Mille e uno follie della sinistra in Europa: il voto per fermare le derive green e woke

Eco-follie, derive di ogni genere, proposte indecenti e la volontà di favorire interessi lontani da quelli del popolo. Negli ultimi anni, l’Unione europea ci ha abituato un po’ a tutto: a volte a proposte al limite del ridicolo, degne di Stati super vessatori e non compatibili al quel pensiero liberista al quale i vertici di Bruxelles dicono di ispirarsi; altre volte, si tratta di vere e proprie derive che rischiano di lasciare pesantemente il segno sulla nostra società e sulla nostra economia, di distruggere interi comparti lavorativi. Ora tutto si baserà sulla scelta di quei 51 milioni di italiani pronti a recarsi alle urne. Fa però paura l’astensionismo, che rischia di nuovo di formare il partito più numeroso di tutti. Un vero nemico della democrazia e in questo caso dell’interesse nazionale: non recarsi a votare significa rimettere nelle mani degli altri la scelta sul futuro di noi stessi, significare lasciare che siano gli altri a decidere per noi.

Un’Europa che rema contro

La questione qui è molto più importante, perché si tratta di incidere su quei vertici comunitari che poi avranno una pesante influenza sulle scelte dell’Italia. Lo ha ben spiegato Giorgia Meloni: lavorare con un’Unione europea che rema contro gli interessi della Nazione, può essere un bastone fra le ruote per quella volontà di Fratelli d’Italia di superare il sistema di potere della sinistra. E un esempio lampante di quanto detto, è ciò che sta accadendo con la questione dell’assegno unico: una misura fondamentale a difesa della natalità e della famiglia che, tuttavia, ha costato all’Italia l’apertura di una procedura di infrazione da parte dell’Unione europea, contestando i due requisiti richiesti per ricevere il sussidio, quello della residenza sul suolo nazionale da due anni e quello della convivenza. Conferma, questa, che l’Unione europea ha una visione totalmente lontana da quella in difesa della famiglia sostenuta dal Governo Meloni. Conferma che il peso specifico di Bruxelles sulle scelte nazionali non è di poco conto.

La soluzione: l’Europa dei conservatori

È diverso allora avere un’Unione europea favorevole alle scelte del Governo. Ma abbiamo visto che negli ultimi anni non è stato così, a partire dalla questione del Green Deal e della transizione ecologica, emblema, più di tutti, delle derive seguite da questa Commissione europea. L’obiettivo è ridurre le emissioni al 55% entro il 2030, obiettivo difficile con pesanti ripercussioni sulla nostra società, limitazioni economiche e produttive, come quella sulle case green e sullo stop alla produzione di automobili con il motore endotermico dal 2035. E ancora, sul tema immigrazione: nell’ultimo anno e mezzo, l’Italia sembra aver risvegliato le coscienze anche dei socialisti europei, ma in realtà un reale cambiamento, per superare le politiche dell’immigrazione senza sosta, si potrà avere soltanto dopo il voto. Sul lato dei diritti civili, poi, la volontà della sinistra europea è di cedere alle teorie woke, di dare spazio all’aborto tra i diritti fondamentali dell’uomo e a non fare nulla contro la denatalità cronica che vive l’Occidente. In materia internazionale, forse il più importante dei quesiti: l’Europa al momento non può essere considerata una potenza militare e compare all’interno dell’Alleanza atlantica come una figura marginale. E non c’è da stupirsi se l’Oriente adesso cerca di allargarsi facendo pressione proprio sui confini europei: a est, attraverso l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia; a sud, con l’immigrazione incontrollata e le crisi dei Paesi sub-sahariani; in Medio Oriente, con un’instabilità politica sempre più pressante. Insomma, l’Unione europea rischia di sprofondare sotto i colpi delle politiche della sinistra e di portare con sé anche i suoi Stati membri. Un’Europa forte potrà essere soltanto quella che riuscirà a riscoprire il suo ruolo fondamentale all’interno degli equilibri mondiali: è l’Europa dei conservatori.

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