L’Italia crescerà più della Germania, ma la sinistra non ci sta: Landini and Co. negano i numeri

Arrivano conferme sullo stato di salute dell’economia italiana. Arrivano non da membri del governo, non da esponenti della maggioranza, ma direttamente da oltreoceano: a decretare la crescita dell’economia italiana è stata la S and P Global Ratings, nota agenzia americana tra le prime al mondo per ricerche e analisi finanziarie. Nel Global Outlook pubblicato dall’agenzia, infatti, emergono dati di crescita in merito all’anno 2023 e buone previsioni per l’anno 2024. L’Italia ha potuto contare su uno spread stabile, su banche in salute, come era già stato confermato dalla BCE, e da ottime politiche sull’occupazione.
“L’economia italiana – ha spiegato il capo economista dell’agenzia Sylvain Broyer – ha sorpreso in positivo lo scorso anno. Dodici mesi fa prevedevamo una leggera contrazione del Pil”: e invece il Pil è aumentato, e una crescita importante è prevista anche nel 2024, con un +0,6% che supera anche il Pil atteso della Germania. “È probabile – ha infatti commentato Broyer – che l’Italia continui a fare meglio della Germania”.

La crescita dell’Italia avviene in un periodo di rallentamento economico a livello comunitario al quale la nostra Nazione sembra rispondere bene. Lo confermano i dati sulle imprese, i quattro quinti delle quali hanno un merito creditizio stabile. Lo conferma anche il rendimento dei titoli di Stato, che quest’anno “raggiungeranno in media il 4,7%”. Nel contribuire soprattutto alla crescita economica italiana, un ruolo primario è stato svolto dalle politiche del governo atte ad aumentare il potere d’acquisto delle famiglie: secondo la S and P Global Rating infatti, la crescita dei salari derivante dalla riforma fiscale, unita al calo dell’inflazione, contribuirà a un’importante accelerazione nella seconda metà dell’anno. Intanto già si è visto, come confermato ieri dall’Istat, un incremento dei consumi dello 0,4%. Invero, è dall’inizio dell’anno che prosegue una buona valutazione delle agenzie di rating sull’economia italiana, valutando positivamente le misure fiscale e la manovra finanziaria con conseguenti ottimi risultati sui dati dello spread, che da inizio legislatura ha registrato un calo di circa 100 punti, posizionandosi stabilmente intorno ai 160 punti base. Lo conferma anche la Bce nel suo bollettino mensile: “L’incremento – si legge – registrato all’inizio del periodo in esame dal differenziale sui titoli di Stato italiani si è poi attenuato, in quanto le agenzie di rating hanno confermato le proprie valutazioni sull’Italia”.

Malgrado le conferme che arrivano anche (e soprattutto) dall’estero, la sinistra non ci sta: Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana, accusa il governo di utilizzare i dati Istat per fare propaganda, mentre il segretario della CGIL Maurizio Landini, ospite martedì a La7, ha descritto una situazione quasi apocalittica, asserendo che, di fronte ai dati sull’occupazione (+522 mila in un anno), “i numeri in sé non dicono nulla”.
Continua, insomma, quella lotta della sinistra per partito preso contro l’evidenza. Per fortuna, sono i dati a parlare chiaro: nonostante qualcuno preferirebbe il contrario, l’Italia è economicamente forte e cresce la sua reputazione in campo internazionale.

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