Per mia figlia, dalla parte giusta del destino

Avere il coraggio di esprimere opinioni impopolari o “non mainstream” non è assolutamente facile e per nulla scontato, in quest’epoca. Essere avanti, è una scelta. Possiamo decidere di limitare la nostra consapevolezza alla versione dei media tradizionali, oppure avventurarci per salire sulla vetta della montagna da cui guardare tutto da un’altra prospettiva.

È ciò che facciamo ogni santo giorno a La Voce del Patriota, per offrire a voi che ci leggete analisi non omologate ad un’altra voce, quella del globalismo woke che ha letteralmente comprato gran parte delle redazioni e degli addetti all’informazione. D’altra parte, sto scoprendo l’acqua calda: basti pensare a personaggi come Soros, a scandali in piena regola come i fondi USAID e quelli (nostri) spesi dall’Ue per propagandare l’ideologia green che sta distruggendo le nostre aziende.

Voglio essere chiaro: dire anni prima di tutti gli altri che Trump non è finito, fornire analisi del mutato contesto geopolitico scevre dal pregiudizio ideologico progressista, mettere a nudo i limiti antropologici della sinistra e, al contempo, evidenziare che gli interessi del popolo o li difendiamo noi patrioti oppure non se li fila nessuno, beh… è giusto, ma non conveniente.

Non conviene perché diventi automaticamente scomodo: in un salotto televisivo pregiudicheresti l’intera narrazione basata sul pregiudizio a cui ormai, da quando non c’è più Silvio Berlusconi, assistiamo a reti unificate; sulle colonne dei giornaloni faresti a pugni con il politicamente corretto che ha ridotto gran parte delle redazioni ad una sorta di WokeGPT; se, poi, hai anche la sfiga di essere un professionista, ti precludi a prescindere qualsiasi genere di rapporto con aziende che fanno parte dello schema globalista. 

Confesso che in certi momenti capiti di porsi la fatidica domanda: chi me lo fa fare? Poi, però, penso al mondo di merda in cui sta crescendo mia figlia, e immediatamente rinsavisco. Perché noi che con Giorgia Meloni siamo cresciuti a pane e politica, oggi possiamo dire di essere sempre stati dalla parte giusta del destino. 

Ergo, saremmo dei cretini se mollassimo l’osso proprio ora. Continuare a lottare, senza paura e fottendocene di chi dopo mesi o settimane si pavoneggia sui grandi media appropriandosi di concetti che hai espresso mesi prima, ché il nostro obiettivo è sempre stato un altro, perché noi siamo diversi. Magari più fessi, ma sicuramente più giusti. Loro, i compagni, sicuramente cambieranno il loro conto in banca, ma noi stiamo già cambiando la storia. 

A testa alta, godendo del lusso più grande: potervi guardare negli occhi.

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Alessandro Nardone
Alessandro Nardone
Consulente di marketing digitale, docente alla IATH Academy, è autore di 9 libri. È stato inviato di Vanity Fair alle elezioni USA dopo aver fatto il giro del mondo come Alex Anderson, il candidato fake alle presidenziali americane del 2016.

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