Politica incerta, scienziati star e sforzi tardivi di contenimento: ecco gli alleati italiani del Covid-19

Sin dall’inizio della pandemia da COVID-19 in Italia si è svolto un carosello di informazioni altalenanti sia da parte della politica che da parte del “mondo scientifico”, che dicevano tutto il contrario di tutto. Una farsa all’italiana che oggi ci appare tragica per i suoi effetti nefasti.

Pensiamo ai battibecchi sui social tra i due titani della virologia, e le profezie (rivelatesi poi prive di fondamento) della dott.ssa Maria Rita Gismondo: la dottoressa del Sacco.

Era già diventata famosa nei social per quel post scritto del 23 febbraio scorso in cui diceva: “È una follia questa emergenza. Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale” chiedendo di abbassare i toni ed entrando da subito in contrasto con il virologo Roberto Burioni che invece metteva in guardia sulla pericolosità del virus, invocando misure di sicurezza  per cercare di contenerlo. Qualche giorno dopo, il 26 febbraio la dottoressa Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano, rilasciava la sua prima intervista “ufficiale” sull’argomento suRepubblica che iniziava così:

Una stretta di mano? “E certo, tanto poi ce le laviamo”. E la mascherina, lei non la porta. “La mettiamo quando esaminiamo i campioni. E i pazienti infetti, certo. Ma per il resto… meglio una maschera di Carnevale”. Professoressa, il governatore Fontana ha detto che questa “è poco più di una normale influenza”.“Bene. Significa che mi stanno ascoltando”.

Un attimo dopo spuntava su La7 durante la trasmissione L’aria che tira, per rincarare la dose “Guardate i numeri pubblicati dal Ministero della Salute. Il virus sta circolando, dando pochi sintomi o confusi con l’influenza da qualche mese”.

Sempre quel giorno la Gismondo riportava il dato – riportato e non verificato da Open – secondo cui nello stesso periodo la normale influenza stagionale aveva fatto 217 decessi al giorno, contro le dieci del Covid-19. Riportando un dato del tutto fuori dalla realtà, visto che i 217 decessi giornalieri non era un dato che si riferiva ai decessi per influenza ma alla mortalità generale nell’ottava settimana del 2020.  E da allora giù con i dibattiti televisivi per seguire lo scontro titanico tra i due massimi virologi, a suon di diagnosi televisive. Certo il dibattito, anche acceso, deve sempre essere alla base della discussione scientifica, ma invece di svolgersi in congressi medici e riviste specializzate, in Italia, al suo esordio, l’argomento “coronavirus” si è svolto pubblicamente, nei talk show, in tempo reale, seguendo un ciclo di notizie in rapido movimento e generando solo tanta confusione. Per diverse settimane, gli italiani sono stati più divisi sui loro virologi preferiti che sulle squadre di calcio, tanto che le persone sceglievano i loro esperti di riferimento in base a ciò che volevano sentirsi dire.

E la profezia fassiniana della Gismondo “Il Coronavirus è poco più di una normale influenza”è rimbalzata per giorni su Internet, dando un senso di legittimità a coloro che con atteggiamenti poco prudenti, non vedevano l’ora di scrollarsi dalle spalle la responsabilità di contribuire al contagio.

Anche il Governo ha le sue responsabilità: il primo passo falso è stato quello di minimizzare il problema quando la destra invece chiedeva misure più severe per mettere in quarantena ogni singolo passeggero in arrivo dalla Cina.

Giorgia Meloni lo aveva chiesto fin dal 21 febbraio, che su Twitter, oltre che nelle sedi istituzionali diceva così:

Per l’emergenza mondiale coronavirus serve serietà, buonsenso e fermezza. Chi arriva dalla Cina o da eventuali zone reputate ad alto rischio deve essere tenuto in quarantena, per il bene di tutti. Non si perda altro tempo”.

Certo, prendere decisioni difficili in momenti di incertezza è davvero difficile, ma la vera ragione per cui questi appelli non sono stati considerati è stata di natura  politica, tanto che quando il virologo Burioni suggerì che quelle misure severe erano effettivamente necessarie per contenere la diffusione, egli stesso fu accusato di essere un “fascista”.

Solo oggi comprendiamo quanto sarebbe stato più saggio parlare di meno, mostrarsi di meno sui media ma lavorare di più per fermare il virus.

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Letizia Giorgianni
Letizia Giorgianni
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