L’odio non può e non deve trovare spazio nel confronto politico. Ciò che è accaduto a Milano è gravissimo.
La scritta “Spara a Giorgia” è un grave inno alla violenza, un manifesto eversivo che mina le basi del confronto democratico. È il risultato pericoloso di una cultura dell’odio alimentata da chi rifiuta il dialogo e incita alla rivolta contro lo Stato e le istituzioni.
Fatti gravissimi che continuano a ripetersi a ogni manifestazione e che sono il frutto di una pericolosa campagna di demonizzazione dell’avversario politico e delle donne e degli uomini in divisa.
A forza di gridare al pericolo antidemocratico del governo Meloni, incitare alla rivolta sociale e alzare i toni tutti i giorni come se fossimo in una guerra civile, era più che prevedibile che accadesse: in piazza i violenti hanno preso seriamente le parole dei vari piddini e post-grillini e hanno invitato a sparare al Presidente del Consiglio. Sono gesti che non vanno assolutamente minimizzati.
La scritta ‘Spara a Giorgia’ fatta sulla vetrina di una banca in piazzale Lagosta a Milano da un gruppo di manifestanti oggi durante il corteo nazionale pro Palestina, che ha registrato anche scontri con la polizia e la distruzione di alcune telecamere di sicurezza, testimonia a chiare lettere come la democrazia in Italia sia seriamente minacciata da questi rigurgiti di terrorismo. Siamo, ormai, al game over e bisogna smetterla con questi toni prima che qualche estremista dei centri sociali o ProPal passi dalle parole ai fatti.
In troppi continuano a scherzare con il fuoco.
All’epoca degli anni di piombo si cominciò con le scritte come queste in parallelo a toni pesanti nel confronto politico, poi qualcuno passò all’azione, poi arrivarono anche gli appelli dí intellettuali giornalisti e celebrità della sinistra che aizzavano all’odio. Tutti dovrebbero collaborare per non far ritornare le tragedie di quel periodo che provocò lutti e tragedie.