La Francia, oggi come oggi, non è priva di problemi e di questioni irrisolte. Le ultime elezioni hanno aperto una nuova fase storica per la politica dell’Eliseo. All’ombra della Torre Eiffel, quello che doveva essere un accordo elettorale per fermare l’avanzata delle destre, per evitare la loro vittoria e la presunta conseguente degenerazione delle Istituzioni democratiche (il solito alibi della destra autoritaria da fermare a tutti i costi), rischia di essere uno spartiacque, un punto di non ritorno per Parigi: la vittoria del Nuovo Fronte Popolare ha consegnato l’Eliseo nelle mani di una politica diametralmente opposta a quella storica francese, favorendo un avvicinamento della Francia al regime russo di Vladimir Putin, nonché un aumento esponenziale della tolleranza dell’antisemitismo, corroborato dalla crescente voce in capitolo affidata, sempre per ragioni elettorali, ad antagonisti e islamisti radicali. Una Francia sempre più fuori dal mondo occidentale, verrebbe quasi da dire. In più, si aggiunga la forte instabilità politica, con i primi due risultanti alle elezioni, Melenchon e Macron, così distanti politicamente ma costretti a dover giocoforza trovare un accordo per formare un governo. E se non arriverà nessun accordo, chissà cosa succederà.
Alleanza tra degenerazioni
Insomma, cose di cui parlare e di cui scrivere ce ne sarebbero a bizzeffe tra un pain au chocolat, una baguette e un escargot. Ma la sinistra radical chic francese (e in questo caso è difficile definire se più radical o più chic) preferisce trattare tutt’altre questioni, che con la Francia non c’entrano un fico secco o quasi. In ottemperanza a quella fratellanza delle sinistre mondiali che tanto ricorda le formazione delle Internazionali: tutti uniti contro il nemico numero uno, la destra. E così anche in Francia arrivano le eco e si corroborano le voci partite dal Nazareno, in quell’asse Roma-Parigi tutto sinistro che qualcuno avrebbe voluto creare non in funzione di relazioni diplomatiche tra i due Paesi, ma meramente come un’alleanza tra le rispettive degenerazioni progressiste. Il tentativo più eclatante, quando fu detto che “Parigi è la capitale d’Italia”.
Le Monde si fida della sinistra italiana
Le narrazioni create dalla sinistra italiana giungono dunque fino in Francia e vengono riprese dalla stampa amica (anzi, compagna). “L’offensiva di Meloni sulla Rai italiana” ha titolato Le Monde, riprendendo a pieno, a quanto pare senza neppure farsi due domande, senza seppure pensarci due volte, la narrazione creata ad arte dai dem secondo la quale la Rai sarebbe stata di nuovo censurata (e che cantilena!) dal Governo Meloni in merito alle elezioni francesi, colpevole di aver dedicato troppo poco tempo alla vittoria di Melenchon e di non aver dato la notizia delle piazze parigine che cantavano, in lingua italiana, “siamo tutti antifascisti”. “Gli italiani – si legge – la chiamano mamma Rai. Vera istituzione della Repubblica, accompagna le evoluzioni dell’Italia dalla sua creazione. Nonostante le alternanze politiche, il gruppo audiovisivo pubblico è rimasto un bastione piuttosto di sinistra. Una roccaforte della quale la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, eletta nel 2022, ha intrapreso la conquista. Trasmissioni soppresse, nomine strategiche, ridefinizione dei programmi… con il pretesto di un ritorno al pluralismo, il potere sempre impegnato in una guerra culturale”.
Riporterà la smentita dell’ad Sergio?
Le Monde, insomma, è cascato in pieno nella trappola posta dai compagni italiani. Che certamente non hanno inoltrato verso la Francia la chiusura della polemica, che invece noi abbiamo trattato ieri: l’ad della Rai Roberto Sergio, dati alla mano, ha fatto sapere che tra il 7 e l’8 luglio sono stati 321 i minuti dedicati dai tg alle elezioni in Francia, il 44% del totale. A queste sono stati dedicati ben due speciali. In pratica, si è parlato più di queste elezioni che di quelle del 2022. E chissà se questa preziosa smentita arriverà anche in Francia.