L’alunno Pagella politica rilegga “La versione di Giorgia” con maggiore impegno

Ricomincia la scuola e Pagella Politica, come suo solito, vuole fare il primo della classe. E così, già al primo giorno di scuola, quando tutti ancora si stavano salutando, abbracciando, raccontando l’estate, si presenta in cattedra e consegna al professore d’italiano un bel tema su un libro appena edito e immediatamente letto: una recensione in grande stile de “La versione di Giorgia”, il libro intervista in cui Giorgia Meloni, a colloquio con Alessandro Sallusti, affronta a 360 gradi temi politici e non solo e racconta i primi mesi dell’esperienza di governo.

Ora, nella foga di consegnare il compito al professore prima che lo facessero altri, Pagella Politica ha letto il libro un po’ troppo superficialmente, dando giudizi su alcuni temi senza comprendere il cuore della questione affrontata. In altri casi, invece, ha manifestato la sua solita malizia, condita da quel pregiudizio e da quella superiorità che ha sempre manifestato. Non ha quindi potuto fare a meno di scrivere falsità, lasciando ai lettori il dubbio su quanto fossero volontarie o meno.

Vediamo allora, in dettaglio, le bugie di Pagella Politica.

ATTACCHI ALL’ESTERO AI GOVERNI ITALIANI

Viene contestata l’affermazione di Giorgia secondo cui, da leader dei Conservatori europei, non aveva mai rilasciato un’intervista a un giornale straniero per attaccare il Governo italiano in carica. Vengono anche citati dei link in cui riscontrare ciò: Washington Post, Euractiv, Reuters, The American Conservative. Forse Pagella politica ha pensato che, mettendo dei link in lingua inglese, le persone non sapessero leggere o desistessero dal farlo. E invece… basta leggere gli articoli e non si troverà nulla di nulla. A meno che non si voglia leggere come attacco al Governo italiano la citazione dei banchi a rotelle (a ben due anni dal provvedimento) in risposta a una domanda sulla credibilità in Europa, alla quale Giorgia ha spiegato che la prima legge di bilancio del suo governo avrebbe dimostrato che esistono partiti più seri di quelli che in quel modo aumentano il debito pubblico. E viene anche citata la critica mossa alla nascita del Governo Draghi. Premessa: la critica alla nascita di un Governo non è la critica all’operato del governo stesso. Rivendicare poi la richiesta di elezioni piuttosto che assistere alla nascita di un terzo governo nel corso della stessa legislatura, con la partecipazione di tutto lo scibile politico esistente in parlamento, è un attacco al governo? Sembra solo un esercizio di democrazia. Al contrario invece di quanto si sente spesso da sinistra con la richiesta di dimissioni di un governo appena eletto, con maggioranza chiarissima, dal popolo italiano. Se poi l’aver toccato Draghi suscita a Pagella Politica un certo fastidio, se ne faccia una ragione…

TAGLIO DELLE ACCISE

Pagella Politica contesta l’affermazione di Giorgia secondo cui la sinistra dice falsità nell’indicare il taglio delle accise come punto del programma elettorale di Fratelli d’Italia. Vediamo, allora, cosa dice il programma in merito: “sterilizzazione delle entrate dello Stato da imposte su energia e carburanti e automatica riduzione di iva e accise”. La questione sull’affermazione di Pagella Politica si può chiudere così, visto che il programma parla chiaro. In ogni caso, meglio ribadire quanto già spiegato più e più volte: le entrate dello Stato non devono aumentare se il prezzo dell’energia e dei carburanti aumenta, cosa totalmente differente dal “taglio delle accise”. Sterilizzare significa non far proliferare, non far crescere. La ratio è stata spiegata più volte da Giorgia Meloni: lo Stato non deve trarre ulteriore vantaggio sul prelievo dall’aumento dei prezzi, se aumenta il costo del carburante non devono aumentare le imposte. Ovvero, devono essere sterilizzate.

GOVERNO ELETTO DAL POPOLO

Si contesta l’affermazione di Giorgia che, parlando degli esecutivi italiani degli ultimi undici anni, ha detto che “nessuno di quei nostri sette governi era stato scelto nelle urne”. La contestazione risiede nel fatto che l’Italia è una repubblica parlamentare. Giusto, ma vogliamo veramente far credere che i governi citati fossero frutto di espressione del popolo? Popolo a cui, secondo il primo articolo della Costituzione, spetta la sovranità. Coalizioni con tutti dentro, matrimoni tra opposti, sconfitti alle urne indefessamente al governo. Le ultime elezioni hanno invece portato al governo una coalizione che si è presentata agli elettori con un programma condiviso, con un chiaro intento di stare insieme, con un progetto per l’Italia. Esattamente il contrario di quanto accaduto negli undici anni precedenti.

NUTRI-SCORE

Si contestano le affermazioni di Giorgia sul nutri-score. Si arriva addirittura a difenderlo, spiegando che l’olio d’oliva sarebbe classificato con la lettera C (e non la E) e la Coca cola zero con la lettera B (per inciso, le lettere indicano il grado di salubrità degli alimenti, dalla A alla E, dal più salutare al meno salutare). Ora risulta evidente a tutti che, al di là del fatto di dover confrontare prodotti simili, c’è una qualcosa che non quadra nell’etichettare con la lettera C l’olio extravergine di oliva e con la lettera B un prodotto chimico come la coca zero. Tanto è vero che lo stesso ideatore del nutri-score, il nutrizionista francese Serge Hercberg, ha ammesso i “difetti” del sistema quando sono state annunciate nel 2022 le modifiche all’algoritmo, resesi necessarie proprio per il fatto che il meccanismo finiva per penalizzare alcuni alimenti, in particolare l’olio extravergine d’oliva. Anche Safe Food Advocacy Europe (Safe), una ong a tutela dei consumatori, dopo un’analisi dei nuovi punteggi proposti dal comitato scientifico del nutri-score, ha evidenziato incongruenze e criticità, arrivando alla conclusione che il nutri-score non restituisce informazioni corrette ai consumatori.  Come ormai noto, inoltre, la classificazione degli alimenti prende in esame il quantitativo standard di 100 grammi di prodotto, ed è quindi “tarata” per alimenti multi-ingrediente, ma è “inadeguato per i prodotti monoingrediente, in quanto si riferisce ad una quantità che non corrisponde all’assunzione potenziale del consumatore”, come ha spiegato correttamente Giorgia Meloni.

Alla questione nutri-score, di passaggio, accostiamo anche la questione bicchiere di vino. Proprio di passaggio, perché la dieta mediterranea è parte del Patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco. Proprio di passaggio, perché a breve potrebbe farne parte anche la cucina italiana, dopo la recente candidatura proposta dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.

Avrebbero potuto e dovuto essere due righe per smontare la difesa del nutri-score, ma l’incredulità per una posizione del genere ha fatto andare le cose un po’ per le lunghe.

MORTI NEL MEDITERRANEO

Speculare sul numero delle vittime delle migrazioni è veramente meschino e dedicheremo all’argomento due righe e non più. Si accusa Giorgia di aver parlato di “oltre 26 mila morti”, quando la cifra esatta sarebbe 21 mila. In realtà, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, citata da Giorgia, parla proprio di 26 mila morti o dispersi in tutto il Mar Mediterraneo. Non saper distinguere le diverse parti e argomentazioni in un discorso non deve essere un alibi per Pagella Politica per scrivere inesattezze.

CASO RACKETE A LAMPEDUSA

Pagella Politica prova a contraddire Giorgia Meloni quando afferma che “si è stabilito anche per sentenza che speronare una nave della Marina militare italiana può non essere reato”. Si afferma che parlare di “speronamento” è scorretto perché alla nave della Guardia di finanza speronata, come anche rivendicato più volte anche dalla stessa Rackete, non poteva essere applicata la qualifica di vane da guerra. Un giro di parole inutile a cambiare la sostanza dei fatti, che sono chiari a tutti e che nessuno può mettere in discussione: una nave italiana, in servizio secondo le leggi vigenti, è stata speronata proprio per infrangere quelle leggi che la nave e il suo comandante stavano applicando e difendendo. Qualche giudice, in maniera piuttosto incredibile, ha deciso che ciò non fosse un reato. Questi i fatti, incontrovertibili, citati anche correttamente da Giorgia. Giro di parole, come detto, inutile, a meno che non si intenda sposare la causa dello speronamento. E sarebbe, a quel punto, tutt’altra faccenda.

COSTO SUPERBONUS

Si contestano le imprecisioni sulle cifre. Anche in questo caso, questione di termini, come se si volesse giustificare una misura che, ormai è sotto gli occhi di tutti, rappresenta un enorme macigno per lo Stato. E senza considerare che le cifre ora certificate sono, con molta probabilità, destinate a crescere. È bene però fare qualche precisazione, proprio in ordine a numeri e costi per le casse dello Stato per i cittadini.

Al 30 agosto 2023, ammontano ad oltre 93 miliardi (la stima iniziale era di 36,5mld) i crediti d’imposta generati dal superbonus 110%. Si arriva a quasi 147 miliardi complessivi considerando anche gli altri bonus edilizi, con il bonus facciate che vale oltre 25miliardi (stima iniziale di 5,9 miliardi). Bonus facciate che, non bisogna dimenticarlo, è un altro regalo avvelenato di Giuseppe Conte, allora a capo del governo giallorosso in alleanza con il PD.  

Nonostante gli interventi del governo con lo stop alla cessione dei crediti, il Superbonus ha avuto quest’anno un costo già superiore ai 19 miliardi e potrebbe raggiungere i 30 miliardi al 31 dicembre. Quindi, con le limitazioni imposte dal Governo, ha un peso di circa 2,5 miliardi al mese. In soli 6 mesi, da marzo ad oggi, i crediti d’imposta legati ai bonus edilizi sono cresciuti di 35miliardi, con 4 miliardi di crediti che si sono rivelati fasulli.

La crescita dei crediti rappresenta un grosso problema per il bilancio considerando che, con la nuova classificazione Eurostat tutta la spesa si scarica sull’anno nel quale il credito matura, quindi sul primo anno, senza possibilità di spalmarla, come avveniva in precedenza, su 5 o 10 anni.

Va considerato poi l’aspetto relativo alle operazioni fraudolente, alle truffe legate ai bonus edilizi, al superbonus e al bonus facciate. I crediti irregolari individuati a seguito delle indagini dall’Agenzia delle entrate e dalla Guardia di finanza, al 30 agosto 2023, ammontano a 12,8 miliardi di euro. Si tratta, soltanto, delle truffe che sono state scoperte, visto che la procedura per l’ottenimento dei bonus non prevedeva particolari adempimenti e che era impossibile un sistematico controllo preventivo da parte dell’Amministrazione finanziaria.

Un’altra assurdità del superbonus, troppo spesso sottovalutata, è l’introduzione del superbonus quasi in concomitanza con l’avvio del PNRR, cosa che ha prodotto un effetto spiazzamento penalizzante per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il superbonus ha infatti generato un aumento dei prezzi dei materiali e una maggiore convenienza per le imprese del settore delle costruzioni, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni, ad operare in ambito 110% piuttosto che in altri ambiti. Il combinato disposto di questi due fattori ha comportato sia che molte gare del PNRR siano andate deserte, rallentandone quindi la realizzazione, sia un maggior costo delle opere rispetto a quanto previsto inizialmente. Maggior costo, di riflesso, anche per tutte le altre opere edilizie, anche quelle non incluse nei superbonus.

ANDAMENTO DELL’OCCUPAZIONE

Incredibilmente, anche di fronte a dati record, Pagella Politica trova il modo per mettere i puntini sulle i. Spiegando che non è vero, come dice Meloni, che da quando si è insediato questo Governo l’occupazione sia sempre aumentata, perché c’è stato un leggerissimo calo mensile a novembre e luglio scorsi. Ma sì, non guardiamo al record degli occupati, non guardiamo al tasso di disoccupazione più basso degli ultimi 14 anni, guardiamo al dito e non alla luna…

Qualche cifra, così da essere più chiari. Partendo intanto dal dato economico, che vede l’Italia uscire dalla scomoda posizione di fanalino di coda in Europa. Secondo le ultime previsioni della Commissione europea e del Fondo monetario internazionale, nel 2023 l’economia italiana dovrebbe registrare una crescita superiore all’1%, in linea, se non superiore, con la media dei Paesi dell’area euro. Il Governo stesso, nel DEF dell’aprile scorso, ha previsto una crescita del PIL di un punto percentuale. Dopo sei mesi, la crescita acquisita per l’anno in corso è dello 0,7%. Sembrano abbastanza lontani i tempi dell’Italia ultima in classifica anche se, a ben guardare, sono solamente di pochi mesi fa. A ulteriore riprova del buon lavoro e dei risultati concreti ottenuti finora dal Governo Meloni.

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, negli ultimi mesi si sono registrati continui record, con l’occupazione in costante crescita anche grazie alla fiducia sempre più diffusa verso il Governo. I dati del mese di giugno non lasciano spazio a interpretazioni: il tasso di occupazione ha raggiunto il livello record del 61,5%, il numero di occupati ha raggiunto i 23.585.000 lavoratori, di cui 15.563.000 stabili (altro record), il tasso di disoccupazione è sceso al 7,5%, come detto il livello più basso degli ultimi 14 anni. Sia ben chiaro che si sta parlando di dati Istat, non del dipartimento propaganda del governo…

Dati ISTAT, appunto: in quasi un anno di Governo Meloni, il numero di occupati a luglio 2023 supera quello di novembre 2022 di 274mila unità (+1,2%).

TAGLIO DEL CUNEO FISCALE

Pagella Politica contesta l’affermazione di Giorgia secondo cui, con il taglio del cuneo fiscale, alcuni lavoratori si sono ritrovati in busta paga “anche oltre cento euro al mese in più”. Secondo Pagella Politica, si raggiungono 93 euro e non 100…

Al di là del fatto che una simile contestazione emerge per la sua pretestuosità, i numeri certificati dicono altro. E, ancora una volta, smentiscono Pagella Politica.

Basta riportare, senza andare troppo indietro nel tempo, un’agenzia ANSA dello scorso 13 settembre in cui si sintetizzano alcuni dati forniti dall’INPS. Ecco l’agenzia, così come è stata battuta:

“Simulazione sul mese di ottobre (ANSA) – ROMA, 13 SET – Il taglio del cuneo contributivo che prevede dal luglio 2023 un esonero del 7% per i lavoratori con un imponibile pensionistico fino a 25.000 euro su base annua e del 6% per i lavoratori con un imponibile pensionistico fino 35.000 euro su base annua porterà ad un vantaggio di circa 98 euro lordi in busta paga. Lo si legge nel Rapporto annuale dell’Inps che spiega che circa il 57% dei lavoratori beneficerebbe di importi superiori ai 100 euro mensili. Considerando, invece, solo i lavoratori full time e full month, l’ammontare dell’esonero arriverebbe a 123 euro. Solo circa il 2% dei beneficiari riceverebbe meno di 80 euro”.

Niente altro da aggiungere.

AUMENTO DEI TASSI DI INTERESSE

Pagella Politica scrive che Meloni “non la racconta giusta” in merito a questa affermazione: “Il sistema bancario è stato molto celere nell’aumentare i tassi richiesti per mutui e prestiti ma ha lasciato praticamente invariati i tassi riconosciuti ai risparmiatori”.

Difficile contestare una simile dichiarazione, visto che tutti abbiamo visti invariati i tassi sui nostri conti correnti, e certamente non è sufficiente (e non è stato proporzionato) l’aumento che talune banche hanno concesso sui conti deposito. Il sistema bancario non è e non può comportarsi come un sistema a sé stante, ma deve inserirsi in un contesto più ampio che è il sistema Italia.

In una fase economica con una forte inflazione, causata da fattori esterni alla nostra economia e su cui la BCE è intervenuta con una politica di forte rialzo dei tassi di interesse, è fondamentale che il sistema bancario si comporti in modo corretto. Non possono quindi aumentare solamente i mutui a tasso variabile, i nuovi mutui, le altre forme di prestito. È fondamentale che aumentino anche i tassi attivi riconosciuti per ogni forma di denaro depositato nelle banche. Purtroppo, non sempre ciò è accaduto, anche a fronte di numerosi richiami formulati da più parti. Il Governo è quindi intervenuto, introducendo una imposta specifica: una tassazione sull’aumento del margine di interesse che le banche hanno registrato nel 2023 o nel 2022 rispetto al 2021, quando ancora non era iniziata la politica di rialzo dei tassi da parte della BCE, fissando inoltre un tetto dello 0.1%del totale dell’attivo.

Una misura che aiuterà a recuperare risorse utili a finanziare i provvedimenti per sostenere famiglie e imprese di fronte alle difficoltà legate all’alto costo del denaro.

COMMERCIO CON LA CINA

Si contesta l’affermazione di Giorgia relativa al fatto che l’export italiano in Cina sia aumentato molto poco rispetto a quello cinese in Italia.

Guardiamo i numeri in valore assoluto, non le percentuali. Dal 2020 al 2022 le importazioni dalla Cina all’Italia sono passate da 32,1 miliardi a 57,5 miliardi (Elaborazioni Ambasciata d’Italia su dati Agenzia ICE di fonte ISTAT), mentre le esportazioni dall’Italia alla Cina sono passate da 12,8 miliardi a 16.4 miliardi. Per avere un raffronto, quest’ultimo dato è pari alla metà dell’export italiano verso la Svizzera (nel 2022 è stato di circa 31 miliardi). Inoltre, la Cina è il terzo fornitore dell’Italia con una quota di mercato del 7,7% (gen. – mag. 2023), mentre l’Italia è il 23° fornitore della Cina con una quota dell’1,1% (gennaio-maggio 2023). Dati che si possono ricercare e verificare sul sito Info Mercati Esteri.

Ci fermiamo, per carità di patria.

Ma non possiamo esimerci, dopo aver corretto il compito di Pagella Politica, dall’assegnare un voto e un breve giudizio a corredo.

Pagella Politica: voto 4- stavolta la tendenza a strafare ha giocato un brutto scherzo all’alunno, che avrebbe bisogno di più misura e contegno nei comportamenti; si consigliano due cucchiai abbondanti di bicarbonato per digerire i successi del Governo Meloni e un bagno d’umiltà per non voler apparire sempre il primo della classe.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.