L’inchino di Venezi contro la cancel culture: l’arte risponde alle contestazioni

Nel 2024 c’è ancora chi tenta di censurare l’arte per idee politiche. È successo di nuovo al concentro di Capodanno di Nizza: la vittima, ancora una volta, è stata Beatrice Venezi. Il giovane direttore d’orchestra non è nuovo a certi tipi di critiche: nonostante sia talentuosa, competente, tanto da essere stata scelta dalla rivista Forbes non molti anni fa come una dei cento giovani under 30 leader del futuro, Venezi continua a essere stigmatizzata per le sue idee politiche. A nulla importa che sia un forte esempio per le donne, una paladina dei diritti femminili: per i sinistri Venezi sarà sempre una fascista. La sua colpa, probabilmente una delle tante, è stata accettare l’incarico come consigliera per la musica affidatogli dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.

La contestazione di Capodanno è solo l’ultima di una serie iniziata già in estate, quando il sindaco di Nizza Christian Estrosi, esponente del partito di maggioranza di centrodestra Horizons, aveva espresso la volontà di ospitare il noto maestro. Maestro: è così che ha scelto di essere chiamata, mandando in cortocircuito il mondo della sinistra e del femminismo radicale. Le contestazioni si sono via via intensificate nei giorni scorsi, quando una cinquantina di manifestanti ha protestato pubblicamente contro l’invito alla Venezi. Tutto invano, perché Estrosi non ha fatto marcia indietro e Venezi, forte in qualche senso di una sorta di legittimazione cittadina, si è presentata sul palco del Teatro dell’Opera di Nizza.

Purtroppo però le contestazioni, che pur faticano ad avere un senso nel mondo esterno, hanno varcato le soglie del teatro, entrando anche tra le sedie del palazzo. “Niente fascisti all’opera, niente opera ai fascisti”: questo recitava lo striscione calato giù dai palchetti del teatro mentre a voce un gruppo di “gloriosi” ripeteva la frase in coro, accompagnati da pochi timidi applausi e da qualche fischio. La signorilità della risposta di Venezi ha placato gli animi: un inchino al pubblico, poi si volta e dà l’attacco all’orchestra. La musica inizia e le inutili contestazioni sono andate al vento. Come quell’inutile quanto anacronistico “Viva l’Italia antifascista” urlato dai palchetti della Scala a Milano.

Certe questioni sarebbe bene tenerle fuori dai teatri che, nella loro maestosità, ci ricordano ogni giorno come l’arte, in tutte le sue forme, sia la più grande declinazione della libertà. “Devo constatare che esiste ancora chi ha una visione limitata della storia e soprattutto del concetto di libertà di espressione artistica, culturale e valoriale di cui Venezi è un esempio indiscusso”: lo dichiara Alessandro Amorese, capogruppo della Commissione Cultura alla Camera. E continua: “La cancel culture, contro la quale non smetteremo mai di schierare i nostri talenti migliori, non vincerà e riceverà una bruciante sconfitta da valori da noi sempre strenuamente difesi come la libertà”. Che l’inchino di Venezi sia un simbolo della lotta alla cancel culture.

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1 commento

  1. Un abbraccio di stima rispetto ed ammirazione per il Maestro Beatrice Venezi.
    Anche per Andrea, che si è unito al Maestro, oltre che nell’Arte, nella difesa della lingua italiana.
    Purtroppo in italiano il caso “neutro” presente nel latino da cui l’italiano discende, è stato assorbito il più delle volte dal maschile, ma questo non vuol dire che i mestieri ed i ruoli che in italiano sono declinati con termini maschili siano prerogativa delle persone di sesso maschile.
    D’altra parte in cosa è diverso il mestiere di Sindaco, o di Direttore di orchestra, se è impersonato da un uomo o da una donna, o da persona che ritiene di non essere né l’uno né l’altro? Un mestiere può essere solo fatto bene o male, qualunque sia il genere dell’attore che lo impersona, e non ha senso forzare declinazioni non presenti nella lingua italiana.
    Nel caso del Maestro Venezi sembra proprio sia fatto bene.

    Con affetto

    Alessandro

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