Putin controlla i parlamentari russi: all’estero solo se autorizzati

La Russia è riuscita a superare, nel corso del tempo, il limite vessatorio delle proprie politiche dittatoriali, in parte anche per evitare fughe di notizie e azioni che rischierebbero di mettere in pericolo i piani di Vladimir Putin.

A proposito di questo punto, il Presidente russo ha deciso che i parlamentari non potranno recarsi all’estero senza un’autorizzazione Superiore.

In sintesi, la nuova legge firmata proprio dal Primo ministro vieta l’ingresso di figure politiche negli altri paesi senza che queste vengano sottoposte ad un’analisi in grado di comprovarne la validità.

I deputati e i senatori russi saranno quindi sottoposti a controlli decisamente oppressivi: evidentemente il fine di questa nuova norma servirà a Vladimir Putin per il rafforzamento della propria figura e in parte anche per l’istituzione di una specie di “Comitato Centrale” ben sorvegliato dall’alto.

Preoccupante a livello politico, ma soprattutto a livello sociale. Gli uomini che puntano a divinizzare la propria figura e quella dei posteri, rischiano di condurre ad un mesto fine la propria civiltà.

Più che una legge, questa assomiglia ad un’imposizione tirannica degna di un Faraone, sebbene la cultura nazionale russa non abbia decisamente molti punti in comune con i vecchi usi e costumi dell’ antica popolazione egizia.

Ancora peggio se si pensa al fatto che una figura come Putin possa arrivare al punto di potersi “divinizzare” così tanto da ritenere sé stesso oppure i propri “sacerdoti” come ineluttabili legislatori figli di un colore e di una teologia Superiore da essi inventata.

Forse il Presidente della Federazione russa, compresi i suoi poco simpatici Oligarchi, non hanno ancora compreso approfonditamente il significato della “legge”: questa perde significato e diventa tutt’altro che sacra nel momento in cui tende ad aggiornare un’ intera popolazione al voler di un uomo e di pochi altri.

La capitale russa assomiglia sempre di più alla Mosca descritta da Bulgakov nel romanzo “Il Maestro e Margherita”, precisamente nel passaggio in cui Lucifero decide di organizzare una propria danza macabra nella città in questione.

Stavolta non ci sono diavoli, ma un uomo pronto a tutto per mantenere ben salde le proprie natiche alla poltrona “presidenziale”, anche a costo di sacrificare la libertà altrui per arrivare all’ obiettivo prefissato.

L’invasione Ucraina sta spingendo il governo russo – anche a causa dell’isolamento- verso metodologie repressive non soltanto nei confronti del proprio popolo, ma anche nei confronti dei propri politici: la nuova legge dimostra che tale giurisdizione non conosce limite, tanto che l’applicazione è giunta anche nelle ramificazioni più alte delle istituzioni.

Una situazione che ha catastrofica e preoccupante allo stesso tempo. Se l’attuale direttorio pensa di poter distruggere totalmente il libero arbitrio si sbaglia di grosso, poiché il controllo sociale – oltre ad essere fortemente limitante – comporta problemi decisamente ampi nel corso del tempo.

La Russia non è affatto come la Cina, anche se ogni tanto la sensazione degli osservatori dello scenario geopolitico, potrebbe portarli a pensare che la prima sia l’aspirante dei provvedimenti adottati dall’RPC per opprimere la popolazione.

Insomma, la nuova legge russa è con buona evidenza una riforma oltremodo rigorosa che tende all’assolutismo, ma soprattutto all’impoverimento delle relazioni diplomatiche in generale.

Gesti come questo rischiano di compromettere totalmente le relazioni internazionali, impoverendo il dialogo sano e ritardando una trattativa necessario per porre fine all’invasione del territorio ucraino.

Forse l’obiettivo della Russia non è quello di trovare una pace sensata, ma di continuare nella propria impresa fino alla fine, o almeno fin quando gli obiettivi non saranno stati completati totalmente, ad ogni costo.

Qualora il Cremlino dovesse decidere di intavolare un determinato negoziato, sarà ancora più difficile portarlo a termine senza eventuali complicazioni di sorta.

Sacrificare la comunicazione e le proprie relazioni con il resto del mondo potrebbe sembrare una mossa astuta per impoverire i tentativi di spionaggio. Nonostante ciò, non bisogna sottovalutare minimamente i rischi di una chiusura protezionista sul piano economico e politico.

Ora sul tavolo non ci sono soltanto le sanzioni occidentali, ma anche le pericolose decisioni prese da un Presidente guidato non tanto dal senno quanto dall’odio profondo per i sistemi politici differenti dal proprio.

Fondamentale, in un momento storico come questo, analizzare la situazione della Russia nello scenario globale: internamente la politica tirannica sembra aver portato alla deriva il precedente sistema amministrativo nazionale, le libertà individuali sono fortemente limitate, mentre il piano di guerra sembra aver assunto una centralità fondamentale rispetto ai bisogni della popolazione.

Leggi come quella che proibisce ai parlamentari russi di recarsi in altri paesi, avrà un impatto decisamente importante anche sulle strategie e tattiche del Governo russo per l’avanzamento della propaganda bellica e non solo.

Fino a questo momento, Vladimir Putin non sembra avere alcun ripensamento, di una cosa possiamo essere certi: raziocinio e moderazione non sono valori che l’Alto-rappresentante del Cremlino sembra condividere.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.