Nella giornata dell’Epifania di 44 anni fa, l’allora presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella veniva barbaramente ucciso mentre era alla guida della sua Fiat 132 con a bordo la figlia, la moglie e la suocera davanti la sua abitazione in via Libertà a Palermo. Era forte il suo impegno contro la mafia, nella ricerca di una Sicilia “con la carte in regola”. A stringersi nel ricordo del martire della mafia, anche il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni tramite un comunicato. “L’Italia onora oggi la memoria di Piersanti Mattarella, ucciso dalla mafia il 6 gennaio 1980 a Palermo. È uno dei tanti eroi che, con il loro coraggio e la loro integrità, hanno insegnato al popolo italiano che è possibile combattere la criminalità organizzata; e occuparsi della cosa pubblica senza cedere al puzzo del compromesso morale”. L’impegno del governo è forte in fatto di anti-mafia: più volte Giorgia Meloni ha ricordato i suoi inizi da militante, quando ha deciso di entrare nel mondo della politica all’indomani della terribile stagione di stragi mafiose ai danni in particolare dei giudici Falcone e Borsellino. E si è detta più volte fiera che il primo atto emanato dal suo governo è stata la riconferma del carcere ostativo per i mafiosi. “Sono trascorsi – ha continuato il Presidente del Consiglio – quarantaquattro anni dal suo sacrificio ma il tempo non ha scalfito minimamente la forza dell’esempio di Piersanti Mattarella. Anche nel suo nome perseguiremo il nostro impegno quotidiano liberare, una volta per tutte, la nostra Patria del cancro mafioso”.
A commentare la figura di Mattarella anche Chiara Colosimo, presidente della Commissione antimafia: “Uomo delle istituzioni – scrive su X – che, per coraggio e caratura morale, rappresenta ancora oggi un esempio per le nuove generazioni”. Proprio nell’impegno nella difesa delle giovani generazioni deve esplicarsi l’impegno del governo, che già sul modello Caivano sta lavorando per il risanamento delle sun-società che ruotano intorno agli apparati mafiosi. Allo Stato e al governo spetta un lavoro a cui, però, nessun attore in campo deve sottrarsi. “Come ho avuto modo di dire – conclude Colosimo – nel mio insediamento, nella Patria di Don Pino Puglisi, sotto la guida di un Presidente della Repubblica che ha conosciuto il dolore della perdita di un fratello per mano della mafia, nessuno può sentirsi indifferente al cospetto di questa sfida”.