L’utero in affitto, un mercato dei bambini che compromette la dignità della donna

La procreazione è un diritto fondamentale dell’uomo, quale componente essenziale di realizzazione personale, familiare e sociale.

Lo sviluppo della scienza medica e l’aumento della sterilità hanno determinato l’affermarsi di una terza forma di filiazione, oltre a quella naturale ed adottiva: la cosiddetta filiazione artificiale, meglio nota come “assistita”.

Alla procreazione medicalmente assistita (PMA), poi, si aggiunge la gestazione per altri (GPA): in base a questa tecnica una donna si impegna su commissione a portare a termine una gravidanza e, dopo il parto, a consegnare il bambino o la bambina al committente, che sarà il genitore del nato.

Abbiamo così due figure: la madre genetica, che mette a disposizione gli ovociti, e la madre uterina, che porta avanti la gestazione e partorisce. Quest’ultima, quando si presta all’affitto del suo utero, si accorda con i committenti sul contributo alle spese mediche e sulla retribuzione per il servizio offerto.

Delicati sono i problemi che si pongono nel caso in cui una coppia di cittadini italiani faccia ricorso al fiorente mercato globale della surrogazione di maternità, avvalendosi di tale pratica nei Paesi che la ammettono e, successivamente, chiedendo alle autorità italiane il riconoscimento dei rapporti di filiazione costituitisi all’estero. Si ribadisce, infatti, che in Italia è vietato farvi ricorso.

Ad ogni modo, non si avranno problemi di negazione di diritti dei bambini, come alcuni esponenti delle opposizioni affermano. Tali dichiarazioni non corrispondono al vero, in quanto, in Italia, tutti i bambini hanno pari diritti, anche quelli nati mediante l’utero in affitto: possono essere registrati all’anagrafe, avere diritto all’assistenza sanitaria e al codice fiscale, esattamente come gli altri.

La difficoltà riguarda il riconoscimento dei genitori: una volta rientrati in Italia, solo il genitore biologico viene normalmente riconosciuto. Al contrario, non viene riconosciuto come genitore quello non biologico, anche se chiede di essere iscritto all’anagrafe come tale. Questo è stato specificato anche dalla recente circolare del Ministero dell’Interno, la quale ha acceso il dibattito sulla questione.

Dopo la manifestazione promossa dalle associazioni LGBTQ+ a Milano contro la suddetta circolare e lo stop della Commissione Affari Europei del Senato al certificato di filiazione europeo e le conseguenti polemiche, la Ministra Eugenia Roccella si è trovata a dover chiarire che l’utero in affitto non è nient’altro che un mercato di bambini.

Anche il Parlamento Europeo, nella risoluzione del 5 maggio 2022, ha condannato l’utero in affitto, considerandolo “inaccettabile”, perché costituisce una violazione della dignità umana e dei diritti umani.

Questa pratica compromette la dignità umana della donna dal momento in cui il suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono usati come una merce” e “prevede lo sfruttamento riproduttivo e l’uso del corpo per un ritorno economico o di altro genere, in particolare nel caso delle donne vulnerabili nei Paesi in via di sviluppo. È una pratica che va dunque contrastata con tutti gli strumenti per i diritti umani”.

Dietro la maternità surrogata, infatti, si nasconde un vero e proprio giro d’affari che coinvolge principalmente donne povere o, comunque, in condizioni economicamente disagiate.

Su questo tema, alcune parti politiche e alcune associazioni LGBTQ+ hanno cercato di far passare il messaggio che la battaglia di Fratelli d’Italia contro l’utero in affitto sia una battaglia contro le famiglie omogenitoriali.

In realtà, sono molti i dati da cui emerge chiaramente che il ricorso alla maternità surrogata è utilizzato in maniera maggiore dalle coppie etero: si tratta, pertanto, di una battaglia che Fratelli d’Italia conduce contro la pratica in sé, perché trasforma la vita in una merce ed umilia la dignità delle donne.

Già nella scorsa legislatura, Fratelli d’Italia ha presentato una proposta di legge, che aveva come prima firmataria Giorgia Meloni, per perseguire la maternità surrogata come reato universale, dunque anche se commesso all’estero: ad aprile 2022, la Commissione Giustizia della Camera aveva adottato come testo base presentato da Fratelli d’Italia, mai discusso in Aula, a causa della fine anticipata della legislatura.

Dunque, FdI ha presentato di nuovo la proposta di legge, che è stata calendarizzata dalla Commissione Giustizia di Montecitorio: la proposta consta di un solo articolo e prevede che “le pene stabilite dal presente comma – si riferisce il comma 3 dell’articolo 4 della legge n. 40/2004 – si applicano anche se il fatto è commesso all’estero”. Pertanto, se la legge venisse approvata, anche chi usufruisce della maternità surrogata all’estero verrebbe punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 300.000 a 600.000 euro.

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Manuela Cunsolo
Manuela Cunsolo
Laurea magistrale in Giurisprudenza, vive a Catania dove attualmente svolge la Pratica forense presso uno studio penale. Alle scuole superiori ha iniziato a fare volontariato in uno dei quartieri disagiati della sua città dando lezioni di doposcuola ai bimbi. Sempre il suo amore per i bambini l'ha spinta a diventare volontaria Abio presso i reparti di pediatria generale, oncologica e broncopneumologia del Policlinico di Catania per circa 10 anni. Il suo sogno è di diventare un avvocato penalista e una mamma.

1 commento

  1. L’articolo di Manuela Cunsolo mi pare molto chiaro e preciso.
    Voglio aggiungere solo una osservazione sintetica: avere figli non è un “DIRITTO”.
    E’ una scelta naturale che chi ne ha possibilità può fare (o non fare) e che giustamente una società che intenda guardare al proprio futuro è bene che tuteli e promuova.
    Ma non è un diritto.
    Fortunatamente nella nostra società – in Italia – non ci sono diritti sulle persone. La schiavitù o la compravendita di esseri umani o di diritti su esseri umani da noi non è legale, e spero non lo diventi mai.
    Il problema non è il falso e prevaricatore “diritto” di avere figli (cioè il diritto di persone su altre persone, quali sono i bambini!) ma la tutela dei bambini, che in tanti casi purtroppo si trovano – contro la loro volontà – in situazioni drammatiche di disagio e che giustamente lo Stato dovrebbe tutelare.
    Attraverso, ad esempio, l’adozione.
    Ma l’adozione è sottoposta ad una valutazione da parte dollo Stato dell’idoneità dei genitori, a favore della tutela del minore, non a soddisfazione del “diritto” genitoriale, che non esiste, o peggio alla valutazione soggettiva degli aspiranti genitori.
    Personalmente penso che le procedure per l’adozione di minori da parte di adulti responsabili e garanti della tutela dei bambini possano e debbano essere migliorate e non debbano necessariamente essere limitate a coppie eterosessuali coniugate, ma deve essere comunque una valutazione pubblica, non dei privati.
    Abbiamo dimenticato lo stato di schiavitù ricorrente di bambini orfani o abbandonati presi in casa da famiglie di sfruttatori? Torniamo a leggere i grandi romanzi dell’800, oppure anche solo la cronaca.
    Altrimenti torniamo al commercio di esseri umani, tristemente noto a chiunque rifletta sulla storia umana, superato purtroppo da non molto tempo nei paesi più civili, e oggetto oggi di ignobili attacchi da parte di lobbies di malfattori.

    Con affetto

    A.

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