Premierato, quando l’opposizione si trasforma in ostruzionismo: la sinistra vuole stroncare le istanze degli italiani

Se nel settembre del 2022 il centrodestra ha vinto le elezioni e Fratelli d’Italia è risultato il primo partito della Nazione, è perché a fronte di anni di improvvisazione e di soluzioni politiche dal forte valore simbolico e dal notevole impatto mediatico ma prive di lungimiranza (si legga ad esempio Reddito di Cittadinanza), l’attuale maggioranza di governo è riuscita a offrire agli elettori un programma serio, definito e nel quale i cittadini hanno potuto scorgere le istanze rimaste inascoltate ormai da decenni.

Tra queste c’è sicuramente la richiesta di un efficientamento della macchina governativa: gli italiani, per farla semplice, ne hanno abbastanza della possibilità dei partiti di sconfessare da un giorno all’altro le alleanze nelle quali, magari solo poche ore prima, sembravano parte integrante. L’esempio eclatante è quello dei grillini: in soli cinque anni, da partito sui generis, isolato e quasi rivoluzionario, ha dapprima governato con la Lega, per poi allearsi col PD ed entrare infine nel governo arcobaleno nel quale tutti i partiti hanno avuto un posto (tranne Fratelli d’Italia, che scelse di restare convintamente all’opposizione). Il tutto provocando, in sostanza, ingovernabilità: in Italia nessun esecutivo ha mai completato una legislatura, a scapito di politiche a lungo termine (quelle che veramente possono cambiare le sorti di una Nazione) e di credibilità all’estero.

Ora, però, a Palazzo Chigi trova spazio un governo veramente stabile, in carica da quasi due anni (ed è, con riferimento agli ultimi anni, quasi già record) e destinato ad avere ancora vita lunga. È questa l’occasione giusta per mettere in atto uno dei punti che gli italiani, nel settembre del ‘22, hanno fortemente approvato: la riforma del premierato. Una riforma capace di mettere da parte l’ingovernabilità e l’inconcludenza degli ultimi anni, garantendo alla coalizione che vince le elezioni di governare per cinque anni, dandole pienamente la possibilità di attuare il programma per il quale è stata scelta.

Ma ora che è questo è finalmente possibile, a mettere i bastoni tra le ruote sono – guarda caso – proprio quei partiti che negli anni hanno profittato della possibilità di andare al potere pur non vincendo le elezioni, e di governare pur non governano. “PD e Avs hanno presentato migliaia di emendamenti privi di contenuto normativo solo per impedire la prosecuzione dei lavori e l’esame nel merito della riforma”: lo ha dichiarato Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato intervistato da L’Identità. “L’ostruzionismo – ha continuato – è una facoltà permessa dal Regolamento, ma non può trasformarsi nel diritto di veto della minoranza sulla maggioranza. Sarebbe anti-democratico”. A nulla importante che la riforma può veramente cambiare in meglio le sorti della Nazione: se la propone la destra, anche se fortemente voluta dagli elettori italiani, non va appoggiata e qualsiasi forma di dialogo e di mediazione va stroncata sul nascere. “Il PD e la sinistra – ha detto ancora Balboni – pretendono che la maggioranza rinunci all’elezione diretta del premier, ma questo non è possibile perché noi abbiamo ricevuto un preciso mandato da parte della maggioranza degli italiani”. In questi mesi, d’altra parte, la destra ha fin da subito cercato il dialogo, comprendendo l’importanza di raccogliere le istanze di più parti possibile trattandosi di una modifica (peraltro corposa) della Costituzione: aperture quali il limite ai mandati, il premio di maggioranza rimandato alla legge elettorale o il potere di revoca dei ministri affidato al Presidente della Repubblica (“alla faccia di chi dice che vogliamo limitare i poteri del Capo dello Stato”, ha commentato Balboni). Tuttavia, la sinistra resta chiusa nelle sue barriere ideologiche: “È difficile trovare una mediazione quando l’interlocutore rifiuta ogni confronto” ha detto Balboni, ma ha aggiunto, concludendo, che “non siamo disposti a rompere il patto stipulato con gli italiani attraverso il programma elettorale che hanno votato”.

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