di Michele Pisano
Perché l’Europa si risvegli. È questo il titolo del testo edito da Passaggio al Bosco e frutto del lavoro dell’Institut Iliade francese, che analizza il concetto di natura quale realtà in cui l’uomo è chiamato a esserne ordinatore.
Lo stesso uomo, in questa dimensione virtuosa, si sente coinvolto in un processo che punti alla bellezza, inserendosi in uncontesto trascendente e con uno sguardo non più verso i propri piedi, ma verso l’alto. La quotidianità di ogni europeo dovrebbe essere scandita dalla riscoperta delle proprie radici e della propria identità. L’ormai assopito Vecchio Continente, parcellizzato da interessi geopolitici contrastanti e da apatia, deve riscoprire la propria vocazione, ridestarsi e tendere al meglio.
Per far questo, però, l’uomo europeo non può più vivere con un senso di colpa perenne, frutto di un indottrinamento indotto e autopunitivo, che cova sotto le ceneri di una cultura sempre più mortifera e castrante. La consapevolezza delle suddette radici, vive e profonde, che contribuisca a far svettare l’albero della vita, è necessaria affinché si possa avere uno sguardo verso un passato che sia saldamente ancorato alla realtà contemporanea. Pertanto, non un’adorazione dell’antico in quanto tale, ma un rispettoso riconoscimento della necessità di tutelare ciò che è già stato per comprendere chi si è oggi.
Questa riscoperta passa attraverso la consapevolezza del senso comunitario in cui siamo inseriti: dalla famiglia alla realtà associativa, dal movimentismo alla comunità di quartiere. Un uomo, quindi, che si senta dentro una relazione e non più estraneo ad essa, al fine di scoprire e rafforzare la propria identità inserita in qualcosa di più grande della propria individualità. Questo processo può avvenire con l’accettazione della propria storia, nonostante il bombardamento quotidiano che punta a cancellare il nostro passato (dalla damnatio memoriae alla cancel culture il passo è breve) e – addirittura – mettere in dubbio il nostro essere persona, nonché il sesso e il genere, nel nome di una finta libertà e di una presunta fluidità che rischiano di azzoppare una generazione sempre più confusa.
La nostra risposta a questi attacchi non può essere però moralista, intendendo con questo termine la volontà di scegliere i nostri valori a partire dalla visione del mondo che abbiamo, invece che comportarci all’inverso: avere una visione del mondo e da qui accettare i valori conseguenti. Questa Weltanschauung prevede che la nostra vita abbia un ordine, che non sia inteso come borghese o frutto di una imposizione autoritaria statale, ma che sia tensione alla bellezza ispirata dalla moralità, intesa come responsabilità nei confronti dell’altro non perché si debba farlo, ma in quanto sia giusto questo approccio alla realtà.
Il risveglio dell’uomo europeo può avvenire pertanto se si concepisce la propria persona all’interno di una comunità, con radici salde che non lo lascino in balia del vento, e con convinzioni decise, superando l’approccio sonnacchioso, mortifero e nichilista dei nostri tempi.
Non si può, tra l’altro, prescindere dall’avere una nostra visione del mondo, libera da schemi e ideologie, ma incardinata in un ordine da cui scaturisca il saper stare al mondo, partendo dalla nostra relazione con il reale, ovvero la natura e il nostro prossimo.
Si può vivere con questa tensione stando nella comunità umana e politica, accettando identità e origini, vivendo le relazioni che si susseguono e riconoscendone l’etica, ovvero il nostro posto nella realtà attraverso la consapevolezza della vocazione di ognuno, giungendo infine a una netta presa di posizione.
Questo non è solo un atteggiamento, ma un modo di vivere che ci permetterà di stare al mondo da uomini nuovi.