Prima volta per il Presidente Meloni all’Onu. Un onore, come da lei stessa dichiarato, ma anche una grande responsabilità, soprattutto in una era, come quella odierna, “fatta di emergenze e mutazioni continue”.
Nel suo discorso al Palazzo di Vetro Giorgia Meloni ha posto l’attenzione su alcuni grandi temi, che saranno portati avanti anche durante la Presidenza italiana del G7. Su tutti, l’annosa questione della crisi dei migranti.
Ha spiegato che l’azione italiana è stata indirizzata soprattutto all’Africa, citando anche il Piano Mattei, che ci si augura possa essere un buon esempio per proseguire con ulteriori piani di cooperazione conciliando l’interesse nazionale italiano con il “diritto degli Stati partner a conoscere una stagione di sviluppo e progresso”.
L’Italia ha voluto orientare i propri sforzi soprattutto sul continente africano perché è lì che ci sono nazioni che, già provate dai lunghi periodi di siccità e dalle conseguenze dei cambiamenti climatici, oggi si trovano di fronte a una situazione difficilissima anche in termini di sicurezza alimentare, che le espone ancora di più all’instabilità, e le rende facili prede del terrorismo e del fondamentalismo.
Ed è esattamente in questa situazione di difficoltà e di caos che hanno l’opportunità di infiltrarsi le reti criminali “che lucrano sulla disperazione per collezionare miliardi facili”, inasprendo una situazione già complessa di per sé.
Si arriva dunque al punto principale: i trafficanti di esseri umani, che illudono le persone in condizioni disperate, promettendo loro una vita migliore in Europa. E in cambio di questa effimera speranza ricevono migliaia di dollari. Ma la verità è che “a loro non importa se la barca sia adatta o meno ad affrontare quel viaggio, l’importante per loro è solo il margine di guadagno”. Giorgia Meloni ha rappresentato così, senza alcuna edulcorazione, la verità che si cela dietro ai costanti e massicci flussi migratori, sollevando il velo dell’illusione e mostrando la cruda e nuda realtà.
Il capo del governo si è infine rivolto direttamente alle Nazioni Unite, incoraggiando una loro risposta al problema, oramai divenuto globale, che deve necessariamente coinvolgere tutti gli attori possibili per giungere quanto prima e quanto meglio ad una risoluzione. “Una organizzazione come questa, che afferma nel suo atto fondativo la fede nella dignità e nel valore della persona umana, può voltarsi dall’altra parte di fronte a questo scempio?”, ha incalzato. No, non ci si può voltare dall’altra parte. Bisogna lavorare insieme ad ogni livello. E non da oggi, ma oramai da tempo, “l’Italia intende essere in prima fila su questo fronte”. Perché, su tutto, il punto centrale è uno: avere il coraggio “di rimettere l’uomo, con i suoi diritti, al centro del nostro agire”.
Le parole del Presidente Meloni risuonano all’interno del Palazzo di Vetro e si propagano in tutto il mondo, riportando alla realtà coloro che forse troppo a lungo hanno sperato di poter sottovalutare il problema dell’immigrazione, illudendosi di poter teorizzare una società dalle frontiere aperte e dall’accoglienza indiscriminata, senza fare caso alle conseguenze drammatiche che tutto ciò poteva implicare.
Nel 2023, non è più possibile gestire tale disordine internazionale portando ai minimi termini la situazione, ma occorre una uguale presa d’atto da parte delle Nazioni Unite.
Su questo è intervenuto anche il Professor Parsi, Vittorio Emanuele Parsi, politologo, direttore dell’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica, che ha chiaramente spiegato come serva “coinvolgere le agenzie dell’Onu nella gestione del contingente, per esempio presidiando gli hotspost che si vorrebbero fare nei paesi di partenza dei migranti”.
La gestione, sin dai paesi di origine, è dunque l’aspetto centrale su cui concentrarsi, perché “nessun paese vuole oggi più immigrati, tutti vogliono difendere le proprie comunità e dunque i confini”, ha proseguito il professore. E quindi la soluzione, già individuata dal governo italiano, è proprio quella di investire in Africa, rendendo questi paesi più attraenti, trasformandoli in territori sui quali conviene investire.
“Tutto il resto è nella migliore delle ipotesi un palliativo”, ha dichiarato Parsi, che da un’ottica oggettiva ha implicitamente promosso il ‘modello Italia’, che ora più che mai sta divenendo un esempio di buongoverno e di capacità di assumere un corretto posizionamento internazionale sui dossier che contano.