Quando si pensa che la tragedia delle foibe e dell’esodo italiano da Istria, Fiume e Dalmazia, sia ormai, dopo tanti anni, unanimemente riconosciuta e non più solo appannaggio della destra in Italia, perché a lungo tale dramma è stato ricordato soltanto dal MSI-DN, da AN e da Fratelli d’Italia, ecco che spunta qualcuno, ben radicato a sinistra, a farci cambiare subito idea. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione del Giorno del Ricordo delle vittime delle foibe, il 10 febbraio scorso, ha pronunciato parole solenni che spingono ad una memoria condivisa, ma c’è ancora, purtroppo, chi mesta nel torbido dell’odio anti-italiano e chi invece, buona parte delle sinistre europee, inclusa quella italiana, assai loquace durante la ricorrenza del 25 aprile e però silente il 10 febbraio di ogni anno, fa tutt’oggi fatica a considerare i crimini commessi dal dittatore comunista iugoslavo Josip Broz Tito. Come è stato riferito dalle cronache, la Foiba di Basovizza ha subìto un vergognoso atto vandalico con scritte in slavo offensive verso l’Italia, gli italiani e coloro i quali, fra il 1943 e il 1945, furono uccisi e gettati nelle foibe dai partigiani titini iugoslavi e dalla impietosa OZNA, la polizia politica segreta fondata da Tito, che di lì a poco sarebbe diventato il padrone assoluto della Federazione socialista iugoslava. Alcune vittime degli aguzzini comunisti furono scaraventate nelle foibe mentre erano ancora in vita. La colpa degli infoibati era solo quella di essere italiani e i titini misero in atto una vera e propria pulizia etnica per “ripulire”, secondo loro, Istria, Fiume e Dalmazia. Chi ebbe la fortuna di scampare alle persecuzioni dovette però abbandonare tutto, (casa, proprietà, lavoro), per cercare riparo a Trieste e in Italia. Gli assassini di Tito si nascondevano dietro al paravento dell’antifascismo, infatti, applicarono una feroce giustizia sommaria con il pretesto del collaborazionismo con l’Italia di Mussolini e con il regime croato degli Ustascia, ma, rimanga ben chiaro anche per le generazioni future, gli infoibati non erano solo quattro o cinque fascisti eliminati dai “liberatori” rossi, come ha mentito per decenni una certa propaganda comunista dalla quale taluni pare che non vogliano discostarsi nemmeno oggi. Si può ritenere che gli autori delle scritte ingiuriose a Basovizza siano poi, alla fine, pochi scapestrati che fanno danni, ma non rappresentano nulla di più che loro stessi e la loro idiozia. Tuttavia, quando osserviamo degli eurodeputati, che dovrebbero avere maggiori conoscenze della Storia e cultura rispetto agli imbrattatori di monumenti, prendere delle posizioni negazioniste sulle foibe, (sì, qui l’aggettivo negazionista serve ed esso può tornare utile non solo per i lager nazisti o il Covid), comprendiamo come una fetta della politica in Europa, quella sinistra, non abbia ancora fatto i conti con i crimini di Tito e non voglia andare in questa direzione neppure d’ora in poi, dimostrando tuttora fastidio davanti a commemorazioni e vari approfondimenti riguardanti i Martiri delle foibe. Nove eurodeputati socialisti sloveni e croati hanno preso carta e penna per scrivere alla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, intimando all’Eurocamera di annullare la mostra sulle foibe allestita ed inaugurata a Strasburgo dal gruppo europarlamentare di Fratelli d’Italia. Per questi signori rimasti in conflitto con la Storia, la mostra di FdI sarebbe preoccupante e controversa, caratterizzata, (sic!), dal disprezzo per i fatti e per la vera memoria storica che tiene a mente le sofferenze inflitte a Italia, Slovenia e Croazia dal fascismo. Eccolo lì, il fascismo, che torna sempre utile alle peggiori sinistre quando esse intendono censurare, perché di censura stalinista e comunista si tratta, e bloccare arbitrariamente ciò che non fa loro comodo. Gli errori e gli orrori di fascismo e nazismo sono già stati sezionati e condannati da un pezzo e da tutti, ma in egual misura ci dovrebbe essere un coro altrettanto unanime di condanna verso gli eccidi e le efferatezze perpetrati dalle dittature comuniste come quella di Josip Broz Tito. Siamo nel 2025 e sarebbe anche ora, eppure, coloro i quali pretendono esami su esami da Giorgia Meloni, nata peraltro trentadue anni dopo la fine del fascismo, al giorno d’oggi non riescono a mettere sullo stesso piano Adolf Hitler e il macellaio iugoslavo Tito. Emergono sempre dei se e dei ma, e persino Stalin, beh sì è stato un po’ cattivo, ma non paragonabile comunque ai nazifascisti. Intendiamoci, il problema non sono Slovenia e Croazia, che, a livello istituzionale e con l’Italia, hanno ormai superato gli odi scatenati dalla Seconda guerra mondiale. Come ha avuto modo di ricordare Carlo Fidanza, capogruppo a Strasburgo di Fratelli d’Italia – ECR, gli eurodeputati sloveni del PPE hanno partecipato in maniera significativa alla inaugurazione della mostra sulle foibe e l’ultimo governo di centrodestra di Lubiana ha contribuito a fare luce su centinaia di foibe in territorio sloveno rimaste sconosciute per anni. Il problema sono quei nove eurodeputati socialisti e le sinistre UE in generale, fra le quali i piddini di casa nostra, che nel 2025 non riescono ancora a classificare il così chiamato Maresciallo Tito per ciò che fu davvero, ossia, un tiranno criminale e razzista.