Migranti, Meloni promuove il dialogo europeo: partecipano anche i socialisti, sinistra italiana isolata

Entra nel vivo l’accordo tra Italia e Albania. Non solo perché i due centri per i rimpatri costruiti sulle coste albanesi sono ormai operativi, ma soprattutto perché l’interesse europeo sul modello è palpabile: hanno dimostrato di voler seguire l’esempio italiano non solo diversi Stati membri, ben quindici quelli che inviarono alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen la lettera in cui si chiedeva all’Europa di dotarsi di strumenti innovativi simili a quello italiano. Anche la stessa Unione europea, visibilmente spostata a destra su questo tema dopo le elezioni comunitarie di giugno, vuole aprirsi a nuove strade: non è un caso se è stata la stessa presidente von der Leyen a citare il protocollo d’intesa tra Italia e Albania nella lettera inviata ai capi di Stato e di governo che ha anticipato il Consiglio europeo di oggi.

Meloni e l’Italia sono presi a modello da mezza Europa, e lo conferma la grande partecipazione all’incontro informale sul tema dell’immigrazione a Bruxelles, riunitosi da diversi minuti: oltre ai promotori della riunione, Italia, Olanda e Danimarca, ci sono i rappresentanti di Austria, Cipro, Polonia, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Malta, Slovacchia e Commissione europea. Arrivando all’incontro, il premier danese, Mette Frederiksen, ha ritenuto “molto positivo che un gruppo di Paesi si sia riunito qui in tempi molto brevi. Siamo stati io, Meloni e il nuovo Primo Ministro olandese a prendere l’iniziativa” per “portare avanti questa agenda. Ora ci sono dei cambiamenti. Finalmente e per fortuna. L’Europa ha urgentemente bisogno di rafforzare le frontiere esterne e di rimpatriare le persone che non hanno alcun diritto di stare in Europa”.

Il dialogo che affossa la sinistra italiana

Mette Frederiksen, 46 anni, nativa di Aalborg, in Danimarca. È premier del suo Paese dal 2019 con due governi differenti, il secondo dei quali è in carica dal dicembre 2022. È leader dei socialdemocratici e milita nel gruppo europeo S and D, il gruppo dei socialisti europei. Non c’è barriera ideologica che tenga: la cooperazione tra Stati va avanti, su un tema che richiede dialogo e largo consenso. Chi mostra ancora distanze e freddezza ideologica, oggigiorno, su tematiche così ampie, non è capace di essere leader. Nel gruppo dei socialisti europei milita anche il Pd che, a differenza dei cugini europei, continua a rinchiudersi e criticare un accordo, quello con l’Albania, che ha ormai ottenuto l’avallo generale dell’Europa e dei suoi Stati. E mentre a Bruxelles si discute seriamente di come optare per nuovi modelli innovativi, per lo spostamento dei clandestini in Paesi fuori dalla Ue in attesa del loro rimpatrio, arriva la comunicazione, via social, di Riccardo Magi, segretario di +Europa: “Appena arrivato in Albania con i colleghi parlamentari Paolo Ciani e Rachele Scarpa per una ispezione ai Cpr aperti dal governo in Albania. Una vergogna italiana, europea, oserei dire terracquea”. Un esempio di come l’opposizione italiana sia completamente fuori contesto. Fuori dalla realtà.

A dire il vero, in Europa si studia anche altro, sempre alla ricerca del dialogo e della cooperazione, specie dopo che i maggiori leader del progressismo europeo hanno iniziato a tirarsi indietro e a rivedere le proprie politiche migratorie, quando hanno visto che il modello del multiculturalismo fallisce di giorno in giorno e che un’alternativa è possibile. C’è il dialogo, ad esempio, tra Francia e Italia, tra i rispettivi ministri dell’Interno, Bruno Retailleau del governo Barnier e Matteo Piantedosi: l’incontro, a cui parteciperà anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani, a Ventimiglia, è previsto domani, con i quattro che parleranno del controllo delle frontiere. C’è tutta l’intenzione per unirsi e per collaborare, ora che persino la Francia vuole fermare gli ingressi irregolari.

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