Monfalcone, debacle e bocciatura netta per il partito islamico: stravince il centrodestra

A Monfalcone, il partito islamico ha fatto flop nonostante il fortissimo battage pubblicitario orchestrato dagli inviati dei giornaloni nazionali che tifavano apertis verbis per il candidato islamico di Italia Plurale. Attese e speranze che sono state sonoramente bocciate dagli elettori L.
Nella cittadina friulana, l’esito del voto è al rush finale. Mancano solo dieci sezioni da scrutinare. Luca Fasan (centrodestra) può già brindare: ha il 70,9% delle preferenze tra i candidati a sindaco.
Deluso Diego Moretti (centrosinistra), fermo al 26,1%. Bou Konate sotto il 3% (2,94%).Il candidato di Soumahoro ha intanto convocato una conferenza stampa a
perché, scrive, “indipendentement dal risultato finale, è giusto parlare con tutte le monfalconesi e tutti i monfalconesi per ringraziarli”. Sono meno di 300 i voti recuperati da Konate quando lo scrutinio ha raggiunto la metà del totale. In conferenza è stata annunciata la presenza anche di Soumahoro. La prima lista per numero di voti è la Lega, segue quella di Anna Maria Cisint, sindaco uscente, poi quella di Fratelli d’Italia e Forza Italia.

Monfalcone dice No al partito delle moschee

“Grazie a tutti i miei concittadini per questo ulteriore straordinario risultato che dimostra che Monfalcone vuole continuare la strada del buon governo e del rinnovamento intrapresa nel 2016, ma soprattutto mostra la vicinanza della città per la battaglia che ho intrapreso per la salvaguardia della nostra identità e della nostra cultura”, ha scritto Anna Maria Cisint in una nota diramata dopo la vittoria schiacciante del candidato di centrodestra. Sindaco uscende di Monfalcone, oggi europarlamentare, Cisint si è spesa con grande energia in questa campagna elettorale e ha sottolineato che la sinistra “anziché parlare di programmi e scelte per il futuro, ha voluto trasformare questo voto amministrativo prima di tutto in un referendum contro le politiche legalitarie e di sicurezza che sono alla base della trasformazione del nostro territorio.
Fin qui la cronaca elettorale. Ma il “caso” Monfalcone resta. Con il suo ancestrale campanello d’allarme.
La politica,infatti, deve smettere di voltarsi dall’altra parte. Serve una legge che vieti espressamente partiti religiosi che non riconoscano la supremazia della Costituzione italiana e dei valori occidentali. Serve un controllo reale su cosa si insegna nelle moschee. E serve, soprattutto, il coraggio di dire che l’Italia è cristiana. Lo è nella sua arte, nel suo paesaggio, nel suo diritto, nella sua cultura e nel cuore della sua gente.
Difendere le radici cristiane della nostra nazione non è un atto di chiusura: è un dovere morale verso chi ha costruito questo Paese, combattuto per la libertà e dato la vita per una civiltà che ora rischiamo di perdere per paura di apparire “intolleranti”.

Serve un argine contro l’islamizzazione politica 

Siamo di fronte a un campanello d’allarme che suona forte e chiaro, ma che troppi fingono di non sentire. Perché quando una comunità straniera, in gran parte islamica, organizza una forza politica autonoma, non sta cercando integrazione: sta cercando potere. Sta cercando rappresentanza per imporre visioni e valori che nulla hanno a che fare con la nostra identità, con le nostre leggi, con la nostra storia.
Chi oggi si scandalizza per questa denuncia è lo stesso che per anni ha tollerato l’arrivo di masse senza alcun processo serio di integrazione, in nome di un globalismo vuoto e di un multiculturalismo che ha già fallito in tutta Europa. I risultati? Ghetti etnici, poligamia nascosta, donne sottomesse, imam che predicano in arabo contro i “costumi infedeli” dell’Occidente. E ora, pure un partito.
In tutto questo, chi difende l’Italia? Chi difende la famiglia naturale, la donna libera, i nostri bambini che crescono in una scuola dove non si può più dire “Buon Natale” per non offendere qualcuno?
Il diritto di famiglia italiano, fondato sulla parità tra uomo e donna, sulla monogamia e sulla libertà individuale, è incompatibile con certe derive islamiche che alcuni, anche in Italia, tollerano in nome del rispetto culturale. No, non può esserci rispetto per chi vuole sostituire le nostre leggi con regole tribali e religiose.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
Giovanni Curzio
Giovanni Curzio
Giovanni Curzio, 21 anni, napoletano, studente alla facoltà di Giurisprudenza della Università degli Studi Suor Orsola Benincasa. Da sempre è appassionato di giornalismo sia di cronaca che sportivo. Collabora anche con agenzie di stampa ed emittenti radiofoniche e televisive della Campania.

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.