Possibile jihadista liberato dalle toghe rosse: l’ultima follia della magistratura pro-clandestini

L’Italia ha bisogno di maggiore chiarezza in fatto di Paesi sicuri. Avere una lista di Paesi sicuri (che l’Italia ha) in cui rimpatriare senza particolari esitazioni chi giunge nel nostro territorio in modo illegale è forse uno dei modi migliori per garantire due fondamentali diritti: quello alla sicurezza per i cittadini italiani e quello di rispetto dei diritti umani per i migranti. L’importante è tenere bene a mente che l’uno non può escludere l’altro. Ma l’Italia adesso è ostaggio di quei giudici che invece la pensano diversamente. Giudici che, allargando a quanto pare le loro facoltà, scelgono di ignorare la suddetta lista e di decidere a proprio piacimento, arrivando a una situazione kafkiana e paradossale, inaccettabile per un Paese civile come l’Italia: un uomo accusato di essere un collaboratore dei terroristi dell’Isis (proprio quelli che si sono fatti esplodere in giro per mezza Europa) regolarmente libero di girovagare per lo Stivale, senza documenti e senza fissa dimora. Una mina vagante regolarizzata. E addio diritto alla sicurezza nazionale.

L’uomo, secondo la cronologia ricostruita da la Verità, è giunto in Italia illegalmente sbarcando a Lampedusa il 3 febbraio scorso. Come detto, nessun documento. Per questo, viene disposto nei suoi confronti un provvedimento per il trattenimento presso un Centro di permanenza per il rimpatrio, nello specifico quello di Porto Empedocle. Per capirci, l’uomo avrebbe avuto tutto i requisiti per essere trasportato ai centri costruiti in Albania e da lì rimpatriato. In ogni caso, l’uomo si difende cercando la protezione internazionale: viene fuori, infatti, per sua stessa ammissione, che è un poveretto, scappato dalle prigioni egiziane dove era detenuto con l’accusa di essere un membro dell’Isis. Fa quasi pietà, no? Arriva allora il momento in cui la magistratura avrebbe dovuto decidere sul suo trattenimento. Trattenimento che ovviamente non viene confermato perché l’Egitto, pur facendo parte pienamente della lista dei Paesi sicuri stilata dal governo, non viene riconosciuto tale da certe toghe. Per fortuna, il questore di Agrigento ha insistito e ha emesso un nuovo provvedimento nei confronti dell’egiziano motivandolo con la grande pericolosità del soggetto e ora si attende un’altra pronuncia del giudice. Ma in ogni caso, il cortocircuito è chiarissimo: come fa un uomo accusato di essere membro dell’Isis ad arrivare così facilmente in Italia, ad essere accolto e, in poche ore, ad essere totalmente libero di muoversi per il nostro Paese?

La Ue si schiera dalla parte del governo italiano

È questo, dunque, ciò che capita quando non viene riconosciuta la giurisdizione del governo (rimarcata persino da una sentenza della Corte di Cassazione che viene abilmente ignorata dalle toghe rosse) in fatto di sicurezza interna e dei confini. Il paradosso finale è che, secondo la strana giurisprudenza di certe Corti nostrane, i rimpatri non saranno più possibili. Ma su questo argomento Giorgia Meloni sembra aver ottenuto il favore dell’Unione europea e di Ursula von der Leyen, pronta ad accelerare a livello comunitario la legislazione sui rimpatri degli irregolari, proprio uno dei punti su cui si focalizza l’operato della premier. Una notizia che piace ai membri dell’esecutivo italiano: “Accogliamo con favore la proposta del presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, volta ad accelerare le procedure di rimpatrio dei migranti irregolari all’interno dell’Unione Europea” ha detto Tommaso Foti, ministro per gli Affari europei. “Il governo Meloni – ha aggiunto – da sempre sostiene la necessità di un approccio deciso e coordinato per contrastare l’immigrazione irregolare e il traffico di esseri umani, non solo a livello nazionale ma anche europeo. Inoltre le soluzioni adottate in Italia e i diversi protocolli proposti dal governo Meloni hanno trovato il plauso internazionale, a testimonianza della loro efficacia nel rispondere a questa complessa sfida che interessa tutte le Nazioni. Oggi, con soddisfazione, prendiamo atto che la posizione dell’Italia non solo è stata ascoltata, ma è divenuta un punto di riferimento per l’intera Unione Europea”.

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