Le fonti del rapporto Ecri: dall’Arcigay ai giornali progressisti. È il solito polverone

A due anni dall’ascesa a Palazzo Chigi, il Governo Meloni ha ridato credibilità all’Italia, che ora viene ascoltata e, anzi, fa da apripista in parecchie materie. La forte stretta sull’immigrazione ha segnato un cambio di paradigma totale con il passato, pur sempre nel rispetto del diritto umanitario e internazionale: entra chi ne ha bisogno, può essere rimpatriato chi proviene dai Paesi sicuri, perché vale la regola del “si entra solo legalmente”. Sarà una decisione legittima di uno Stato sovrano e di un governo democraticamente eletto scegliere di seguire questa strada, pur come detto nel rispetto delle convenzioni internazionali.

Ma l’Italia è tra i Paesi più accoglienti

A qualcuno, a quanto pare, dà fastidio che l’immigrazione in Italia non è più un’emergenza, che il business che ruotava intorno ai clandestini è finito. Allora, mentre il Governo Meloni metteva in fila, una dietro l’altra, vittorie anche storiche (l’accordo con l’Albania che entrava in funzione, la riunione dei capi di Stato e di governo europei voluta dall’Italia per cercare soluzioni innovative, e ancora la manovra finanziaria, l’utero in affitto reato universale, l’abolizione del test d’ingresso a medicina), si è dovuto correre ai ripari. Laddove non arriva l’opposizione parlamentare, si mobilita quella giudiziaria per bloccare l’accordo con l’Albania. Alcune ore dopo arriva anche il dossier del Consiglio d’Europa, che bacchetta l’Italia e la sua Polizia: l’accusa è quella di “profilazione razziale durante le attività di controllo, sorveglianza e indagine, soprattutto nei confronti della comunità rom e delle persone di origine africana”. Un attacco folle, che l’Ecri, la Commissione contro il razzismo e l’intolleranza dell’organo, rivolge anche alla classe dirigente, accusata di “critiche indebite che mirano a minare l’autorità dei singoli giudici che decidono sui casi di migrazione”. Attacchi che poco si comprendono, dal momento che l’Italia è uno dei Paesi più accoglienti d’Europa, con le nostre forze dell’ordine costrette anche a subire speronamenti in mare da futuri europarlamentari dell’estrema sinistra. Il Consiglio d’Europa è composto da 46 Stati. Tra questi c’è la Francia, che storicamente non si è mai comportata benissimo quando si trattava di accogliere i migranti che scappavano attraverso Ventimiglia. O anche la Germania, che i migranti li selezionava alle frontiere secondo una discriminazione del livello di istruzione dei singoli. O ancora la Turchia, che non è proprio conosciuta per il rispetto in tutto e per tutto dei diritti umani.

Il solito polverone

In ogni caso, è stata l’Italia ad aver ricevuto l’ingiusta bacchettata del Consiglio d’Europa. E per fortuna, oltre al coro di indignazione unanime che si è levato dal centrodestra, in primis da Giorgia Meloni – “Le nostre forze dell’ordine sono composte da uomini e donne che, ogni giorno, lavorano con dedizione e abnegazione per garantire la sicurezza di tutti i cittadini, senza distinzioni. Meritano rispetto, non simili ingiurie”, ha detto la premier – ci ha pensato anche Sergio Mattarella a moderare i toni, esprimendo il suo stupore da Capo dello Stato a Vittorio Pisani, capo della Polizia. Un modo anche per placare la bagarre politica che sarebbe nata ancora più forte di ciò che è stato.

Ma c’è da chiedersi, in realtà, in cosa si sostanzia questo dossier. E quali sono le fonti. Nella bibliografia finale del documento, compare una lunga carrellata di riferimenti ad altri documenti del Consiglio, dunque di autocitazioni. Non un buon inizio. Poi c’è Amnesty International, che non ha mai speso parole dolci sul governo. C’è l’Arcigay e il suo Report Omotransfobia 2023, c’è l’Ilga, che sta per Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association. Poi i giornali e i siti di informazione: Gay.it, Huffpost, Le Monde, The Guardian. Dunque fonti che, se per alcune di queste non può essere messa in discussione l’autorevolezza, certo non possono essere considerate super partes, data la loro netta collocazione nel mondo progressista. Anche se, come dichiarato dal commissario italiano dell’Ecri, Alberto Gambino, il dossier sull’Italia “è ben più ampio e considerevole di quanto sta emergendo nel dibattito pubblico. Il Rapporto – che peraltro si riferisce agli ultimi otto anni di vita del nostro Paese e con governi di colore diverso – mette in luce molti aspetti positivi come politiche educative sempre più inclusive, l’accesso generalizzato all’assistenza sanitaria per tutti gli immigrati, un forte impegno istituzionale nella lotta ai discorsi d’odio”. Il solito polverone, insomma.

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