Nessuna lavata di capo. Governo Meloni e FMI sono in perfetta sintonia

Il Fondo Monetario Internazionale ha avvertito l’Italia circa il proprio debito pubblico, che necessita di un piano per la riduzione. Non si tratta, per così dire, di una notiziona perché il Fmi fa anzitutto e semplicemente ciò che è deputato a fare, ovvero occuparsi di soldi e di come essi vengono gestiti dai vari Stati del mondo.

È giusta la vigilanza in merito ai debiti delle Nazioni perché se si supera una certa soglia di guardia i rischi possono essere tanti e drammatici, dalle ricadute negative sulla crescita economica all’affacciarsi dell’insolvenza da parte della pubblica amministrazione. Questo è proprio uno di quei momenti in cui l’attenzione circa le capacità economico-finanziarie degli Stati è massima.

Anche una potenza globale come gli Stati Uniti d’America ha le sue difficoltà in tema di debito pubblico, ed è stato appena scongiurato il default attraverso un accordo fra repubblicani e democratici. L’intesa raggiunta prevede, grazie all’input della opposizione repubblicana, una serie di misure strutturali che possano consentire un contenimento a lungo termine e una graduale riduzione del debito americano, anche perché non si può arrivare ogni due anni puntualmente sul ciglio del default, evitato poi in extremis da un compromesso al cardiopalma.

Tornando in Italia, siamo tutti consapevoli, dal semplice cittadino a chi governa la Nazione, della entità del debito tricolore, quindi il normale richiamo del Fmi non è materiale da scoop giornalistico. Ma il Governo Meloni non è soltanto cosciente della situazione dei conti pubblici italiani, bensì è già al lavoro, da prima del messaggio inviato dal Fondo Monetario Internazionale, per ridurre le passività dello Stato e riequilibrare la spesa, soprattutto quella improduttiva. Solo con un radicale risanamento economico-finanziario è possibile attuare incisivi tagli di tasse, altrimenti continueremmo a trovarci di fronte il solito cane che si morde la coda.

Finora è stato proibitivo anche solo tentare di mettere mano al carico fiscale gravante su cittadini e imprese perché il peso del debito pubblico e della spesa ha sempre sbarrato la strada ad un alleggerimento delle imposte, complice l’immobilismo dannoso di molti governi. Invece, l’attuale Governo presieduto da Giorgia Meloni non intende tirare a campare e, fin dal proprio insediamento, si è posizionato nel giusto sentiero della revisione della spesa e della progressiva diminuzione della imposizione fiscale. È già realtà quella necessaria inversione di rotta rispetto al “tassa e spendi” a cui ci avevano abituato gli esecutivi di centrosinistra, tecnici o ipotecati dal pauperismo pentastellato.

Il Reddito di cittadinanza targato M5S è stato riformulato al fine di aiutare socialmente chi ha davvero bisogno e di impedire che lo Stato distribuisca soldi a pioggia senza controllo, così come è stato eliminato il cosiddetto bonus edilizia, affinché le ristrutturazioni di pochi non vadano a gravare sulla collettività. La crescita economica italiana, certificata anche dallo stesso Fmi, che vede il Pil tricolore progredire del 1,1 per cento nel 2023 e nel 2024, sta sottolineando come l’azione del Governo Meloni sia nel giusto. Anche i risultati elettorali, come è successo alle recentissime Amministrative, invitano il Governo a proseguire nella direzione tracciata sin dall’inizio.

Di fatto, c’è piena sintonia fra il monito del Fmi e quanto sta facendo ogni giorno il Governo Meloni, e chi parla di strigliata o lavata di capo, (i soliti giornali che ormai non ne imbroccano più una, comprese le previsioni relative agli ultimi ballottaggi), fa solo propaganda.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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