Domenica prossima, a Cornate d’Adda, Luisa Colombo riceverà il Premio Eccellenza Donna, un riconoscimento promosso da Fratelli d’Italia per valorizzare figure femminili che, con il loro lavoro e il loro esempio, offrono un contributo concreto alla società. Tra i partecipanti all’evento, anche il sottosegretario all’Istruzione Paola Frassinetti.
Luisa Colombo è un’artista e arteterapeuta specializzata in arte terapia clinica presso il MAPP – Botteghe d’Arte dell’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini dell’Azienda Ospedaliera Niguarda di Milano. Animatrice di atelier espressivi, è esperta nella conduzione di laboratori esperienziali basati sul metodo dell’arte terapia, con una specializzazione conseguita presso la scuola di arteterapia clinica Vitt3, Lyceum di Milano. Appassionata di pittura e di ogni forma di espressione creativa, utilizza l’arte come opportunità per trovare nuove forme di comunicazione ed espressione, legando il tutto al rispetto per le tradizioni, la cultura e l’ambiente, con particolare attenzione all’ascolto e alla cura della relazione con ogni singolo utente.
Nel suo libro Tutte le lacrime sono trasparenti, ha saputo trasformare storie di dolore e sofferenza in pagine cariche di emozione, offrendo uno sguardo profondo su vite segnate da abbandoni, rinascite e resistenze. Il suo libro è una raccolta di esperienze reali, un viaggio nell’anima di chi ha attraversato il buio e ha trovato la forza di risollevarsi.
Quale urgenza ti ha spinta a scrivere questo libro?
Questo libro nasce dall’ascolto, dall’incontro con vite segnate da esperienze forti, storie di dolore, ma anche di riscatto. Ho incontrato persone rifiutate, scartate dalla società, donne abusate, uomini distrutti dalle proprie scelte, e ho capito che in ognuno di loro c’era una scintilla, un’umanità profonda che meritava di essere raccontata. Scrivere queste storie è stato il mio modo per custodire le loro lacrime, perché che siano di gioia o di dolore, tutte le lacrime sono trasparenti, ed è proprio questo il filo conduttore del libro.
Il titolo è evocativo e richiama un concetto molto forte. Perché hai scelto questa immagine?
Perché le lacrime raccontano chi siamo in modo autentico. Non mentono, escono dagli occhi, la parte più sincera di noi, e attraversano ogni storia, ogni passaggio della vita. Le lacrime che ho raccolto in questo libro sono state di dolore profondo, di sconfitte, ma anche di speranza. Sono il segno di chi ha vissuto, di chi è sopravvissuto, di chi ha trovato la forza di ripartire.
Una parte importante del tuo libro è dedicata alla violenza sulle donne. Leggendolo, emerge una visione chiara: la violenza non è solo fisica, ma anche psicologica, invisibile agli occhi di chi non la vive. Quanto è importante raccontare queste storie?
È fondamentale. La violenza psicologica è la più subdola, perché ti annienta senza lasciare lividi visibili. Ti fa sentire inadeguata, sbagliata, dipendente dal tuo carnefice. Ci sono donne che hanno sopportato per anni insulti, umiliazioni, isolamento sociale, prima ancora di subire una mano alzata. Il libro racconta proprio questo: le voci di donne che hanno sopportato, ma che a un certo punto hanno trovato la forza di dire basta.
C’è un passaggio che mi ha colpito particolarmente, quando scrivi: «Quando il mostro che viveva dentro di lui si risvegliava, le sue parole mi ammazzavano, me le infilzava come unghie affilate dentro il cervello; mi succhiava la vita…». È una testimonianza potentissima. Quanto è difficile per una donna riconoscere che sta vivendo un abuso?
Difficilissimo. Perché spesso non c’è consapevolezza immediata. L’abuso inizia come un gioco di manipolazione, con frasi come: «Lo faccio per il tuo bene», «Sei mia», «Senza di me non sei nessuno.» È un lento processo di demolizione dell’identità, e quando la donna se ne rende conto, spesso è già prigioniera della paura, della dipendenza economica, della vergogna.
Nel libro racconti storie di donne che hanno trovato la forza di salvarsi. Cosa le ha aiutate a uscire dalla violenza?
La consapevolezza e il supporto. Spesso chi vive la violenza non si sente degna di aiuto, si convince di meritare il dolore. Ma poi arriva un momento, un segnale, un incontro che cambia tutto. C’è una storia che mi ha colpita particolarmente: una donna che dopo anni di soprusi ha avuto il coraggio di andarsene e mi ha detto: «Sto andando via verso una nuova vita, ce la farò, vero?» Quella frase riassume tutto: la paura, ma anche il coraggio di voltare pagina.
Domenica riceverai un premio importante. Cosa rappresenta per te?
Lo vedo come un riconoscimento non solo per me, ma per tutte le donne che ho incontrato, che hanno trovato il coraggio di rialzarsi. È un segnale che le loro storie contano, che parlare di violenza e resilienza serve a cambiare le cose. È importante che ci siano istituzioni, come Paola Frassinetti e Fratelli d’Italia, che danno spazio a questi temi, perché il cambiamento parte anche dalla politica, dalla scuola, dall’educazione.
Un’ultima domanda: se potessi dire una cosa a una donna che sta vivendo un abuso, cosa le diresti?
Di non restare sola. Di parlare, chiedere aiuto, denunciare. Anche se tutto sembra senza via d’uscita, esiste un mondo fuori dalla violenza, fatto di persone pronte ad ascoltare, ad aiutare. Nessuna donna merita di essere umiliata, picchiata, annullata. Meritiamo tutte la felicità, e nessuno ha il diritto di togliercela.