Il presidente francese, Emmanuel Macron, è intervenuto venerdì scorso al vertice per un Nuovo Accordo Finanziario Globale a Parigi e ha chiesto di “riformare il sistema finanziario internazionale” ed installare una nuova “tassa globale sul carbone” per combattere il cambiamento climatico.
Macron sta già cercando di far approvare dal Congresso francese una nuova imposta nazionale sul patrimonio, pensata per finanziare la lotta al cambiamento climatico, ma ora il leader pretende che sia di portata globale, dal momento che molte aziende minacciano di traferirsi all’estero in caso di approvazione del nuovo balzello.
Inoltre, questo signore ha anche suggerito altre misure, come ad esempio una imposta sulle transazioni finanziarie e un carico fiscale aggiuntivo sui biglietti aerei, per aumentare il budget dedicato alle azioni per il clima.
“Sono favorevole alla tassazione internazionale per finanziare gli sforzi che dobbiamo fare per combattere la povertà e in termini di azioni per il clima (…) Non funziona quando lo fai da solo, i flussi finanziari vanno altrove”, ha detto il presidente francese.
Durante le sue osservazioni conclusive al vertice, Macron ha anche affermato che il club dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, con sede a Parigi, sarebbe un ambito appropriato per i negoziati, osservando che precedentemente l’OCSE è stato utilizzato come veicolo per raggiungere un accordo sui meccanismi di tassazione delle grandi multinazionali.
Misure come quelle proposte dal francese, del tutto slegate dalla realtà, non impediranno la migrazione delle imprese, che ovviamente cercheranno sempre di produrre in Paesi con carico fiscale inferiore. D’altra parte, se l’Europa approvasse questa imposta internazionale, si starebbe letteralmente sottomettendo alla Cina, proprio la nazione che più inquina e che non sembra nemmeno prendere in considerazione qualche tipo di misura che incida negativamente sulla sua produzione. Qualcuno riesce forse a immaginare la Cina o l’India accettando una tassazione internazionale sull’inquinamento? Quindi, applicando le “brillanti” idee di Macron, l’Europa riuscirebbe solo a distruggere le proprie aziende e dipendere in maniera irreversibile dai giganti asiatici.
La ricerca di misure che riducano l’inquinamento dell’ambiente, dell’acqua e del suolo, è logica e forse anche urgente. Ma se queste misure finiscono per distruggere posti di lavoro o la ricchezza di una nazione, sicuramente non sono la strada da percorrere. Nulla può e deve farsi senza trovare un equilibrio tra le due esigenze.
L’Europa sta attraversando una delle peggiori crisi della sua storia: quando ancora non era riuscita a riprendersi dalle conseguenze della pandemia, per di più si è ritrovata ai propri confini una guerra che ha stravolto i costi delle materie prime e della produzione. La creazione di nuove e maggiori tasse va nella direzione opposta alle soluzioni reali di cui i cittadini e imprese hanno bisogno in questo momento.
Candela Sol Silva
Parlare a suocere perchè nuora intenda…
Così si diceva – senza fare maschilismo, che Dio me ne guardi! – quando il vero bersaglio non è quello a cui si parla ma chi ci sta accanto.
L’idea di governare a colpi di tasse e leggi (la famosa abolizione della povertà per legge!) è sempre stata della sinistra e di ogni specie di demagoghi. Cosa passi nella testa del Sig. Macron potrebbe anche non importare, l’importante e che si bandisca dal sentimento comune tale idea di governo.
Si governa con il consenso e la ricerca del bene comune, non con l’imposizione di vessazioni ai “sudditi”.
Le imprese italiane sono in grado più del Sig. Macron di ricercare e attuare tecnologie tali da preservare e sviluppre la qualità dei prodotti e la tutela dell’ambiente, sia dia spazio alle imprese, anche combattendo con fermezza concorrenti sleali come Cina e consimili
Con affetto
Alessandro