E intanto Di Maio pensa al reddito di cittadinanza…
Potrebbe registrare un nuovo picco la tensione tra Francia e Italia. Archiviato da poco il feroce scontro tra i due vicepremier e il presidente Macron, Salvini sul tema migranti e Di Maio sul neocolonialismo transalpino in Africa, un altro fronte di polemiche potrebbe aprirsi. E’ notizia, infatti, di qualche giorno fa che l’azienda francese Lactalis, che anni addietro ha rilevato Parmalat, starebbe per varare una profonda riorganizzazione dell’impresa parmense, che secondo molti sarebbe un vero e proprio smantellamento. Il tutto articolato in tre fasi: abbandonare la quotazione in Borsa, spostare il quartier generale dell’azienda da Collecchio a Laval in Francia e, infine, prevedere la nascita di 9 divisioni gestite da manager francesi. Se fosse così, è chiaro che di Parmalat in Italia resterebbe ben poco con pesantissime ripercussioni per la nostra economia nazionale. A guardare con sospetto a questo progetto sono in particolare gli allevatori nostrani, che temono alla fine di essere tagliati fuori dal grosso indotto che Parmalat genera con le sue produzioni. Un timore rafforzato dalle dichiarazioni dei giorni scorsi del presidente Marcon, il quale ha promesso agli allevatori francesi che il latte sarà pagato tenendo conto dei costi di produzione. Da qui il rischio che Lactalis sia obbligata a comprare più latte francese, con un evidente danno per i nostri produttori. Dal governo per ora, ufficialmente, non trapela nulla. In effetti un intervento dell’Esecutivo italiano sarebbe difficile da immaginare, visto che Parmalat non è un’azienda pubblica e quindi gli spazi di manovra sono ben pochi. In fin dei conti siamo dinanzi ad un’operazione di riorganizzazione aziendale pienamente legittima, anche se palesemente penalizzante per l’Italia. Ciononostante qualcosa tra i corridoi ministeriali si è iniziato a muovere. Dalle parti del ministro Centinaio, ad esempio, le mosse francesi non sono passate inosservate. La Lega, da sempre sensibile alle istanze dei produttori di latte, si ricordi la vicenda quote latte, non può permettersi di rimanere spiazzata dalle iniziative dei francesi di Lactalis. Inoltre, nel nuovo corso salviniano ‘prima gli italiani’ la vicenda Parmalat potrebbe essere un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. Infatti, sembra che già nel Consiglio dei ministri di ieri si sia fatto un accenno alla vicenda. E questo anche per sollecitare un intervento dell’alleato di governo, il ministro Di Maio, verso il quale, raccontano chi ha avuto modo di accogliere le confidenze di Centinaio, i leghisti sarebbero molto scontenti. Nè una parola, nè un minimo di attenzione per Parmalat che comunque rimane un’importante azienda del nostro sistema industriale e su cui, forse, proprio il responsabile dello Sviluppo economico avrebbe l’obbligo di dire qualcosa. Insomma i leghisti si sarebbero aspettati un Di Maio interventista come ai tempi della vertenza con i vertici turchi della Pernigotti. Invece, finora, il vicepremier è rimasto silente, probabilmente, malignano alcuni, perchè troppo intento a seguire le vicende del reddito di cittadinanza, che proprio lunedì inizierà il suo iter parlamentare al Senato. Nel frattempo, però, a tenere alta l’attenzione sul tema in Parlamento ci pensa Fratelli d’Italia, che con Patrizio La Pietra, senatore e componente della Commissione agricoltura non ha mancato di denunciare “l’ennesimo colpo alla nostra Nazione e al sistema produttivo italiano”. E rivolgendosi direttamente a Di Maio ha detto: “Non ha proprio nulla da dire al riguardo?”. Intanto nei prossimi giorni si prevedono i primi passi ufficiali, visto che proprio La Pietra è riuscito ad ottenere dalla Commissione Agricoltura il via libera per l’audizione dei responsabili nazionali della filiera del latte. “Vogliamo valutare insieme l’impatto sul lato occupazionale e produttivo in seguito al possibile smantellamento di Parmalat ad opera di Lactalis- ragiona il senatore La Pietra -. E sono lieto che questa richiesta sia stata condivisa da tutti i componenti della Commissione. Ora speriamo che anche sul fronte governativo si assuma qualche iniziativa”. E chiosando maliziosamente La Pietra fa notare: “Non vorrei che il ministro Di Maio pensasse di risolvere i problemi occupazionali di Parmalat, che si apriranno con lo smantellamento, attraverso il reddito di cittadinanza”.