L’intervista. Sisma 2016, Castelli (FdI): “Con Meloni il cambio di passo: pragmatismo per ricostruire, contro lo spopolamento”

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Guido Castelli è il commissario straordinario di Governo per la ricostruzione delle zone colpite dal sisma del 24 agosto 2016. Quella scossa provocò circa 300 morti, rase al suolo interi paesi al confine tra Umbria, Lazio e Abruzzo, come Amatrice e Accumoli; migliaia gli sfollati. Lo sciame sismico proseguì per mesi, proponendo altre scosse di intensità simile. A distanza di anni, dopo troppo immobilismo, le cose stanno cambiando anche grazie al «cambio di passo» impresso dal Governo Meloni, che ha confermato nel corso degli anni la struttura di governo guidata da Castelli. Lo abbiamo intercettato per conoscere i prossimi step affrontando svariati temi, dalla prevenzione al contrasto allo spopolamento.

Commissario, è passato quasi un decennio da quello sciame sismico che devastò il centro Italia e che fece rivivere a pieno il terrore già provato in Abruzzo nel 2009. La sua esperienza maturata in questi anni da commissario è confluita nel suo libro, “Mediae Terrae. Dopo il terremoto: la rinascita dell’Italia centrale oltre la fragilità del territorio”. Cos’è stato fatto da allora e qual è la strategia del governo?

«Direi un’esperienza che ho cercato di condensare in questo libro, prima da sindaco, poi da assessore regionale delle Marche alla ricostruzione e ora da commissario. Quindi io ho cercato di mettere nero su bianco quelli che sono stati gli sforzi che il Governo Meloni, attraverso me ma anche attraverso i governatori regionali, ha fatto per superare quella che sembrava una prova quasi persa. Tante le false partenze del 2016, tanti gli eccessi di burocrazia, ma finalmente in questi ultimi due anni abbiamo impresso un cambio di passo che documento, non senza evidenziare quelle che sono anche le strategie che abbiamo messo in campo per curare la vitalità di quelle comunità che, a causa del terremoto, hanno subito uno stress particolare, ma che ora tendono con fiducia lo sguardo verso la fine di questa esperienza che speriamo possa essere definita il più presto.»

È possibile immaginare un centro Italia capace di risollevarsi dal fenomeno dello spopolamento?

«Il tema dei temi è proprio questo: in filigrana, nelle pagine di questo libro, io evidenzio come il terremoto non ha fatto che aggravare una situazione di indebolimento demografico ed economico che era già evidente prima del 24 agosto del 2016. Da questo punto di vista sappiamo che il Governo Meloni sta riservando un’attenzione dedicata al tema in tutta Italia, ma noi stiamo cercando di fare la nostra parte. Come? Attraverso una strategia, ‘Next Appennino’, che cura proprio l’obiettivo di rendere per i giovani questo nostro territorio dell’Italia centrale – 8mila chilometri quadrati – più attrattivo e più sicuro. La soluzione non è semplice, ma è possibile cercando anche di introdurre forti e robuste dosi di innovazione tecnologica, per far sì che magari, partendo da Norcia, si possa competere anche con i propri coetanei di Brisbane, di Washington o di Nuova Delhi. Perché no?»

L’Italia è una terra fragile sotto questo punto di vista. Le ultime scosse in tutto lo Stivale lo hanno evidenziato, con particolare attenzione alla zona dei Campi Flegrei. Quanto è importante dunque la prevenzione per noi italiani?

«È fondamentale. La prevenzione è fatta di comportamenti umani intelligenti, è fatta di strutture fisiche, abitazioni e case che siano meno vulnerabili possibili. È fatta anche e soprattutto di un governo che sa guardare ai problemi della prevenzione con un atteggiamento pratico e non ideologico. È proprio questo approccio che il Governo Meloni sta cercando di profondere e di trasmettere alla grande tematica della prevenzione, che ha condotto all’approvazione in Senato – la prima volta dopo 80 anni di Repubblica – di una legge sulle ricostruzioni, che ha il merito di affrontare il tema dei temi, ovvero le questioni connesse – una volta che le emergenze si spengono – alla necessità di ricostruire tempestivamente e secondo logiche di qualità. Lo abbiamo fatto, secondo una logica riformista che ancora una volta si ispira alla necessità di essere concreti, pragmatici e non ideologici.»

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