L’ipocrisia pentastellata continua a colpire indisturbata. Stavolta ha un nome e un cognome, quello di Rita De Crescenzo, le cui origini popolane vengono dalla casbah dei vicoli a ridosso del Pallonetto di Santa Lucia, dove la tiktoker napoletano ha avuto, almeno a qualche tempo fa, il suo quartier generale in un accorsato “vascio”.
Ma andiamo con ordine. L’ipocrisia pentastellata è esplosa in un solare sabato romano dove la nomenclatura post-grillina aveva chiamato a raccolta il suo popolo per manifestare contro la guerra e contro le politiche del governo capitanato dalla premier Giorgia Meloni. Lo stesso M5S, che pure attraverso qualche suo esponente aveva accolto a braccia aperte l’esuberante tiktoker napoletana, non ha gradito l’inevitabile attenzione mediatica per la sua presenza alla manifestazione di sabato a Roma.
A quanto sembra, Giuseppe Conte & company non avrebbero gradito lo spazio, dato da giornali, agenzie e tv, a una notizia (e la presenza della De Crescenzo lo era). A quanto sembra, avrebbero preferito “nasconderla”. Anche a fronte di altri casi in cui invece l’attenzione mediatica è stata gradita agli stessi che oggi storcono il naso, basti pensare all’affaire Boccia-Sangiuliano che ci ammorbato l’anima sul finire del mese di agosto dello scorso.
Un’ipocrisia pentastellata che va stigmatizzata senza se e senza ma, al di là di ogni sorta di riflessione sull’eventuale impegno in politica della signora Rita con i 5 Stelle (sono affari loro)
Quello che invece va puntualizzato, è l’ipocrisia di chi oggi si impegna a separare il M5S, la manifestazione romana e i suoi organizzatori da Rita De Crescenzo.
Non senza una punta di razzismo, visto che la “napoletanità” della signora non è un elemento marginale nel processo di stigmatizzazione.
Le motivazioni stesse, utilizzate da chi lamenta l’ingombrante presenza a Roma della De Crescenzo, risultano strumentali e incomprensibili: Rita De Crescenzo non capisce nulla di politica, come lei stessa non ha difficoltà ad ammettere: “Ho capito che mi voglio nutrire e imparare come va il mondo» dice.
Ma nel 2018, non “capiva” nulla di politica la quasi totalità dei deputati e senatori portati dal M5S in Parlamento, a cominciare da Luigi Di Maio, che facendosi forza degli slogan, tra l’apertura della scatoletta di tonno e un vaffanculo rivendicavano la volontà e la necessità di sostituire la classe politica con la “gente comune”.
Senza contare che anche i partecipanti alla manifestazione di ieri avevano le idee abbastanza confuse, visto che dicevano “no al riarmo” e sì a una “difesa comune europea”, senza però chiarire se questa difesa comune europea la si dovesse esercitare con le fionde o con i forconi.
C’è, comunque, un altro dato su cui cui riflettere seriamente: Rita De Crescenzo gode di una visibilità (eccessiva) che le viene dalla sua attività di influencer e che nulla ha a che vedere con un qualsiasi tipo di impegno politico Ma anche qui l’obiezione viaggia in cavalleria. Addirittura il padre spirituale, il fondatore, il vate (poi diventato l’elevato) del M5S ha potuto dar vita al movimento per la notorietà che gli derivava dalla sua attività di comico e cabarettista. Peraltro senza nemmeno sentire la necessità di smettere i panni del comico o del cabarettista, che ha indossato fino alla sua ultima esibizione in carro funebre per dire addio al movimento.
Sia ben chiaro: Rita De Crescenzo, e qui veniamo alla sua colpa peggiore, non è esattamente una rappresentate di casa Windsor
È popolare, autentica (nonostante trucco e interventi estetici), oserei dire ruspante
E qui veramente non capisco l’imbarazzo
A meno che non sia cambiato qualcosa rispetto al passato, il M5S non dovrebbe avere nessuna difficoltà a immaginarla alla vicepresidenza del Senato o candidata alle regionali in Campania. In questo caso, ricordiamo che via Santa Lucia a Napoli dista meno dei duecento metri dal Pallonetto, dove la tiktoker ha il suo feudo-bunker.