Lo sciopero indetto dall’Usigrai rischia seriamente di essere un flop. La chiamata del sindacato rosso a tutti i suoi iscritti potrebbe essere un nulla di fatto: la Rai, infatti, potrebbe non subire alcun danno, potrebbe riuscire a mandare ugualmente in onda i suoi programmi, sia le trasmissioni e soprattutto i telegiornali. Il TG1 ha annunciato di offrire regolarmente il suo servizio giornaliero e anche il Tg2 dovrebbe riuscire ad andare in onda. Discorso a parte per il Tg3, storicamente di sinistra, che aderirà allo sciopero. Ancora incerti i telegiornali minori. Insomma, l’annunciato grande sciopero dei 2mila giornalisti Rai per accendere i riflettori sulla presunta censura governativa sulla Rai, sta per diventare solo il pretesto per una dolce scampagnata fuori porta per i pochi che aderiranno.
“Pressioni” per aderire
L’Usigrai sta cercando di correre ai ripari, cercando di convincere, prima ancora che i giornalisti e i dipendenti Rai, i suoi stessi iscritti ad aderire allo sciopero. Una serie di pressioni per aumentare il numero dei partecipanti, come ad esempio inserire più personale negli orari dello sciopero, anche a scapito del loro riposo settimanale, per far apparire la manifestazione più corposa, e non un fallimento. Addirittura, pare che l’Usigrai abbia richiesto che i servizi registrati nei giorni precedenti da giornalisti che hanno aderito allo sciopero, non vengano mandati in onda, con l’intenzione di aumentare la percezione delle dimensioni della protesta. Ma sarà difficile: da un lato, come detto, ci sono da convincere gli stessi iscritti al sindacato rosso a partecipare a uno sciopero molto più politico che sindacale, che non ha come scopo il reale miglioramento delle condizioni lavorative, ma puramente un fine politico, legato alla parte di riferimento. La sinistra, per chi non l’avesse capito: alla faccia della censura! D’altro canto, poi, ci sono da convincere gli iscritti al nuovo sindacato dei giornalisti Rai, Unirai, forse l’iniziativa che, più di tutte, ha permesso alla TV di Stato di avvicinarsi a quel pluralismo che adesso tutti sono bravi a ricercare e a rendere il dichiarato obiettivo delle proprie battaglie, ma che anni, decenni, di monopolio rosso (l’Usigrai era da quaranta anni l’unico sindacato in Rai) non hanno mai aiutato a raggiungere, senza che nessuno se ne preoccupasse.
La risposta di Unirai: “Noi lavoriamo, siamo aperti al confronto con tutti”
Tornando allo sciopero di domani, all’Usigrai serve convincere i giornalisti per non fare flop. Una delle strategie scelte dal sindacato rosso è stata quella di denigrare i colleghi della neonata Unirai: “Unirai è uno pseudo sindacato noto solo per indebolire la rappresentanza e la voce dei lavoratori”, fanno sapere. Come può un nuovo e ulteriore sindacato a ridurre la rappresentanza dei lavoratori, resta un mistero. C’è forse da spiegare che il pluralismo è proprio questo: lasciare che tutti esprimano la propria opinione e si sentano rappresentati e tutelati nel farlo. E questo, sia che quella opinione piaccia, sia soprattutto che non piaccia. Probabilmente, a mandare in confusione i colleghi dell’Usigrai è stato il dover fronteggiare un nuovo sindacato dalle idee opposte. Sta di fatto che il quarantennale Usigrai potrebbe ritrovarsi sconfitto dal buonsenso della neonata Unirai, che anche ieri ha ribadito il suo no allo sciopero: “Lunedì 6 maggio i giornalisti di Unirai saranno regolarmente sul posto di lavoro per garantire agli utenti la normale informazione del servizio pubblico. Lo ha confermato, all’unanimità, l’assemblea degli iscritti riunita ieri. Il nostro sforzo – continuano i dirigenti – sarà quello di offrire, nel corso dell’intera giornata, i tg e i servizi informativi grazie anche al contributo di chi in queste ore sta decidendo liberamente e responsabilmente di lavorare prendendo le distanze da uno sciopero politico proclamato in nome di una falsa emergenza democratica. Così come esiste il diritto di scioperare esiste anche quello di non aderire allo sciopero e nessuno può pensare di impedire o limitare questo diritto”. Poi la stoccata: “Il servizio pubblico va rafforzato con i fatti e non con i proclami tipici di una campagna elettorale. Per questo invitiamo tutti i soggetti interessati ad abbassare i toni del dibattito. Siamo e saremo sempre disponibili al confronto con tutti, anche con chi – hanno detto concludendo – cerca quotidianamente di delegittimare il nuovo sindacato dei giornalisti Rai”.