“Muore giovane chi è caro agli dei”: in ricordo di Sergio Ramelli

Milano, 29 aprile 1975. Sergio Ramelli, diciannovenne milanese, esala l’ultimo respiro.

“Muore giovane chi è caro agli dei” avrebbe detto Menandro. Però, in quegli anni di ideali, politica e tragedie, morire giovani, accadeva fin troppo spesso.

Ramelli è un militante del Fronte della Gioventù, associazione giovanile del Movimento Sociale Italiano. Frequenta l’Istituto tecnico Ettore Molinari di Milano. Esprime pubblicamente e liberamente le sue posizioni politiche. Del resto, lo stesso fanno anche altri studenti, sebbene, spesso, dal versante politico diametralmente opposto a quello di Sergio.

Un giorno, il professore di lettere assegna ai suoi alunni un tema di attualità. Sergio decide di svolgerlo condannando apertamente le Brigate Rosse, organizzazione facente capo alla sinistra extraparlamentare, che sarà successivamente riconosciuta come terroristica.

Vi aggiunge anche un giudizio negativo nei confronti della classe politica di quel periodo, che non aveva espresso nessun cordoglio istituzionale per la morte di due militanti padovani del Movimento Sociale, rimasti uccisi l’anno precedente proprio durante un assalto delle Brigate Rosse.

A causa di questo tema, Ramelli diviene oggetto di vessazioni di vario genere, poste in essere da un gruppo di studenti del Molinari, rappresentanti di Avanguardia Operaia: per questa ragione Ramelli lascia l’istituto, iniziando a frequentarne uno privato.

Nel frattempo, prosegue con l’impegno politico e con la militanza, fino al 13 marzo 1975: quel pomeriggio, infatti, viene aggredito sulla soglia del portone di casa proprio da un gruppo di Avanguardia Operaia. Viene colpito ripetutamente alla testa con una chiave inglese hazet-36 e lasciato a terra moribondo.

Dal quel 13 marzo trascorrono esattamente 48 giorni, durante i quali Sergio alterna momenti di coma a momenti di lucidità, fino alla morte.

Negli anni ’70, un ragazzo etichettato come “fascista”, a volte, non trova pace nemmeno da morto: il feretro del giovane militante arriva in chiesa quasi di nascosto, perché le autorità locali vietano il corteo funebre. Peraltro, gli estremisti di sinistra minacciano di usare chiavi inglesi anche per colpire eventuali partecipanti.

I responsabili sono stati identificati dieci anni dopo l’accaduto e, dopo un’iniziale condanna per omicidio preterintenzionale in primo grado, sono stati riconosciuti colpevoli di omicidio volontario al termine dei tre gradi di giudizio del processo, durato da 1987 al 1990.

Oggi, Sergio Ramelli – commemorato per la prima volta in Senato dal Presidente La Russa lo scorso ottobre – riposa nella tomba di famiglia presso il Cimitero maggiore di Lodi.

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Federica Ciampa
Federica Ciampa
Romana classe 1995. Da sempre appassionata di politica, si laurea in Giurisprudenza. Dopo aver lavorato in diversi think tank legati al mondo della politica e delle istituzioni, attualmente fa parte dell'Ufficio Studi di Fratelli d'Italia.

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