Premierato e autonomia camminano insieme

Le opposizioni, nella loro legittima critica quotidiana verso il Governo Meloni, non riescono quasi mai, anzi, diciamo mai a fare canestro. Le polemiche sono spesso pretestuose e fatalmente non colpiscono nel segno. L’ultima diatriba, costruita in particolare dal Partito Democratico e dal Movimento 5 Stelle, sta riguardando la riforma relativa alla Autonomia differenziata delle Regioni, sostenuta dal Governo e in questi giorni oggetto di dibattito parlamentare. Per Pd e M5S l’Autonomia sarebbe il risultato di una sorta di baratto intercorso tra Fratelli d’Italia e Lega, ed è stata ribattezzata come “barattellum”.

Sorprende la veemenza del Partito Democratico contro l’Autonomia regionale, contro la quale i piddini, accompagnati dai pentastellati, sono pure scesi in piazza. Nel 2001 il Governo presieduto da Giuliano Amato varo’ la riforma del titolo V della Costituzione, che ha comportato la cessione di ulteriori competenze alle Regioni, e si trattava di un esecutivo di centrosinistra, appoggiato, naturalmente, anche dai Democratici di Sinistra, i padri dell’attuale Pd di Elly Schlein. D’accordo, l’odierna segretaria dem allora aveva solo sedici anni e nessuna responsabilità in politica, ma stupisce che tutta la sinistra, la quale ha all’attivo una riforma federalista come la revisione del titolo V, si riscopra oggi fortemente centralista solo per opporsi in qualche modo al Governo Meloni. D’altra parte, la mentalità delle sinistre è nota e non è mai cambiata: una determinata cosa è buona se fatta da lor signori, ma diventa brutta e cattiva se rilanciata e migliorata da altri. In ogni caso, è lecito mutare una o più posizioni, ma non è onesto raccontare le bugie, che hanno immancabilmente le gambe corte.

Alle fandonie di Pd e M5S ha risposto bene, durante il suo intervento al Senato in occasione della discussione sulla Autonomia differenziata, il ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli. Il ministro ha spiegato come non vi sia alcun baratto in corso fra le forze politiche della maggioranza e non sia vero che Fratelli d’Italia abbia accettato obtorto collo l’Autonomia solo per garantirsi l’appoggio della Lega circa il premierato. Certo, le coalizioni, incluso il centrodestra, sono composte da sensibilità diverse e non è un segreto che Fratelli d’Italia e la destra siano sempre stati i paladini numero uno della democrazia diretta in Italia, quindi, della elezione popolare del potere esecutivo, Presidente del Consiglio o Presidente della Repubblica nel quadro di un sistema presidenzialista. Altrettanto, non è un mistero che la Lega abbia fondato costantemente la propria azione politica sul federalismo e le autonomie locali. Inoltre, a dirla tutta, non è neppure un delitto che all’interno di una coalizione si ricerchi il compromesso, del resto, Fratelli d’Italia è il primo partito del centrodestra, ma non ha il 51 per cento dei voti. Ma c’è un fatto, che è stato ben descritto da Calderoli in Senato e che anche la sinistra dovrebbe conoscere alla perfezione se solo non soffrisse di memoria corta.

Il centrodestra, e si badi bene, sia quello a trazione berlusconiana che l’attuale guidato da Giorgia Meloni, ha sempre condiviso all’unanimità il connubio fra presidenzialismo o premierato e federalismo. Nel progetto di riforma costituzionale del centrodestra, datato 2005 e chiamato “devolution”, purtroppo bocciato dal referendum, erano già previsti, insieme, il premierato e il conferimento di maggiori poteri alle Regioni. Il ministro Calderoli ha ricordato apposta in Senato la devolution del 2005 per rammentare agli smemorati come la destra presidenzialista e la Lega federalista abbiano da molti anni idee chiare e comuni in merito alle riforme delle quali ha bisogno questa Repubblica. Vi era e viene riconfermata oggi nel Governo Meloni, una speciale sintonia che porta a ritenere necessario decentrare il potere per garantire una migliore e più efficiente gestione delle risorse nel territorio, ma con il determinante riequilibrio, tutore della unità nazionale, costituito da un potere centrale più stabile ed autorevole perché eletto dal popolo. Si sa, il Pd è pratico in baratti, compravendite e inciuci della peggiore specie, avendo accumulato una considerevole esperienza in alleanze variopinte, ma il centrodestra è caratterizzato da un idem sentire sulle riforme costituzionali.

Un esempio di quanto scriviamo è stato dato dalla approvazione a Palazzo Madama, con i voti di Lega e Forza Italia, di due emendamenti presentati da Fratelli d’Italia e riguardanti, appunto, l’Autonomia differenziata. Il primo, legato al mantenimento dei Lep, ossia, i livelli essenziali delle prestazioni che garantiscono, e garantiranno anche dopo l’approvazione della Autonomia differenziata, una distribuzione uniforme dei fondi pubblici a tutte le Regioni d’Italia, anche a quelle che riterranno di non avvalersi di maggiori autonomie gestionali, quindi, non vi saranno territori di serie A e aree invece dimenticate. Il secondo emendamento di Fratelli d’Italia sottolinea l’inviolabilità della unità nazionale, che non sarà mai a rischio di fronte ad autonomie regionali più marcate.

Elly Schlein e Giuseppe Conte stiano sereni perché l’Italia non si spaccherà e con essa, neppure la maggioranza di governo.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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