Da mesi, gli sbarchi in Italia da parte di migranti irregolari hanno subito un drastico calo. Dall’autunno scorso per la precisione, nel periodo incluso tra settembre e ottobre scorso. Giusto il tempo di far entrare in vigore il Memorandum d’intesa con la Tunisia, siglato l’estate scorso a Cartagine tra l’Unione europea e il governo di Tunisi sotto la spinta propulsiva e decisiva dell’Italia che, in questi mesi, ha svolto un ruolo fondamentale dal punto di visto della cooperazione strategica sul tema dell’immigrazione.
L’approccio fallimentare della sinistra
Da quando il Governo Meloni si è insediato nell’ottobre del 2022, infatti, molte cose sono cambiate sotto questo punto di vista: l’approccio ultra-immigrazionista, di totale apertura, di illimitato favore agli ingressi irregolari, quell’approccio applicato dalle sinistre al governo, che favoriva cooperative, Ong e pure le attività criminali di traffico di esseri umani (sono ampiamente risaputi i casi in cui le Ong aspettavano gli scafisti ai confini del mare internazionale, presumibilmente celando un accordo precedente); quell’approccio che ha reso difficile dunque fare integrazione e ha ridotto interi quartieri in pericolose banlieue, ha subito dunque un drastico stop. E se per i primi mesi è stato complicato contenere il boom che proveniva dai Paesi sub-sahariani, specialmente a causa della forte instabilità politica della zona, delle potenze straniere che minavano in questo modo la stabilità dell’Italia e del continente, e della mancanza iniziale di cooperazione.
Accordi e cooperazione
Ma poi, giorno dopo giorno, la cooperazione è arrivata. Il Piano Mattei si sta allargando sempre di più e da progetto ambizioso ma vuoto di contenuti, come criticava inizialmente la sinistra, si è trasformato nel programma di investimenti più importante per l’Africa, ricevendo l’appoggio della stessa Unione europea, dei Paesi africani, delle organizzazioni internazionali del continente, di investitori internazionali e persino dell’ultimo G7 a guida italiana. E assieme al Piano Mattei, che già si sta sviluppando nei Paesi del Nord-Africa (soprattutto nella stessa Tunisia, dove tra marzo e aprile ci sono stati altri importanti bilaterali tra gli esponenti del nostro governo e i loro omologhi tunisini), il nuovo approccio cooperativo ha portato ad altri risultati: si è già ricordato il Memorandum d’intesa dello scorso luglio a Cartagine; la proroga dell’accordo con la Libia, un nuovo accordo con l’Egitto, il patto di collaborazione con l’Albania. Tutti risultati che, nel corso dei mesi, sono serviti a costruire quella fitta rete di cooperazione che dimostra semplicemente una cosa: nessun governo precedente è stato così attivo e attento in fatto di politiche migratorie.
Partenze in calo del 30%
Quello che la sinistra ancora non ha capito è che favorire lo sviluppo dell’Africa e bloccare le partenze di migranti irregolari, non è per nulla una forma di razzismo “legalizzato”. In primis, si tutelano gli interessi degli stessi migranti, che non sarebbero più oggetto delle organizzazioni criminali, non andrebbero più incontro alla morte nella traversata del deserto e del Mediterraneo, non si ritroverebbero nel disagio di vivere in uno Stato straniero che, per una questione pratica di capacità, di mezzi, non lo integrerebbe, avendo così la possibilità di contribuire allo sviluppo della propria Patria. In secondo luogo, si tutelano gli interessi degli italiani, che non vedrebbero più interi quartieri nelle mani di migranti, spesso reclutati dalle mafie. Per questo, i vari accordi sono un bene, e danno i frutti sperati. I dati emanati dalla Garde Nationale tunisina parlano chiaro: nel solo ultimo weekend, quindi in due giorni di lavoro, le autorità di Tunisi hanno bloccato 59 viaggi, circa 1800 migranti. Recuperate due persone morte in mare, fermate ben 24 persone sospettate di essere contrabbandieri di vite umane. Nei primi 5 mesi del corrente anno, Tunisi riporta che sono state 1041 le partenze fermate, per un totale di 30mila migranti. Il 30% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In calo anche le morti in mare: 462 nel 2024, 714 nello stesso periodo del 2023. Numeri che ci chiariscono una cosa: la strategia cooperativa di Giorgia Meloni funziona e bisogna continuare su questa strada, affinché il Mediterraneo non sia più il triste cimitero di migliaia di vite umane.