“Vedo la decisione di Fidesz di lasciare il Partito Popolare come un gesto di difesa della democrazia. Per quanto possa sembrare contraddittorio a causa della passione della stampa occidentale di dipingere il primo ministro ungherese come un dittatore, egli continua ad essere colui che rappresenta il popolo che lo ha eletto. La democrazia all’interno di un paese può avvenire solo secondo la volontà dei suoi cittadini” ha detto Marco Gervasoni, storico contemporaneo italiano, professore all’Università del Molise, giornalista d’opinione per il quotidiano di centro-destra II Giornale, e membro di numerose organizzazioni conservatrici in un’intervista a Magyarnemzet.hu.
Ecco il testo tradotto.
Cosa pensa della decisione di ieri di Fidesz di lasciare il gruppo del Partito Popolare Europeo (PPE) e cercare una nuova direzione per la destra europea?
– Trovo la mossa del primo ministro Viktor Orbán una decisione notevole ed esemplare. È particolarmente importante per la destra conservatrice. Ad essere onesti, per me era incomprensibile che Fidesz fosse rimasto membro del PPE per così tanto tempo. Non mi riferisco solo ai crescenti conflitti, ma anche allo spostamento del gruppo verso sinistra. Molti dei loro membri non hanno nulla a che fare con la visione del mondo conservatrice. Pensate al partito di Angela Merkel che ha approvato il matrimonio omosessuale o ai molteplici partiti membri che sostengono l’immigrazione. Questi sono nettamente opposti alla forza politica guidata da Viktor Orbán, che rappresenta la protezione dell’identità nazionale ed europea, la famiglia tradizionale, le radici cristiane al centro di tutto, e mettere fine all’immigrazione illegale. È stato lui ad avvertire che la migrazione non è solo una questione di sicurezza interna, ma anche una fonte di conflitto civile.
Che effetto potrebbe avere la decisione ungherese sugli altri partiti membri del PPE?
– Vedo la decisione di Fidesz di lasciare il Partito Popolare come un gesto di difesa della democrazia. Per quanto possa sembrare contraddittorio a causa della passione della stampa occidentale di ritrarre il primo ministro ungherese come un dittatore, egli continua ad essere colui che rappresenta il popolo che lo ha eletto. La democrazia all’interno di un paese può avvenire solo secondo la volontà dei suoi cittadini. La cosiddetta democrazia internazionale non è possibile. Credo che le forze conservatrici europee, come Orbán, debbano lottare per l’importanza della democrazia, perché l’approccio globalista cerca proprio di privare i cittadini della possibilità di decidere. Vedo che la democrazia si difende anche rifiutando le interferenze del governo. Un parlamento nazionale non può accettare l’ordinamento giuridico dell’Unione europea senza riserve, ma questo è l’esatto obiettivo, aggirare il governo locale. Il ritiro di Fidesz potrebbe ispirare autocoscienza in altri partiti, e altri potrebbero andarsene – penso alle controparti ceca e slovacca per esempio.
Quali reazioni ha provocato questa notizia tra i politici italiani di centro-destra?
– I politici conservatori italiani sono d’accordo con la decisione, soprattutto considerando la possibilità che Fidesz possa entrare nel gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR) guidato da Giorgia Meloni. Il riconoscimento reciproco e l’amicizia tra la Meloni e Orbán è ben noto; si sono incontrati molte volte e si sono sostenuti a vicenda nei momenti difficili. Anche in questa occasione Giorgia Meloni ha assicurato al premier ungherese la sua solidarietà. Non c’è stata nessuna reazione da parte del partito di Forza Italia guidato da Silvio Berlusconi, cosa che personalmente mi è sfuggita visto il legame che da anni tiene uniti i due partiti. Il messaggio di compassione e amicizia del leader della Lega Nord, Matteo Salvini, al premier ungherese è stata una sorpresa inaspettata. Non era previsto perché il Governo di Draghi, di cui è recentemente entrato a far parte, rappresenta fortemente il percorso tecnocratico europeo.
Se Fidesz entrasse nel gruppo dei Conservatori e Riformisti europei, quali effetti avrebbe?
– Rappresenterebbe assolutamente una rinascita, data la sua posizione di partito forte e di governo con un primo ministro di alto profilo. Ogni volta che la sinistra ritrae qualcuno come un demone, significa chiaramente che sta facendo bene il suo lavoro. Sarebbe anche importante in senso geopolitico: l’equilibrio polacco-ungherese potrebbe attirare altri nella regione come i cechi e gli slovacchi, o anche gli sloveni e i croati, ma anche gli austriaci visto che sappiamo tutti che Kurz (come Orbán) si discosta dal PPE su molte questioni. Credo che alla fine il ritiro di Fidesz potrebbe rendere molte persone consapevoli del fatto che il PPE si è diviso e ha abbandonato da tempo i valori e la visione del mondo che originariamente rappresentava.