Dopo la grande vittoria alle elezioni europee, Giorgia Meloni cerca di ottenere per l’Italia un ruolo più centrale nella Commissione Europea.
Sembrerebbe che i conservatori moderati del Partito Popolare Europeo (PPE), guidati da Antonio Tajani, e i patrioti dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR) stiano lavorando insieme a un progetto a lungo termine per il Parlamento Europeo.
Per il momento, nessuno a Palazzo Chigi ha adottato apertamente una posizione a favore di un secondo mandato di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Europea.
Per von der Leyen il sostegno di Meloni è cruciale, ma il Primo Ministro italiano per il momento mantiene le sue carte ben coperte, dando a tutti in Europa una buona lezione sull’arte della negoziazione politica, arte della quale gli italiani, d’altra parte, sono storicamente maestri. Quello a cui i suoi interlocutori dovranno abituarsi è avere a che fare con una patriota che difende a spada tratta gli interessi del suo paese.
Meloni sa che l’Italia ha un peso maggiore in questa tappa di trattative sulle nomine istituzionali dell’UE. Il governo italiano aspira a ottenere la vicepresidenza della Commissione Europea e un dicastero rilevante, che potrebbe includere il nuovo incarico di commissario alla Difesa o, chissà, anche qualcosa di ancora più prestigioso e centrale.
La Difesa potrebbe diventare un pezzo strategicamente importante del puzzle a Bruxelles, specialmente se con sufficiente portafoglio per gli acquisti, che rappresentano un premio enorme per i produttori di armi europei, settore nel quale l’Italia è molto forte.
D’altra parte, la prima ministra italiana sta cercando di bilanciare il ruolo del gruppo Identità e Democrazia nel gioco delle negoziazioni di coalizione. Il governo conservatore italiano ha bisogno di ampliare la piattaforma delle trattative sui posti più alti, per rafforzare i gruppi politici conservatori nel parlamento. Un’altra carta forte potrebbe essere quella di aggiungere allo schieramento gli eurodeputati di Viktor Orbán, che sono ancora senza gruppo dopo aver abbandonato il PPE nel 2021.
Il nuovo parlamento ha una chiara maggioranza di centrodestra, sebbene condizionata dal PPE e questa, dal punto di vista dell’esecutivo italiano, è un’eccellente opportunità per uno scontro con i socialisti dell’S&D e i liberali di Renew Europe, il gruppo del presidente francese Emmanuel Macron che ha perso 22 seggi dopo le ultime elezioni europee.
La volontà dei cittadini europei nell’ultima elezione è stata chiara: basta con le politiche ideologiche che attentano agli interessi dei lavoratori, basta con un’immigrazione incontrollata, basta con l’attaccare l’identità dei paesi.
Allo stesso modo, la volontà degli italiani è stata chiara: Giorgia Meloni ha ottenuto un risultato migliore rispetto alle elezioni politiche del 2022. Sfruttando questo rafforzamento e l’eccellente successo ottenuto nel G7, giocherà le sue migliori carte con un ruolo sempre più centrale a Bruxelles.
I prossimi giorni saranno incandescenti: i capi dei 27 Stati dell’Unione si incontreranno nuovamente a Bruxelles il 27 e 28 di giugno, con la speranza di arrivare ad un accordo soddisfacente prima della votazione in Parlamento del prossimo Presidente della Commissione, prevista per metà luglio.