In queste ore si sono concluse le operazioni di sbarco dei migranti in condizioni di fragilità presenti a bordo delle Ong attraccate al porto di Catania. Al momento ci sono in Porto la Humanity 1, della Ong Sos Humanity, battente bandiera tedesca, con a bordo 179 persone e la Geo Barents, di Medici senza frontiere, battente bandiera norvegese, con a bordo 572 persone.
In base al decreto interministeriale firmato dal ministro dell’interno Piantedosi, dal Ministro della Difesa Crosetto e dal ministro delle infrastrutture Salvini, è stato autorizzato lo sbarco delle sole persone in condizioni di vulnerabilità, donne incinte, minori e naturalmente i relativi nuclei familiari. Dopo lo sbarco, alle due navi è stato impartito l’ordine di prendere il largo e di lasciare le acque territoriali italiane, con a bordo le persone valutate in buone condizioni di salute.
Intanto i comandanti delle navi rifiutano di salpare e si attardano in porto, mentre la SOS Humanity, la ong che mette in acqua la Humanity 1, annuncia ricorso al TAR avverso il decreto Piantedosi.
Il clamore che si sta generando attorno alla vicenda e le letture ideologiche e orientate dei fatti di questi giorni, impongono di fare chiarezza.
Come dovrebbe essere noto, le acque territoriali italiane si estendono per 12 miglia oltre la cd linea di base, oltre quel confine, fatta eccezione per il solo potere di controllo e polizia delle nostre forze marittime per le ulteriori 12 miglia della zona contigua, ci si trova in acque internazionali, in cui lo Stato non esercita poteri di sovranità. A questo quadro si aggiunge l’area SAR, che si estende per circa 500.000 kilometri quadrati attorno allo stivale, in cui le nostre autorità hanno non già sovranità, ma responsabilità con riferimento al soccorso e per questo sono obbligate ad attivarsi.
Ebbene, nel momento in cui una nave incrocia in acque internazionali, secondo le norme di diritto internazionale costituisce una vera e propria estensione del territorio di cui batte la bandiera.
Date queste premesse, il nostro Governo ha ritenuto di assumere una decisione importante, con riferimento alla chiamata in responsabilità dell’Ue: se le navi delle ong soccorrono migranti in acque internazionali, sono gli Stati di cui battono bandiera che devono farsi carico dell’accoglienza. Una presa di posizione chiara, netta, ferma, rispondente alle norme di diritto internazionale.
Il ministro dell’Interno, dunque, nel firmare il decreto, ben motivato sotto i profili tecnici e giuridici, aveva contestualmente chiesto agli stati di bandiera di provvedere all’accoglienza dei migranti, ricevendo un netto dinego dalla Germania e un tetragono silenzio da parte della Norvegia.
Ciò non toglie che ai più deboli, in base ai principi umanitari e di solidarietà, debba essere sempre garantita immediata assistenza. L’Italia non si è fatta trovare sorda a questo appello, che prima ancora di essere un obbligo giuridico è un obbligo morale, ed ha disposto l’autorizzazione all’attracco delle navi ai soli fini dello sbarco di donne, bambini e malati.
Questo sta accadendo oggi in Sicilia, e continuerà ad accadere nei giorni a venire, considerato che restano al largo delle nostre coste altre due navi: la Rise Above, con a bordo 95 migranti e la Ocean Viking di Sos Mediterranee con 234.
Il braccio di ferro innescato dalle Ong, con il sostanziale disinteresse degli Stati di bandiera delle navi, stanno generando uno stallo nella risoluzione della questione, che altrimenti avrebbe già trovato definizione: i migranti, infatti, se accolti dagli Stati che ne posseggono la responsabilità giuridica, avrebbero già iniziato le procedure di identificazione e di richiesta di asilo.
L’Italia è solidale, fa sforzi sovrumani per la gestione ed il controllo delle frontiere, si assume enormi responsabilità in tema di soccorso, di assistenza di tutela delle vite umane, con tutte le forze marittime impegnate quotidianamente sul campo. Ma la situazione è al collasso e non è possibile pretendere di sovraccaricare ancora le nostre frontiere.
Invece sembra che esista una precisa volontà di far apparire questo governo come arcigno e disumano, questi sono i termini utilizzati da tutti coloro che oggi speculano politicamente sulla vicenda, fornendo una lettura totalmente fuorviata e fuorviante. Non c’è un comunicato in cui non si accusi il governo di non essere in linea con le convenzioni internazionali e le norme di diritto interno e quasi tutte le forze politiche d’opposizione fanno il canto ed il contro canto di una narrazione che ha del surreale.
Vedremo gli esiti dei ricorsi, sempre se saranno proposti e valuteremo se interverranno eventuali segni di apertura da parte degli Stati europei che oggi rifiutano l’accoglienza, come sta parzialmente avvenendo da parte della Francia. Ma delle considerazioni di merito vanno fatte: non è possibile parlare di respingimenti collettivi contrari al diritto internazionale, perché chi aveva bisogno di essere aiutato nell’immediato è stato accolto e l’assistenza sanitaria è stata fornita, viveri, acqua e sostegno sono stati garantiti e le richieste di presa in carico sono state inoltrate alle autorità competenti.
Infine, non da ultimo, va tenuto presente che queste imbarcazioni sono molto molto lontane dal porre in essere attività di soccorso occasionale, il problema si pone in tanto in quanto le attività delle ong nel Mediterraneo, negli ultimi anni, hanno assunto la veste di un sistematico servizio di soccorso e trasporto dei migranti sugli stati costieri, segnatamente e in modo prevalente in Italia. Occorre dare risposte ad un atteggiamento ormai non più tollerabile, che ha meso seriamente in crisi il sistema di accoglienza, piegato da una pressione migratoria insostenibile per chiunque.
Quella italiana è una chiamata alla responsabilità solidale degli stati membri, un obbligo a cui l’Europa non può sottrarsi, come ha coerentemente sottolineato anche il Sommo Pontefice che ha espressamente detto che non si può fare nulla senza aiuti dalla UE. Nello stesso senso va la posizione espressa dal presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli, che sul punto è stato ancora più netto, affermando che i nostri padri costituenti non potevano prevedere che il fenomeno migratorio avrebbe assunto queste proporzioni, dunque le clausole costituzionali non fanno riferimento alla migrazione economica: “quindi, si può continuare a far finta di niente o si tratta di individuare le azioni e trovare i rimedi”.
Ebbene, se c’è un dato certo e incontrovertibile che si può tratte dalle vicende di questi giorni è che l’Italia non è più supina e dopo anni di pecoreccia soggezione ai diktat dell’immigrazionismo ideologico, ha mostrato il suo nuovo volto: quello della solidarietà accompagnato da una evidente fermezza.
Il governo avrà grosse difficoltà, e io mi auguro che non molli, perché oltre allo zerbinismo attuato fino allo spasimo dell’opposizione, i veri padroni del vapore e quindi anche delle ong sono persone piene di soldi, Soros e’ il più famoso, ma ce ne sono altre, sono persone che per il fatto che sono straricche si credono onnipotenti, e quindi non devono perdere e arretrare mai, e hanno deciso di destabilizzare e comprarsi in saldo l’Italia. Complottismo? Chiamatelo come vi pare, Della Vedova, e Calenda docet.
civiltà che da tanto fastidio ai progressisti
Per i Paesi europei il dovere umanitario è una questione solo Italiana.
Per la Sinistra il dovere umanitario copre e annulla qualsiasi altro problema.
Per le ONG e gli scafisti il dovere umanitario è il pozzo di San Patrizio
Per i migranti economici il dovere umanitario è la mascherina lasciapassare
Per i veri profughi (pochi) il dovere umanitario è l’ancora di salvezza strapazzata da chi la usa per affari.
Per l’Italia il dovere umanitario è un impegno gravoso che distingue la ns. civiltà e che da tanto fastidio ai “progressisti” .
Personalmente sono stufa di sentire parlare di dovere umanitario. Qui c’è un business che consiste nel portare le persone in Europa, punto e basta. Bisogna fare pubblicità agli arabi ed africani su internet, radio, tv dicendo che in Europa SI STA MALE ! Questa gente viene spinta da un sogno di benessere che è loro portato dai parenti/conoscenti che sono già venuti in Europa e che non è più attuale. Questi vengono pensando di trovare il paradiso, quando invece il clima è freddo, la miseria dilaga e noi non possiamo mantenerli perchè siamo in guerra e mantieniamo il nostro grande alleato USA/UA ora con 1,5 miliardi idi euro al mese che Ursula ha stanziato per sostenere la guerra e che, questi soldi sì, saranno finanziati con bond di debito europeo comune (per la Grecia non si potevano fare i bond europei, ma per la guerra sì). Dunque l’Europa non è più il paradiso e bisogna fare campagna a tappeto perchè questi arabi/africani vadano in Algeria, Marocco, Tunisia, Egitto, Tanzania, Kenia, Sudafrica, ecc, tutti paesi più vicini al Congo o Costa d’Avorio o Nigeria da cui partono questi. Perchè non vanno in Egitto, in Israele, in Giordania, in Libano, in Togo, in Cameroun, in Sierra Leone, ecc, tutti paesi raggiungibili via terra senza doversi mettere in pericolo in mare? Inoltre bisogna dire che in Libia questi troveranno i lager, dunque perchè viaggiare dal Congo in Libia per stare in un lager un anno e poi pagare per traversare il mare? Il cambiamento nella testa di questi migranti deve essere CULTURALE, l’Europa NON e’ il paradiso, l’Europa è in MISERIA grazie ad Ursula questo è sempre più vero ! L’anno prossimo in Italia ci sarà un’ecatombe di fallimenti aziendali e conseguente disoccupazione, come faremo?? Inoltre se siamo tanto preoccupati per la salute, questi portano epidemie e che facciamo? Ah, li vacciniamo tutti, così con l’mRNA risolviamo il problema definitivamente….. Però non ho MAI sentito parlare di pass per questi qua !!!