Migranti, i dati Istat danno ragione a Meloni: crollano i permessi di soggiorno

La scorsa settimana l’Istat ha rilasciato i numeri sui “cittadini non comunitari in Italia” in riferimento al 2023, quando l’inasprimento delle politiche migratorie del Governo Meloni si è fatto sentire prepotentemente rispetto al recente passato. E non solo in tema di sbarchi.

Maggior controllo delle frontiere

Se, infatti, gli arrivi sulle nostre coste, dall’estate di quell’anno, sono sensibilmente calati, con un netto -65% registrato nel 2024 grazie all’entrata in vigore della fitta rete di accordi siglati dal governo italiano e i Paesi di origine e di transito dei flussi, un ruolo fondamentale nella diminuzione degli ingressi irregolari di cui parla anche l’Istat è ricoperto soprattutto dal rafforzamento generale delle frontiere. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, è intervenuto oggi da Zapresic, in Croazia, per la quinta riunione trilaterale con gli omologhi croato e sloveno: da lì, il titolare del Viminale ha spiegato che “nonostante il nostro obiettivo sia quello di ridare piena operatività al sistema Schengen, è innegabile che il temporaneo ripristino dei controlli alle nostre frontiere abbia prodotto un effetto deterrente degli ingressi irregolari. Per quanto riguarda l’Italia – ha detto Piantedosi –, dal 21 ottobre scorso sono stati rintracciati in ingresso al confine con la Slovenia circa 4.900 migranti irregolari (-50% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno). Delle oltre 1600 persone denunciate a seguito dei controlli, 262 sono state arrestate, di queste 135 per favoreggiamento della immigrazione clandestina”.

Calo dei permessi di soggiorno

Una stretta convinta, quella del Governo Meloni, contro chi valica illegalmente i nostri confini. Una stretta che si evince anche dalla riduzione dei permessi di soggiorno rilasciati. In tutto sono circa 330mila, ma il calo più sostanzioso è quello dei permessi di soggiorno per asilo e protezione internazionale: una diminuzione che, secondo l’Istat, è del 47,6%, passando dai 200mila permessi del 2022 ai circa 106mila permessi rilasciati nel 2023. Un calo nel rispetto della lista dei Paesi sicuri che il governo stila ogni anno e in cui rientrano Stati quali la Tunisia e il Bangladesh, dai quali partono i flussi più numerosi: in questo modo, le autorità possono rimpatriare in breve tempo i migranti che, provenendo da questi Paesi, varcano irregolarmente le frontiere italiane. In questo contesto rientra anche l’accordo tra Italia e Albania, con la creazione delle due strutture sulle coste albanesi che ospiteranno proprio i migranti maschi irregolari provenienti dai Paesi considerati sicuri e inseriti nella lista. Del calo dei permessi di soggiorno, va ricordata anche la diminuzione del 42,2% dei permessi di soggiorno per lavoro, che sono l’11% del totale. Entrare in Italia, dunque, non è più una barzelletta.

Smacco alla sinistra

I dati Istat hanno anche dato uno smacco, speriamo definitivo, alla sinistra in tema di cittadinanze. Sinistra che ha deciso di inventarsi una nuova trovata referendaria: la riduzione del tempo di permanenza sul suolo italiano necessario per richiedere la cittadinanza, da 10 a 5 anni, e trasmetterla automaticamente alla prole di età inferiore ai 18 anni. Una trovata che, per molti, appare più un modo per garantirsi, in un futuro prossimo, una base elettorale più ampia: offrire ai migranti l’ambita cittadinanza in tempi molto più celeri in cambio di voti, sostanzialmente. A obiettare che l’Italia è uno dei Paesi che concede il maggior numero di cittadinanza in Europa, spesso si viene accusati di razzismo. Ma l’Istat parla chiaro: nel 2023, il numero di cittadinanze concesse è di 213mila, di cui il 92% è per cittadini precedentemente non comunitari. È, questo, il valore più alto dagli ultimi 13 anni, in aumento del 78% rispetto al pure vicino 2021. Numeri, dunque, che confermano qual è l’intento dell’esecutivo: con il Governo Meloni è iniziata una nuova fase per l’immigrazione clandestina e il business dei trafficanti di esseri umani, una fase di contrasto e pugno duro. Non è un caso che mezza Europa guarda con interesse al modello italiano, fatto di controlli, lotta agli ingressi irregolari e accordi internazionali. Il concetto è chiaro: in Italia si può entrare soltanto per vie legali.

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