Dopo mesi di inutili polemiche e veti incrociati finalmente il centrodestra unito, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega, hanno annunciato da qualche settimana che il prossimo candidato della coalizione alla carica di Presidente della Regione Campania è Stefano Caldoro. Un candidato che porta in dote con sé serietà e capacità amministrativa già messa in mostra quando ha ricoperto nel passato lo stesso incarico raggiungendo ottimi risultati che furono, però, poco valorizzati nella precedente campagna elettorale che lo vide, poi, sconfitto contro Vincenzo De Luca. De Luca, appunto, l’attuale governatore che tutti, in epoca pre-covid, davano per spacciato alla luce di cinque anni di governo nei quali non è riuscito a mantenere le promesse che aveva fatto in campagna elettorale prima tra tutte quella di sgomberare il territorio da quasi 5 milioni di ecoballe accatastate da anni nei siti di stoccaggio, emblema dell’emergenza rifiuti infinita di Napoli e della Campania nella quale la sinistra ha trascinato la regione.
L’attuale Presidente è apparso completamente rigenerato durante il periodo di emergenza sanitaria dovuta alla pandemia, periodo nel quale ha saputo distinguersi per un atteggiamento apparentemente di rigore estremo tradotto in ordinanze che di volta in volta annunciava attraverso una serie di video che sono già cult e dove gli insulti e le volgarità, sotto forma di battute, erano la regola. Tutto questo utilizzando i canali ufficiali della comunicazione della Regione Campania minando gravemente il decoro istituzionale ma riscuotendo notevoli consensi tra la gente.
Il nodo politico di queste elezioni resta, però, sempre quello di un centrodestra che deve dimenticare la sconfitta patita alle scorse elezioni regionali e che deve, in breve tempo, mettere in moto un percorso politico per costituire una seria e concreta alternativa a De Luca. Caldoro deve, perciò, essere il garante di questo impegno per ribaltare le forze in campo puntando alla costruzione di un dialogo con la società civile, ascoltando ed avvalendosi delle idee e dell’esperienza altrui per costruire un progetto che sia culturale e rivoluzionario al tempo stesso.
La democrazia dipende dalla possibilità di tutti di partecipare al dibattito pubblico. In questi ultimi cinque anni in Campania De Luca ha di fatto escluso tutti, compreso gli stessi componenti della sua maggioranza, dai processi decisionali fatto salvo i componenti di quella rete di interessi che ha saputo costruire negli anni a Salerno, e che proprio per i suoi meccanismi ha rappresentato un ostacolo insuperabile sulla strada dello sviluppo del territorio. Quanto accaduto il mese scorso a Mondragone e le pesanti ombre sugli appalti per realizzare il Covid Center all’Ospedale del Mare ci restituiscono un Vincenzo De Luca non più protagonista di un miracolo da celebrare ma di un abile politico che ha saputo gettare fumo intorno al suo operato.
Durante la campagna elettorale Caldoro, a mio avviso, dovrà dare un segnale di netta rottura con la precedente esperienza di governatore, aprire una fase di ascolto e di confronto con la società civile per la definizione di un modello di sviluppo della nostra realtà urbana e metropolitana, raccogliere intorno a sé i tanti scontenti dell’amministrazione De Luca. Ci sono tre temi che devono assolutamente diventare centrali nella proposta politica di Caldoro e del centrodestra.
Uno è quello della tutela dell’ambiente. Intervenire laddove De Luca ha clamorosamente fallito con l’eliminazione delle ecoballe, la lotta senza quartiere alle ecomafie nella terra dei fuochi, la realizzazione di impianti a sostegno del ciclo dei rifiuti, l’ammodernamento della rete dei depuratori sulla fascia costiera, l’avvio di un programma concreto di risanamento ambientale.
Vi è poi la questione della sanità dove le gravi carenze del sistema regionale che neanche l’enorme protagonismo mediatico di De Luca durante la pandemia, è riuscito a nascondere come ben sanno i tanti operatori sanitari che sono stati lasciati per molto tempo sprovvisti dei più elementari presidi di protezione ed abbandonati nelle strutture senza una adeguata organizzazione aziendale.
Infine, ma non per importanza, il lavoro.
Bisogna rimettere in moto l’economia lanciando l’idea di definire, insieme alle parti sociali, un percorso condiviso che dovrà concretizzarsi in un Patto per il Lavoro. Un patto che deve mettere al centro della sua azione il lavoro individuando, in via prioritaria, strumenti operativi utili per la finalità sociale dell’inserimento lavorativo delle persone con particolare disagio. Un accordo che deve evitare la logica della flessibilità ad esclusivo vantaggio del mondo dell’impresa ma che deve puntare ad un coinvolgimento e ad una condivisione delle finalità di tutti gli attori attraverso meccanismi di partecipazione dei lavoratori alla gestione ed alla divisione degli utili aziendali.
La sola possibilità per una affermazione del centrodestra risiede tutta nella capacità che saprà dimostrare Stefano Caldoro di voler garantire una reale partecipazione etica all’elaborazione delle politiche di sviluppo della nostra regione organizzando in forma sistematica un dialogo con la Chiesa, con il mondo delle associazioni e di tutte le organizzazioni che costituiscono la società civile in grado di mobilitare ed orientare l’opinione pubblica a sostegno di un progetto di reale rilancio della Campania. Infatti, nonostante ciò che si potrebbe pensare, vi sono larghi strati della popolazione campana che sentono e percepiscono in maniera chiara il fallimento di De Luca e del centrosinistra che non sono riusciti ad interpretare i bisogni della gente. A queste persone Caldoro deve rivolgersi con azioni di coinvolgimento e di ascolto continuo perché solo in questo modo costruiremo una rete di relazioni e di consensi forte e capace di sconfiggere De Luca.