Quando si dice che “la sinistra litiga su tutto”, non è mica un’iperbole: è la verità. Litigano tra loro i partiti di sinistra, come successo per le elezioni in Abruzzo o peggio ancora come sta succedendo in Basilicata, oppure litigano all’interno dello stesso partito. Il risultato è lo stesso: viene a crearsi una telenovela per cui anche perdersi solo una notizia genera uno spaesamento enorme. E, a quanto pare, neppure la Pasqua è stata capace di rasserenare gli animi tra le file dei dem.
Per le elezioni europee, la telenovela è già nel suo pieno e fino al finale di stagione, previsto per il 9 giugno, sono previsti tanti altri colpi di scena. E forse, il colpo di scena più importante è quello di cui stiamo per parlare. Tutto da rifare: la strategia di Elly Schlein di candidare civici (o meglio civiche) è fallita, distrutta dalle proteste dei bonacciniani, pesantemente esclusi dalle liste, e dalle femministe dem, in rivolta per essere state le grandi penalizzate dell’ideona di Schlein.
Tutto in frantumi, dunque, pure la volontà di riunificare un partito logorato da una selvaggia guerra interna: un anno di dialogo intenso non è bastato a placare la guerra tra le correnti interne, tra filo-bonacciniani e fedelissimi di Schlein, distruggendo in poche ore il lavoro “diplomatico” svolto negli ultimi mesi.
L’ideona di Schlein era nata così: per ridare linfa a un partito a caccia disperata di voti e, al contempo, sbaragliare la forte concorrenza interna, l’italo-svizzera aveva espresso l’intenzione di proporsi come prima scelta in tutte le liste. Nessun segretario dem era mai giunto a cotanta tronfiezza, e infatti subito ha dovuto fare un passo indietro. La seconda ideona non era delle migliori: candidarsi come terza in tutte le circoscrizioni e, in prima fila, piazzare donne non appartenenti al mondo della politica e apprezzate dai progressisti.
E così, la rivolta delle dem, le più penalizzate dalla scelta di Schlein (Schlein la femminista) ha sortito gli effetti sperati. E ha alzato la voce anche Bonaccini, il grande escluso, che ora potrebbe guidare la lista nel Nord est, mentre Schlein verrebbe relegata a prima scelta solo nelle Isole. Insomma, è il solito caos provocato dall’alto tasso di litigiosità del Partito Democratico, logorato dal fuoco amico e soprattutto da un centrodestra che, più è alta la volontà di descriverlo come rotto e finito, più si unisce e vince.