Se il buongoverno si vede dai risultati raggiunti e dall’aderenza delle azioni alle promesse del programma elettorale, allora il governo Meloni, e in particolare Fratelli d’Italia (ad oggi ancora saldamente in cima nei sondaggi di gradimento) può tirare un sospiro di sollievo alla vigilia del suo primo giro di boa, potendo vantare successi su diversi fronti.
E sul fronte dell’evasione fiscale e della pratica truffaldina delle società “apri e chiudi” ecco i primi risultati: 1.200 partite iva chiuse e 500 società sotto controllo per oltre 2 miliardi di euro di fatture emesse.
Tra le prassi che alimentano in maniera considerevole l’evasione fiscale c’è quella relativa alle cosiddette società apri e chiudi, che spariscono magicamente dopo qualche mese dall’apertura, proprio poco prima di versare i soldi dovuti al fisco, generando così miliardi di euro di evasione.
Il Governo Meloni ha introdotto delle misure specifiche nella legge di bilancio per il 2023, così da rafforzare l’attività di presidio preventivo connesso all’attribuzione e all’operatività delle partite Iva.
In particolare, è stata prevista la cessazione d’ufficio della partita Iva “per quegli operatori economici caratterizzati da profili di grave e/o sistematica evasione e di inadempimento degli obblighi fiscali nell’esercizio di attività che si esauriscono dopo un breve ciclo di vita”.
In aggiunta a ciò, è stato anche previsto che il destinatario di un provvedimento di cessazione di Partita Iva possa richiedere l’attribuzione di una nuova Partita Iva solamente dopo la presentazione di una fideiussione per 3 anni e di un importo non inferiore a 50.000 euro, a garanzia del pagamento delle tasse dovute. Infine, una sanzione amministrativa pecuniaria di 3.000 euro a carico del destinatario del provvedimento di cessazione della partita iva.
Tali misure sono state inserite anche a fronte di alcuni dati alquanto sconvolgenti: in Italia, infatti, sul mancato gettito Iva il gap nel 2020 è stato di ben 26.2 miliardi di euro, dato più alto d’Europa, come evidenziato dalla stessa Commissione Europea. All’incirca un quarto dell’ammanco è imputabile alle frodi, tra cui compaiono in maniera consistente proprio quelle messe in atto dalle società apri e chiudi. Società, queste, che operano anche online e che secondo recenti stime hanno generato un’evasione di circa 100 milioni di euro l’anno, solo per ciò che riguarda la vendita di beni quali smartphone, tablet, computer e console di videogiochi. Società che restano in vita per soli pochi mesi, per poi sparire diventando dei veri e propri fantasmi per il fisco.
Non solo. A tutto ciò si somma anche lo stratagemma per aggirare i controlli di operatori stranieri che sul territorio italiano ricorrono a cambiare società o soggetto intestatario con il preciso scopo di non essere soggetti a tasse e controlli.
Tale sistema elude la legge, producendo un ingente danno al nostro Paese, alla sua economia e a tutti quei cittadini onesti che al contrario ne rispettano le regole economico-finanziarie.
Questo utilizzo strumentale delle aziende apri e chiudi, dei prestanome e di molti altri escamotage per rendersi invisibili sotto il punto di vista dei controlli economici si è affinato nel tempo ed è ad oggi in continuo mutamento.
È perciò quanto mai prioritario giocare tutte le carte possibili per arginare tale complesso fenomeno e porre fine una volta per tutte ad una evasione fiscale che danneggia l’economia italiana, esattamente come è stato fatto e sta continuando a fare l’attuale esecutivo.
Ed è così che ancora una volta la destra si mette al fianco dei cittadini e del loro benessere, lottando con strumenti idonei e concreti: un’altra promessa mantenuta e che rappresenta un ulteriore passo in avanti nel ripristino della legalità.
Come ricordato in più occasioni dal premier Meloni le misure previste, e il cui esito è stato più che positivo, sono misure di buon senso, che non vogliono più accanirsi sui cittadini, sui lavoratori e sugli imprenditori onesti, ma anzi venire loro incontro, punendo al contempo chiunque non rispetti la legge, combattendo così l’abusivismo e la concorrenza sleale. È questo il percorso da seguire per consegnare al Paese un sistema più giusto ed equo, in cui non è il più furbo a vincere, ma in cui viene restituita dignità e libertà a tutti coloro che con il loro impegno producono ricchezza e lavoro per l’Italia intera.