Quanto messo in scena dalla sinistra negli ultimi giorni rasenta l’incredibile. Soprattutto se si considera che gli attori protagonisti dei due imbarazzanti episodi in questione non sono certo novellini alle prime armi, bensì l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi e l’ex presidente della Camera dei Deputati Fausto Bertinotti. Uomini simbolo di una sinistra non più credibile da tempo e che non perde occasione per confermarlo.
L’ira di Prodi e il video che lo smaschera
Nel punto stampa a margine della presentazione del libro ‘Il dovere della speranza’, scritto da Massimo Giannini e Romano Prodi, la giornalista di «Quarta Repubblica» Lavinia Orefici, rivolgendosi all’ex presidente del Consiglio, legge un passaggio del manifesto di Ventotene chiedendogli cosa ne pensasse. Domanda più che opportuna considerato l’acceso dibattito di quei giorni in Parlamento, ma sgraditissima al suo nervosissimo interlocutore.
“Il Presidente Prodi, oltre a rispondere alla mia domanda con tono aggressivo e intimidatorio, ha preso una ciocca dei miei capelli e l’ha tirata”, ha raccontato la Orefici. “Ho sentito la sua mano fra i miei capelli, per me è stato scioccante. Lavoro per Mediaset da 10 anni, inviata all’estero su vari fronti e non ho mai vissuto una situazione del genere. Mi sono sentita offesa come giornalista e come donna”.
Un episodio talmente grave da rendere scontata sia l’aspettativa di una condanna bipartisan sia le scuse da parte dell’ex Presidente del Consiglio. Ma niente di tutto questo è avvenuto. Anzi, Romano Prodi si è limitato a dichiarare di aver solo appoggiato una mano sulla sua spalla della giornalista “perché stava dicendo cose assurde” – ma il video mandato in onda da ‘Quarta Repubblica’ lo smentisce – mentre la deputata del Pd Debora Serracchiani, dopo aver considerato il gesto “inopportuno”, invita a “non esagerare”.
Dall’intero centrodestra, invece, arrivano numerose reazioni di sdegno: “Un gesto che se fatto da un esponente di destra avrebbe scandalizzato tutte le femministe del mondo, che avrebbero subito gridato al patriarcato, malattia congenita della mentalità conservatrice e ‘fascista’. Invece, trattandosi di un’icona della sinistra, silenzio assoluto. Anzi – incredibile ma vero – si sono levate da politici e intellettuali di sinistra molte voci di solidarietà a Prodi, prendendo per buona la menzogna con cui ha negato il gesto. Giannini ha parlato addirittura di “giornalisti sicari del regime Meloni”, tuona il senatore di Fratelli d’Italia Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali a Palazzo Madama e il capogruppo di Fratelli d’Italia in Senato Lucio Malan, auspica un intervento dell’Ordine dei Giornalisti e della Federazione Nazionale della Stampa.
E poi arriva Bertinotti
Ma a completare un già inqualificabile scenario ci pensa un altro illustre esponente della sinistra italiana: Fausto Bertinotti. Quest’ultimo durante la trasmissione ‘In altre parole’ su La7, incalzato dal presentatore Gramellini sulle dichiarazioni della Premier riguardo il manifesto di Ventotene, ha dichiarato che “di fronte a questa trasgressione, io che sono un non violento, avrei lanciato un oggetto contundente contro la Presidente del Consiglio, prendendola o non prendendola, questo va da sé, e facendomi espellere“.
Parole rivendicate anche ieri ad ‘Un Giorno da Pecora’, dove Bertinotti ha tentato anche di investire quel gesto di un’improbabile lettura filosofica: “Il mio gesto è rilevante perché compiuto da uno che ha sempre praticato la non violenza, che realizza uno strappo per il quale accetterebbe anche di esser condannato, per segnalare che un limite è stato superato da una carica dello Stato importante, la quale si è permessa di fare quello che non le sarebbe consentito col suo ruolo: aggredire un elemento fondativo della Repubblica”.
Un’ interpretazione che nessuno sembra aver colto, tanto che a sostenere l’ex segretario del partito comunista non è accorso proprio nessuno. Mentre dal centrodestra resta fermo lo sdegno: “Non solo non arrivano le scuse, ma Bertinotti ha anche il coraggio di rivendicare con orgoglio le sue parole violente contro Giorgia Meloni. Proviamo un profondo senso di compassione e un pizzico di disgusto per un ex presidente della Camera che, invece di rispettare il primo presidente del Consiglio donna nella storia repubblicana, si lascia andare a dichiarazioni scomposte che rasentano un invito alla violenza”. Dichiara la vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Elisabetta Gardini. “Fausto Bertinotti che, comodamente seduto in un salotto televisivo, con la complicità silenziosa di altri uomini, si sente libero di insultare una
donna che osa non allinearsi al Manifesto di Ventotene, incarna perfettamente l’incoerenza di una certa sinistra che si straccia le vesti per difendere, solo a parole, la dignità delle donne. Non contento, rivendica con arroganza quegli insulti: la violenza verbale espressa in questi giorni dalla sinistra rivela il volto ipocrita e profondamente maschilista di chi considera il rispetto per le donne un optional, da tirare fuori solo quando è utile alla propaganda”, conclude Gardini.
Ciò che resta di tutto questo, infatti, è un chiaro ritratto: una sinistra non più credibile perché incapace di portare avanti con coerenza quelle che storicamente sarebbero le sue ‘battaglie’. E il silenzio della segretaria del principale partito di centrosinistra, Elly Schlein, che per non colpire la sua gente rimane in silenzio di fronte all’attacco ingiustificato di due donne, è ingiustificabile.