A Milano l’ennesimo episodio di violenza, di odio verso gli agenti di Polizia. A poche settimane dai fatti di Torino, nella periferia del capoluogo lombardo sembra essere andato in scena il sequel dell’attacco ai due agenti che, sotto la Mole, stavano cercando di arrestare e di espatriare un extracomunitario stupratore pluricondannato. Dopo quel fatto, a nulla è servito l’appello – addirittura – del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: gli amici dello stupratore tentarono di bloccare il decollo dell’aeroplano che doveva espatriarlo, ma confusero il mezzo e ora, fortunatamente, il protagonista non è più qui in Italia.
A Corvetto e in viale Padova, a Milano, due episodi simili nel giro di poche ore: stando ai racconti, nel primo caso un rapinatore, riconosciuto dagli agenti, era stato bloccato, reprimendo i suoi tentativi di ribellione, ai quali si è aggiunta però l’ira funesta di un’altra quarantina di extracomunitari per placare i quali è stato necessario l’arrivo di altre quattro volanti, che però hanno attirato l’attenzione dei centri sociali; nel secondo caso, pare che gli agenti abbiano addirittura dovuto fare a meno di arrestare un uomo perché subito attaccati dagli amici di questo. Scene che testimoniano il forte clima di violenza verso le forze dell’ordine soprattutto nelle periferie delle grandi città, dove sembra essere nato un vero e proprio sodalizio tra extracomunitari (mal)integrati e antagonisti dello Stato. Perché è proprio lo Stato a essere preso di mira: Stato inteso come ordinamento intero, ritenuto da questi soggetti ingiusto nei loro confronti, non capace di tutelarli. E allora, da vittime di uno Stato che li opprime, si sentono in diritto di fare tutto per rivendicare la loro condizione.
Per molti il problema sarebbe la mancata integrazione, ma non è così: i giovani, figli di extracomunitari emigrati in Italia nei decenni scorsi o semplicemente italiani che vivono nelle periferie, formano un ibrido, un’unica coalizione e così “conquistano” interi quartieri, terre di nessuno dove lo Stato effettivamente è carente e i cittadini, quelli onesti, che magari hanno lavorato una vita intera per acquistare quella casa in quel quartiere, sono costretti a vivere in balia di una pur pericolosa microcriminalità. Molti di questi si fanno chiamare “maranza”: spesse volte sono semplicemente figli di papà che giocano a fare i duri seguendo i trend del momento, altre volte si tratta realmente di malintenzionati. Si aggiungano poi i classici antagonisti che dalle fasce più estreme della sinistra sono sempre pronti a fare “bordello”, anche per il semplice gusto di fare danni. Sta di fatto che l’odio verso lo Stato e gli “sbirri”, in queste realtà, è certamente elevato, ed è estremamente pericoloso un avallo anche da parte del mondo della politica. Sarà dunque necessario un piano per fronteggiare la carenza dello Stato in questi quartieri: il modello di Caivano dovrà essere la soluzione per tutte le banlieue italiane e – perché no – europee.