Poco prima delle elezioni politiche del 2022, quando già si cominciava a percepire un’aria diversa in Italia, le sinistre, consapevoli di non farcela dopo anni di coalizioni strambe e governi tecnici non votati dagli italiani, hanno sperato sino all’ultimo che una immaginabile vittoria di Giorgia Meloni, di Fratelli d’Italia e del centrodestra, fosse almeno non troppo netta e magari non destinata a formare una stabile maggioranza di governo. Si sa, il Partito Democratico in particolare ama sguazzare nel caos e trarne vantaggio in qualche modo, magari riuscendo ad infilarsi nella stanza dei bottoni, lo ha fatto per una decina di anni, pur senza arrivare primo nella gara elettorale o quantomeno appartenere ad un’alleanza vincente. Invece, le ultime Politiche hanno dato all’Italia una compagine governativa solida, perciò, coloro i quali si sono dovuti adattare al ruolo di opposizione si sono immersi in diversi riti di magia nera. Si è sperato che la leader di Fratelli d’Italia, anche una volta giunta a Palazzo Chigi, non riuscisse a scrollarsi di dosso i panni della eterna bastian contraria, mai partecipe degli ultimi governi variamente colorati o delle cosiddette larghe intese, e rimanesse una figura politica magari brava nei comizi e a conquistare voti, ma incerta poi nelle decisioni da prendere per la Nazione. Si è confidato altresì in patatrac finanziari, (questo è l’amore che le sinistre hanno per la Penisola), e nell’isolamento internazionale di Roma. È successo e sta succedendo l’esatto contrario di quanto pronosticato dal Pd, dal Movimento 5 Stelle e da tutti i loro servi sciocchi. Giorgia Meloni rimane la stessa ragazza di destra che continua a credere nei medesimi valori nei quali credeva durante la militanza giovanile e quando non era ancora la numero uno dello schieramento conservatore, e in qualità di Presidente del Consiglio è riuscita a non snaturare la propria identità di sempre. È stata capace di coniugare il DNA della destra politica con dosi di realismo e di diplomazia, inevitabilmente necessari per governare una Nazione di 60 milioni di abitanti, inserita in Occidente e negli equilibri della Unione Europea.
In Italia, la maggioranza dei cittadini continua a sostenere la proposta politica della premier Meloni, di Fratelli d’Italia e del centrodestra, perché nota come le virtù prevalgano sui difetti. Avendo preso in mano un Paese messo male e in uno dei momenti storici più complicati, il Governo Meloni non ha potuto fare altro che muoversi con gradualità, ma senza rinunciare alle idee e alla visione propagandate in campagna elettorale. La premier, senza mai annacquarsi, riesce ad essere il perno di una coalizione che finora ha affrontato tutto, dalle riforme alla politica estera, in maniera coesa. Vi sono quindi innegabili capacità diplomatiche che rendono possibile la realizzazione puntuale di intese fra i partiti del centrodestra. Insomma, la coalizione che sta governando l’Italia è caratterizzata da una forte sintonia sui grandi temi che intercorre tra Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati, (questa comunione di intenti è stata e continua ad essere notata dagli elettori), ed è guidata da un Presidente del Consiglio che sa unire le diverse sensibilità. Giorgia Meloni dimostra di saperci fare anche fuori dai confini italiani, in Europa e nel resto del mondo, e qui, la sinistra e i suoi vari compari iniziano ad aver bisogno dello psicanalista. L’Italia è oggi una Nazione che dialoga con più realtà possibili, anche con quelle non sempre allineate con Roma come la Turchia di Recep Tayyip Erdogan e l’Ungheria di Viktor Orban, e questo non comporta alcun allontanamento italiano dagli Usa o dalle cancellerie europee. Anzi, l’abilità del Governo Meloni di relazionarsi nel mondo ad ampio spettro viene addirittura incoraggiata in Occidente. L’Italia è parte attiva nei principali dossier internazionali perché ha saputo assumere posizioni equilibrate e sagge per quanto riguarda tutti i fronti caldi del momento, (Ucraina, Israele, gli attacchi Houthi nel Mar Rosso e l’immigrazione clandestina). Mettendo inoltre da parte un certo provincialismo che ha contrassegnato alcuni governi italiani del passato, e collaborando con presidenti e premier estranei al mondo conservatore a cui appartiene Fratelli d’Italia, come il democratico Joe Biden e il leader socialista albanese Edi Rama. Fra i tanti che hanno sottovalutato finora Giorgia Meloni, non è mancato Matteo Renzi, il quale sarà forse un po’ meno trinariciuto di Elly Schlein e Giuseppe Conte, ma non perde occasione anch’egli di dedicare ogni tanto qualche lezione da saccente alla premier. Il leader di Italia Viva è ovviamente libero di fare ciò che vuole, ma noi siamo altrettanto liberi di sottolineare come l’Italia odierna si interfacci in Europa in una maniera molto diversa da quella usata dall’Italia al tempo del Governo Renzi. Francia e Germania, allora, tenevano incontri e stringevano accordi senza nemmeno porsi il problema di coinvolgere o no Roma.
Oggi, il comando tattico della missione Ue nel Mar Rosso, finalizzata a contrastare i terroristi yemeniti Houthi, sarà italiano, e sempre adesso, il Consiglio europeo approva alla unanimità, con il consenso di tutti i 27 Paesi membri, nuovi aiuti per l’Ucraina grazie alla moral suasion esercitata dalla premier Meloni con il suo omologo ungherese Viktor Orban, notoriamente meno convinto di altri suoi colleghi europei in merito ad un netto sostegno a Kiev. Fra l’altro, il partito di Orban aderirà a ECR, il partito dei Conservatori e dei Riformisti europei presieduto da Giorgia Meloni. Il senso pratico della premier italiana cerca di fare il possibile affinché’ l’Ungheria e Viktor Orban rimangano ancorati all’Occidente e all’Europa, anche perché demonizzare di continuo, come le sinistre fanno, il premier di Budapest e quasi paragonarlo ad un Hitler dei tempi moderni, significa solo fare un grande regalo a Vladimir Putin. È chiaro che se l’Ungheria dovesse ricevere solo sputi in Europa, diventerebbe sempre più intenzionata a gettarsi fra le braccia russe. No, cari piccoli e grandi snob della sinistra, la ragazza cresciuta alla Garbatella non è brava a fare solo opposizione.