine. L’altro giorno gli italiani sono andati a dormire dopo aver ascoltato DiMaio inneggiare alla “fine della povertà” e annunciare di riuscirci con il reddito di cittadinanza. Poi, tutti e tre insieme i pezzi forti del governo – Conte, Di Maio e Salvini – hanno raccontato che per 3 anni il deficit sarebbe stato al 2,4% e il ministro degli Interni, Salvini, aveva anche aggiunto che di quello che avrebbe potuto pensare l’Europa in proposito, non ce ne poteva fregare di meno. Invece, già la mattina dopo le cose hanno cominciato a cambiare. Tria è andato in Lussemburgo a parlare con Eurogruppo e Eurofin, ma non deve essere stato accolto proprio da una fanfara, tanto che tornato rattamente a Roma saltando anche l’appuntamento Eurofin. Il tutto mentre lo spread correva verso quota 300 e ci si installa, e Piazza Affari scivola giù. La situazione è delicatissima, indipendentemente dalla spavalderia un po’ esagerata e un po’ fuori luogo mostrata da alcuni “pezzi forti” di palazzo Chigi.
Così, si torna in consiglio dei ministri, e si fanno alcune modifiche sostanziali. E il mattino dopo, quando gli italiani si alzano, il Presidente Conte racconta che lo sforamento del 2,4 sarà solo per il primo anno, per poi scendere al 2,1% nel 2020 e all’1,8% nel 2021 e che comunque, sia chiaro per tutti, nessuno pensa neppure vagamente di uscire dall’Euro. Inoltre, aggiunge: “Stiamo rispettando l’impegno preannunciato. Quella varata dal governo è una manovra seria, responsabile e coraggiosa. Il nostro Paese ha bisogno di una forte crescita”. Ma non finisce qui. Il premier, che è appare come un fiume in piena nella determinazione di tranquillizzare partner europei, Piazza Affari e la Nazione tutta, ha continua: “Non rinunceremo a ciò che abbiamo scritto nel contratto di governo, non erano promesse elettorali” . Però una bella limata già l’avete data, o no?
Parla anche Tria. “Avevamo promesso di aumentare il tasso di crescita per eliminare il gap con la Ue, che è stato dell’1% l’anno da oltre 10 anni – esordisce – Con questa Manovra arriveremo a dimezzare il gap tra il tasso di crescita italiano e il tasso di crescita Ue nel primo anno, il 2019″. E ancora: “Nel 2019 ci sono 0,2% investimenti addizionali, 0,4% nel 2021. Nel profilo di deficit previsto, del 2,4%, 2,1% e 1,8% nel terzo anno, nel primo anno ci sono 0,2 punti percentuali di investimenti addizionali, nel secondo 0,3 di investimenti, nel terzo anno 0,4 di investimenti addizionali. Questo descrive la qualità della manovra: puntiamo ad avere gli investimenti pubblici come strumento principale per lavorare sulla crescita”. Se lo dice lui…
Alcune precisazioni sono anche toccate a Salvini, che ha esordito col suo cavallo di battaglia: “Ci tengo a sottolinearne tre degli impegni presi con gli italiani e che saranno in questa manovra: primo, il superamento della legge Fornero, che vedrà la possibilità, non l’obbligo, di andare in pensione con alcuni anni di anticipo rispetto alla vigliacca riforma Fornero, senza alcuna penalizzazione” ha detto. Poi, di seguito: “Il secondo punto è la flat tax, con un’aliquota fiscale fissa al 15% per le partite Iva accompagnata da un pesante sconto fiscale per gli imprenditori che reinvestiranno gli utili in assunzioni e miglioramenti all’interno dell’azienda.” Il terzo punto, ha poi aggiunto Salvini, sarà l’assunzione di circa 10.000 tra uomini e donne destinati a portare sicurezza nelle strade del Paese. E questa è proprio una novità.
Specifichiamo, comunque, che la flax tax si rivolgerà solo alle partite iva con redditi compresi tra i 6000 e i 18000 euro, trasformandosi così in qualcosa che tutto è meno che una “tassa piatta”. Un altro problema che è stato segnalato in questi giorni, riguarda il superamento della Fornero o, meglio ancora, la famosa quota 100, quando si potrà andare in pensione perché appunto 100 sarà la somma tra gli anni d’età e quelli dei versamenti Inps effettuati. In quest’ottica, sembra proprio che almeno 25.000 medici italiani dovrebbero raggiungere i requisiti richiesti e se dovessero scegliere di andare in pensione tutti insieme, svuoterebbero praticamente i nostri ospedali. Un problema di non poco conto, su cui vigilare prima di fare qualcosa che crei veri e propri disastri.
Riguardo alla manovra, comunque, restano moltissime le incognite e parecchie le preoccupazioni. Fa infatti pensare che la clausola per evitare l’aumento dell’IVA resti solo per il 2019, mentre sparisca per gli anni successivi. Quello che però lascia più perplessi resta il reperimento delle coperture fino ad ora mai messo nero su bianco e, non ultimo, come verranno ripartite le risorse tra quello che vuole Di Maio e quello che invece vuole Salvini. Attualmente, DiMaio sostiene che per il reddito di cittadinanza saranno stanziati 10 miliardi, mentre per “quota 100” e flax tax verranno utilizzati 6 miliardi. Dalla Lega fanno invece sapere che gli importi maggiori saranno quelli che verranno spesi per “quota 100” , che dovrebbe costare da sola dagli 8 ai 9 miliardi, visto che ora al vecchio programma è stata aggiunta anche l’assunzione di 10mila addetti alle forze dell’ordine, decisione su cui Salvini si dice inamovibile.
Di contro, Di Maio sul reddito di cittadinanza avverte: ” Il reddito sarà erogato su una carta che permette la tracciabilità, non permette evasione o spese immorali. La funzione del reddito é assicurare la sopravvivenza minima dell’individuo. Alimentari e beni di prima necessità. Se vado a comprare gratta e vinci o sigarette, o altri beni non di prima necessità, la carta non funziona”. E ha poi aggiunto: “Se per tre mesi verrà osservato che uno va all’Unieuro tre volte, magari un controllino della Guardia di Finanza si fa”.
Roba da fare invidia a Ceaușescu.