Caso Puglia, caso Bari, caso Emiliano: chiamatelo come più desiderate. Sta di fatto che in quelle zone si infittisce il buio, sempre più ombre circondano la giunta regionale guidata dai dem. A dimostrazione di quanto un terzo mandato, nel quale Emiliano sperava (e che ora si allontana per forza di cose), possa essere distruttivo e fondamentale nella creazione di un regime di potere locale. Più di quanto non avvenga già in alcuni territori, come appunto la Puglia. Circa venti anni di governo dem hanno reso “normali” anche i comportamenti più “dubbi” e così, dopo che il Viminale ha deciso di accendere i riflettori sul sistema Pd e sui presunti rapporti tra il partito locale e la mafia, tutto ormai sembra andare a rotoli: si allontana il sogno di dare ancora linfa a quel sistema con la presunta prossima candidatura del fedelissimo Decaro, ora sindaco di Bari, come dopo Emiliano. Dal 26 febbraio scorso, giorno in cui la Procura di Bari ha arrestato 130 persone, tra cui la consigliera comunale di Bari Lorusso, per un’inchiesta antimafia, le cose si sono complicate eccome. Forse, però, il vero effetto “boomerang” è stato quello della manifestazione organizzata da Emiliano stesso per protestare contro il possibile commissariamento del Comune e ripulire, così, la reputazione del sindaco Decaro. Salvo, poi, ammettere con indegna ilarità di aver “affidato” lo stesso alla famiglia dei Capriati, il boss mafioso di Bari Vecchia. Da quel suicidio, è andato tutto male per il Pd in Puglia.
“Ti arresteranno, dimettiti!”
Viene fuori un altro fatto controverso, fonte La Gazzetta del Mezzogiorno: pare, infatti, che durante l’interrogatorio di Alfonso Pisicchio, ex commissario dell’agenzia regionale Arti – Agenzia regionale per la Tecnologia e l’Innovazione – lo stesso abbia rivelato di aver ricevuto una “soffiata” che l’avrebbe avvertito di essere sul punto dell’arresto, avvenuto il 10 aprile. La stessa mattina, infatti, un messaggino avrebbe informato Pisicchio: il suo autore è proprio Michele Emiliano. Il governatore pugliese, infatti, avrebbe riferito al suo uomo di aver ricevuto delle informazioni in merito al suo arresto, che sarebbe avvenuto in giornata, grazie a delle “voci” giunte direttamente da Roma. Insistendo, poi, sulle dimissioni di Pisicchio da commissario dell’Arti. Pare che a Pisicchio sia stato pure negato un ultimo incontro con il dem. E a infittire il caso, si aggiungono altri elementi: come il fatto che l’arresto sia avvenuto alle 20 di sera, orario abbastanza insolito, e che l’ordinanza sia stata inoltrata una prima volta l’8 aprile, poi ritirata il giorno seguente e infine eseguita il 10.
Chi è la fonte romana?
Lecito, a questo punto, pensare che qualche “compagno” abbia voluto assicurare a Emiliano almeno il tempo di avvisare il suo uomo, di farlo dimettere, di nominarne uno nuovo a capo dell’Agenzia (cosa effettivamente avvenuta) e di cercare quantomeno di rimediare al fattaccio. Ovviamente si tratta di ipotetiche ricostruzioni, ma, se confermato, il fatto che Emiliano sapesse già dell’arresto potrebbe mettere in guai ancora più consistenti il governatore del Partito Democratico. E chissà quante altre persone facenti a lui capo: chi è questa fonte romana che avrebbe avvertito Emiliano dell’imminente arresto di Pisicchio? Ancora troppe incognite, ma le rivelazioni che, a poco a poco, stanno venendo fuori, distruggono il sistema dem nella Regione pugliese. È stato troppo forte quell’effetto boomerang della manifestazione in aiuto a Decaro: ammettere, secondo chissà quale strategia comunicativa, di aver avuto rapporti con i boss, di essere scesi a compromessi con la mafia, di aver addirittura chiesto ai boss di non minacciare Decaro perché “è uomo mio, te lo affido” (cit. Emiliano), ha compromesso irrimediabilmente l’immagine del Pd locale, già in bilico dopo la notizia del rischio di commissariamento. Ora, giorno dopo giorno, vengono fuori nuovi fatti, la cui somma non può che raccontare di una situazione totalmente pregiudicata lì, nello storico feudo rosso di Puglia.