Persino Tusk chiude agli irregolari: il sogno del multiculturalismo è fallito

Se qualcuno vuole venire in Polonia, deve rispettare gli standard polacchi, i costumi polacchi, deve volersi integrare”. E questo perché “se ci sono troppe persone di altri culture, allora la cultura nativa si sente minacciata”. Tutto vero: il multiculturalismo, come sognato dalla sinistra, è fallito. L’integrazione è cosa giusta, se chi entra in un nuovo Paese ha la reale intenzione di aderire alla cultura e alla società da cui è stato accolto. Altrimenti si rischia di creare quel caos che ora si ritrovano a gestire, anzi a subire, Paesi come la Francia e la Germania: interi quartieri nelle mani di immigrati irregolari che, un po’ per il loro ripudio della cultura nazionale, un po’ per l’incapacità degli Stati di provvedere alla corretta integrazione di milioni di persone in pochi anni, vivono in quartieri distaccati dal resto della società, creando una sorta di anti-Stato che logora i cittadini perbene. Basta farsi un giro per la zona meno turistica, ad esempio, del quartiere di Montmartre, a Parigi, per capire di cosa di parla. Sta di fatto che la citazione iniziale è un po’ il sunto di ciò che sta succedendo in Europa, con i progressisti che stanno tornando sui loro passi, ripudiando, costretti dalla realtà dei fatti, le loro stesse battaglie. Quelle parole, infatti, non sono state pronunciate da chissà quale leader polacco iper-conservatore, bensì da Donald Tusk.

Tusk spiazza i progressisti

Si tratta dello stesso Donald Tusk che, quando venne eletto presidente polacco diversi mesi fa, fu accolto come un eroe da tutta l’internazionale socialista dei giorni nostri. A partire dagli stessi vertici dell’Unione europea, che festeggiavano Tusk, uno degli europeisti più convinti, per la sua vittoria contro la destra polacca e cattolica che ha governato per anni a Varsavia. Fino ai progressisti italiani, politici e giornali, tutti felici di vedere una nuova pedina piazzata su cui contare. Ma sull’immigrazione, Tusk inizia ad assomigliare proprio a un qualunque politico di destra, e giustamente nessuno a sinistra osa commentare. Secondo il Telegraph, il presidente polacco “ha affermato che la sospensione del diritto di richiedere asilo è necessaria perché la Bielorussia, alleata della Russia, incanala i migranti verso il confine come parte di una guerra ibrida per destabilizzare l’Ue. Ma Tusk, che è stato presidente del Consiglio europeo durante i negoziati sulla Brexit, ha anche inquadrato la mossa come parte di sforzi più ampi per inasprire le politiche migratoria della Polonia”. Altro tema, dunque, è quello delle guerre ibride: un politico di destra sa bene di cosa si tratta, uno di sinistra invece spesso e volentieri ignora l’argomento. Anche qui in Italia si percepisce il peso delle ingerenze di potenze straniere sui flussi migratori, favoriti per indebolire l’Europa e l’Occidente. Tusk sfonda una porta aperta, dunque, ma non certo per la sinistra, e approfitta del preteso del conflitto russo-ucraino, come scrive il Telegraph, per rafforzare le frontiere e serrare i confini ad est.

Pd sempre più isolato

Fa strano, però, che Tusk si sia dovuto servire dell’alibi Putin e Lukashenko per inasprire le politiche migratorie polacche. Quasi a voler far piacere, in qualche modo, all’Europa la sua nuova posizione contro gli ingressi incontrollati, la mancata integrazione. “Chiederò il riconoscimento in Europa per la mia decisione. Questo perché sappiamo molto bene come viene utilizzato il diritto d’asilo dal presidente bielorusso Alexander Lukashenko, dal presidente russo Vladimir Putin, dai trafficanti di esseri umani. Il diritto di asilo viene utilizzato esattamente contro l’essenza del diritto di asilo”. È tutto giusto, ma non bisogna chiudere le frontiere soltanto perché c’è il rischio che Putin e i suoi sodali possano giocarci, ma perché il rischio di destabilizzare la società occidentale è altissima. Fatto sta che, ora che persino Donald Tusk, dopo Germania, Svezia, Francia, Spagna, Gran Bretagna, ha iniziato a fare retromarcia e a inasprire le politiche migratorie, sono rimasti soltanto il Pd e la sinistra italiana a chiedere l’abbattimento delle frontiere, il cui rispetto, inteso come rispetto delle leggi che regolano l’accesso ai nostri Stati occidentali, resta l’ultima possibilità per mantenere integra la nostra società.

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