Su proposta del ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Antonio Tajani, e del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge per il quale “i discendenti di cittadini italiani, nati all’estero, saranno automaticamente cittadini solo per due generazioni: solo chi ha almeno un genitore o un nonno nato in Italia sarà cittadino dalla nascita”. Prima di questo decreto, poteva ottenere la cittadinanza qualunque discendente che avesse almeno un antenato italiano, senza limitazioni di tempo, sempre e quando potesse dimostrare che la “linea di sangue” con suddetto antenato non si fosse mai interrotta.
La riforma della cittadinanza introdotta con il decreto legge 28 marzo 2025 n. 36 ha modificato profondamente le regole per l’acquisizione della cittadinanza italiana per discendenza, con l’obiettivo di ridurre automatismi e abusi.
Limitazione generazionale dello ius sanguinis
Una delle modifiche principali riguarda la trasmissione della cittadinanza per discendenza:
– La cittadinanza automatica sarà riconosciuta solo a chi ha almeno un genitore o un nonno nato in Italia.
– Chi è nato all’estero e possiede un’altra cittadinanza potrà richiederla solo se il genitore o adottante era nato in Italia o vi ha risieduto per almeno due anni continuativi prima della nascita o adozione.
Questa misura mira a rafforzare il legame effettivo con lo Stato italiano, evitando che persone con connessioni solo formali ottengano la cittadinanza, senza avere un reale legame con il Paese.
Nuove condizioni per il mantenimento della cittadinanza
Il disegno di legge prevede anche un criterio di attivazione della cittadinanza per chi è nato e risiede all’estero:
– Sarà necessario esercitare almeno una volta ogni 25 anni un diritto o dovere civico italiano (voto, rinnovo del passaporto, aggiornamento della carta d’identità, regolarità fiscale o anagrafica).
Questa norma mira a garantire che la cittadinanza non sia solo un titolo ereditario, ma un’identità attiva e partecipativa.
Nuove regole per acquisire la cittadinanza
Altre modifiche importanti includono:
– Figli minorenni di cittadini italiani potranno ottenere la cittadinanza se nascono in Italia o vi risiedono per almeno due anni, previa dichiarazione dei genitori.
– Chi ha perso la cittadinanza potrà riacquistarla solo dopo due anni di residenza in Italia.
– Gli italo-discendenti con almeno un nonno cittadino italiano potranno richiedere la cittadinanza dopo tre anni di residenza in Italia (invece dei cinque richiesti per i cittadini UE e dieci per gli extracomunitari).
– I coniugi di cittadini italiani potranno accedere alla naturalizzazione solo se residenti in Italia.
Centralizzazione delle procedure alla Farnesina
Un’altra novità riguarda la procedura di riconoscimento della cittadinanza, che sarà gestita da un ufficio speciale presso la Farnesina, riducendo il carico di lavoro sui consolati e “velocizzando” le pratiche, anche se nel comunicato stampa del MAECI si fissano i tempi di conclusione delle ogni pratica in 48 mesi.
Motivazioni della riforma
L’incremento delle richieste di cittadinanza dall’estero ha portato a 60.000 procedimenti giudiziari pendenti e un aumento del 40% dei cittadini italiani all’estero dal 2014 al 2024. Questa crescita ha spinto il governo a introdurre misure per evitare abusi e semplificare il sistema.
Conclusione
La riforma punta a mantenere lo ius sanguinis, ma in un’ottica più selettiva, premiando chi ha un vero legame con l’Italia. L’obiettivo è evitare che la cittadinanza italiana sia solo un’eredità formale, rafforzandone il valore come appartenenza consapevole.
La notizia ha provocato accese reazioni tra le comunità degli italiani residenti all’estero, specialmente nei paesi sudamericani con grandi quantità di oriundi, come Argentina, Brasile e Venezuela. Sebbene molti riconoscano che il sistema precedente era troppo permissivo e permeabile agli illeciti, le nuove regole appaiono più eccessive e troppo severe, e lasciano agli italiani residenti all’ estero la sensazione di essere diventati cittadini di “Serie B”.