La notizia più importante di ieri, passata un po’ in sordina, è quella dell’architetto genovese che il dipartimento del Tesoro Usa ha inserito tra le persone da sanzione per i loro finanziamenti a favore di Hamas. Qui in Italia, dunque, secondo quanto scoperto dagli Stati Uniti, si trovava uno degli uomini che, con raccolte fondi, a loro detta, rivolte al popolo palestinese, finanziavano il regime terroristico di Hamas. E a riprova della sua vicinanza, quantomeno ideologica, al mondo terroristico palestinese, emergono sui post Facebook di qualche anno fa, in cui elogiava l’organizzazione: “I sondaggi parlano chiaro – scriveva sui social l’architetto –, Hamas è un partito che è stato democraticamente eletto in Palestina, e rappresenta una grande maggioranza dei palestinesi. Ed è questo ciò che conta, i partiti devono prima soddisfare le esigenze del popolo di appartenenza, e poi, forse, del resto del mondo”. Ancora più grave è poi la sua vicinanza al mondo della politica e delle Istituzioni: secondo quanto si è scoperto, Mohammad Hannoun – questo il nome dell’uomo – ha avuto contatti con i grillini Manlio Di Stefano, ex sottosegretario dei governi Conte I, II e Draghi, con Alessandro Di Battista e Stefania Ascari. Ma anche con la dem Laura Boldrini e con il leader di Avs Nicola Fratoianni. Per finanziare Hamas, Hannoun utilizzava un’associazione, la Association of Solidarity with the Palestinian People, intorno alla quale sono stati scoperti strani movimenti bancari verso persone sospette e già inserite nelle black list delle banche europee. Ad Hamas, in questo modo, sarebbero arrivati circa 4 milioni di dollari in 10 anni.
Una sinistra stranamente silenziosa
Sara Kelany, deputato di Fratelli d’Italia, è stata tra i primi a chiedere alla sinistra di prendere le distanze: “Mi aspetto – ha dichiarato ieri la responsabile del dipartimento Immigrazione di Fratelli d’Italia – una netta presa di distanza delle sinistre, sempre troppo timide se non silenziose su questi temi, da questo soggetto ormai ritenuto a tutti gli effetti un finanziatore di Hamas”. Oggi, in un’intervista rilasciata al Tempo, ha chiarito la sua posizione, spiegando che, anche se “la sinistra ha aderito in maniera ingenua a una serie di attività che questa associazione ha posto in essere”, non può comunque mancare una sua condanna sull’accaduto: “Contestiamo – ha spiegato – il fatto di non aver preso le distanze da questa realtà una volta che abbiamo denunciato il fatto”. Come già accennato, c’è una “certa timidezza” nella sinistra a condannare ciò che di sbagliato fanno associazioni e militanti pro-Palestina. “E lo abbiamo visto, per esempio, nella manifestazione del 5 ottobre a Roma”, dove gli antagonisti si sono riuniti a piazzale Ostiense malgrado il netto no della Questura, del Governo e del Tar del Lazio, e dando inizio a una serie di violenze, dopo ripetuti slogan antisemiti e inni alla lotta contro le autorità, che hanno portato al ferimento di una trentina di agenti dell’anti sommossa. Tutto ciò ha indotto Elly Schlein a reputare la manifestazione “perlopiù pacifica”.
Si tratta di un antisemitismo che, secondo Kelany, non solo è strisciante tra le fila della sinistra, ma è “palese”, un antisemitismo “organizzato che riesce a sobillare le piazze. Penso – ha aggiunto – ai cartelloni contro la Segre o a Chef Rubio che invita a marchiare le case dei sostenitori di Israele”. Ma la sinistra appare lentissima e del tutto disinteressata a prendere le distanze e condannare. È più importante garantirsi l’appoggio elettorale di chi protesta.
Segre si, Segre no. La sinistra che condanna il nazzismo come forza anticomunista ma non come genocida degli ebrei. Una condanna di tipo politico ma non di principio del rispetto della libertà.
Problemi di connivenza? Ah,ah,ah!